Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 11/07/2010, a pag. 13, l'articolo di Claudio Gallo dal titolo " Lodi a Fadlallah, dimissioni e imbarazzi ".
L'ayatollah Fadlallah non era un moderato. Si era schierato a favore del terrorismo suicida contro Israele. Proprio come Hezbollah e Hamas. Il fatto che ci fossero dei disaccordi fra lui e altri capi di Hezbollah non cambia la sostanza.
Gallo scrive : " Probabilmente bisognerebbe collocare il leader scomparso nel suo contesto storico e religioso e partire di lì per considerare quell’impasto di bene e di male che gli uomini sono condannati a essere. Senza farsi intimidire dal Pensiero Unico ". Interessante la visione degli uomini - impasto di bene e male. Peccato che non regga. Dove sarebbe il bene in una persona che ha incitato al terrorismo contro Israele, ispiratrice di un partito armato come Hezbollah, architetto di attentati terroristici causa della morte di centinaia di persone. Collocare Fadlallah nel suo contesto storico e religioso non cancella i suoi crimini. Sostenere una teoria del genere equivale ad assolvere qualunque criminale, basta inserirlo nel suo contesto storico-religioso e passa tutto. Definire in maniera positiva Fadlallah non significa essersi ribellati al presunto Pensiero Unico, ma condividere le sue posizioni.
Ecco l'articolo:
Ayatollah Fadlallah
Il dibattito scatenatosi dopo la morte del Grande Ayatollah Fadlallah, la massima autorità sciita libanese, ha già fatto due vittime illustri: la giornalista Octavia Nasr, responsabile per il Medio Oriente alla Cnn, e l’ambasciatrice inglese in Libano Frances Guy. La prima ha dovuto dimettersi, la seconda scrivere una lettera di scuse.
«Mi rattrista la morte di Sayyed Mohammed Hussein Fadlallah... Uno dei giganti di Hezbollah che rispetto molto». Con questo tweet sparato sul web la giornalista della Cnn si è giocata la carriera. «Riteniamo che la sua credibilità come responsabile del Medio Oriente sia compromessa» dice un memo della Cnn raccolto dal sito Mediaite. A nulla è servito che la Nasr lanciasse una rettifica: «Mi spiace per il tweet sulla morte di Fadlallah, perché non ho spiegato che il mio rispetto andava alla sua difesa delle donne islamiche».
L’ambasciatrice inglese in Libano ha pubblicato un epitaffio di Fadlallah sul suo blog, nel sito del Foreign Office, dove esprimeva ammirazione per le sue doti umani e spirituali: «Al mondo ci sarebbe bisogno di più uomini come lui, che vadano al di là della fede per riconoscere la realtà del mondo moderno e superare i vecchi recinti». Parole che sono presto sparite dal blog. Un portavoce del governo di Londra si è affrettato a spiegare a Sky News che la Guy è «in profondo disaccordo con la giustificazione di Fadlallah degli attacchi agli israeliani». La Guy si è rimessa al computer: «Mi scuso per ogni offesa recata».
Un funzionario del Ministero degli Esteri israeliano ha chiesto su Ynetnews.com: «Se Hezbollah stesse lanciando un missile su Londra e Glasgow, questo leader sarebbe ancora definito “rispettabile”?». Per Israele, Fadlallah era un arcinemico che approvò l’impiego dei kamikaze. Il leader sciita è stato ritenuto l’ideologo dell’attentato alla base dei Marines a Beirut che uccise 260 americani. (Nel 1985 infatti una mega bomba, forse della Cia, cercò di ucciderlo, lui si salvò, morirono 80 persone). L’islamista americano Juan Cole ricorda tuttavia che «Fadlallah ha sempre negato quella colpa» e condannò senza incertezze l’11 settembre e gli attentati in Marocco. Probabilmente bisognerebbe collocare il leader scomparso nel suo contesto storico e religioso e partire di lì per considerare quell’impasto di bene e di male che gli uomini sono condannati a essere. Senza farsi intimidire dal Pensiero Unico.
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