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Ugo Volli
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No, le morti non sono tutte uguali 10/07/2010

No, le morti non sono tutte uguali


Ayatollah Fadlallah

Cari amici,

la morte, si diceva una volta, è uguale per tutti. Ed è vero, almeno nel senso che nessuno può sottrarvisi. Ma da sempre vi sono morti e morti, decessi che pesano e scomparse che restano inosservate. Nell'epoca della comunicazione globale questo è ancora più vero.

Prendiamo per esempio i leader religiosi. Il 7 giugno è scomparso rabbi Mordechay Eliahu, un maestro importante dell'ebraismo contemporaneo. Ieri è morto rabbi Yehuda Amital, che è stato un leader significativo del sionismo religioso in Israele. Ve ne siete accorti voi? Solo se seguite le fonti ebraiche. La stampa internazionale non ne ha parlato. Bisogna prenderne atto, non c'è molta attenzione intorno alle vicende dei rabbini: forse perché noi ebrei siamo pochi...

Passiamo allora al mondo cattolico. Vi ricordate che un mese fa, il 2 giugno scorso il vescovo dell'Anatolia Luigi Padovese è stato ammazzato da un turco, naturalmente dichiarato pazzo e dunque da non punire? La sua fine fece notizia, richiamava la morte precedente di Don Andrea Santoro a Trebisonda, anche lui naturalmente ammazzato da un pazzo. Ma fu subito minimizzata; anche il Papa si spese non tanto per rendere onore a una vittima caduta per la sua fede quanto per escludere che la Turchia o l'Islam avessero a che fare con l'episodio. Ecco una morte che è stata tenuta leggera, evitando in tutti i modi di farla pesare. Come per le uccisioni di copti, di cristiani iracheni e altrove. I cristiani sono molto più degli ebrei, ma anche i loro martiri sembrano oggi poco interessanti all'opinione pubblica o a chi la manovra.

Poi però ci sono i morti che pesano, quelli che meritano di essere onorati. Naturalmente sono islamici, e che altro potrebbero essere? Per esempio  Sheikh Mohammed Hussein Fadlallah, scomparso l'altro giorno. Era nientemeno che "la guida spirituale" di Hezbollah. Forse avete letto che il redattore capo della CNN per il Medio Oriente, Ottavia Nasr, è stata licenziata per aver pubblicato su Twitter un messaggio in cui diceva, fra l'altro di essere triste per la scomparsa del clerico (e fin qui ci stiamo), "uno dei giganti di Hezubullah che io rispetto tantissimo" (http://military.rightpundits.com/2010/07/07/octavia-nasr-fired-cnn-reporter-fired-for-praising-hezbollah-sheikh-sayyed-mohammed-hussein-fadlallah/). A parte il fatto che, come ha scritto la CNN nella lettera di licenziamento "la sua credibilità nella posizione che ricopre è stata compromessa" da un atteggiamento così partigiano, che giornalista è una che parla di un prete islamico come di un "gigante"? Chi le ha dato la patente o il tesserino o quel che è in America? Chi è un "gigante"? Un giocatore di  basket, alto due metri e dieci? O Einstein, Pasteur, Abram Lincoln? Era così, questo ayatollah libanese? E poi non un gigante solo: "uno dei giganti"! Di Hizbullah, naturalmente, che dev'essere dunque come la Royal Society nel Seicento inglese, o la convenzione che approvò la Costituzione americana, una specie di assemblea di saggi... E chi sono gli altri, per carità? Nasrallah? Vorrei saperlo, così, per scansarmi quando passano...

Ma Nasr (strana assonanza col leader di Hezbollah...) non è stata la sola donna importante ad essere affascinata dal gigante. C'è anche l'ambasciatore britannico in libano, una signora di nome Frances Guy, che nel suo sito ha scritto che Fadlalla era il politico libanese che più "le piaceva incontrare", che con la sua scomparsa "il Libano è diventato un posto più piccolo", che "il mondo ha bisogno di più uomini come lui" eccetera eccetera. Non male per un tipino che stava sulla lista nera americana dei terroristi, che aveva affermato che "i sionisti avevano gonfiato al di là dell'immaginabile il numero dei morti della Shoà per trarne vantaggio", uno che appoggiava gli attacchi suicidi in Israele e la presa di ostaggi. Di fronte alle proteste israeliane, il ministero degli esteri britannico ha dichiarato che le considerazioni dell'ambasciatrice erano private, comparendo sul suo blog (un ambasciatore col blog... non è una stupidaggine piramidale?). E dunque non andavano punite. Anche se lo sceicco condivide il secondo nome con il Presidente degli Stati Uniti, c'è ancora una differenza fra l'eurarabismo inglese e l'America.  Comunque secondo il Foreign Office, il bravo Fadlallah nutriva "un punto di vista socialmente progressista" e "noi abbiamo avuto molto piacere a discutere con lui sulla condizione dei musulmani in Europa". (http://www.jpost.com/International/Article.aspx?id=180848) .

Che uomo affascinante! E' proprio vero, tutte le morti non sono uguali perché le vite sono diverse. Altro che i rabbini e i preti a pregare e a studiare i sacri testi. Gli sceicchi più mondani affascinano giornaliste e ambasciatrici, intrigano ministeri, nel tempo libero fanno rapire soldati oltreconfine e organizzano simpatiche guerricciole. Così sì che si diventa importanti. Speriamo che non si annoi in paradiso e che abbiano lasciato anche lui qualche vergine avanzata ai "martiri", magari sottraendole a una carriera diplomatica o giornalistica...

Ugo Volli


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