Natan Sharansky dal gulag all’identità ebraica
di Danielle Sussmann
Natan Sharansky
Natan Sharansky, per un paio di giorni a Roma ospite del Keren Hayesod, ha dedicato l'intera vita ad affermare il valore dell'identità ebraica. In Israele ha ricoperto importanti cariche pubbliche, è stato Ministro della Diaspora, ed oggi, è Presidente mondiale dell’Agenzia Ebraica che celebra i suoi 90 anni. Sharansky è anche il fondatore di One Jerusalem, movimento che difende l’indivisibilità di Gerusalemme. E’ l’autore di “The Case for Democracy” (In Difesa della Democrazia- Sterling & Kupfer editore), il libro che, con la bibbia, G.W.Bush teneva sul suo comodino da letto per consultarlo quotidianamente. Il teorema del libro di Sharansky è semplice “aiutando i deboli si favoriscono le dittature”. Non perché non sia giusto aiutare i deboli, ma bisogna stare attenti a farlo, perché tale azione viene strumentalizzata da chi intende imporre una dittatura. Ne sa qualcosa Natan Sharansky come Andrej Sacharov a cui il libro è dedicato in memoria. Ricorda come gli ebrei fossero stati entusiasti sostenitori della Rivoluzione russa, perché i suoi principi si richiamavano alla libertà per il popolo. Ma presto si vide che ad un regime se ne instaurò uno ben peggiore. Sharansky ci ricorda che durante il Soviet, la religione era bandita, per cui non crebbe con una formazione religiosa, tanto meno con un’identità ebraica. L’era di ciascuno era iniziata con il comunismo: l’unica ideologia-religione consentita. Sapeva, come altri ebrei, di esserlo, perché era scritto nei documenti e a causa dell’antisemitismo. Si meravigliò della solidarietà di milioni di ebrei che manifestarono per lui e per i due milioni di ebrei russi, incluse le massaie di Miami o di Parigi che si recavano come turiste in Unione Sovietica, a rischio del ritiro del loro passaporto e di sanzioni più gravi, per chiedere che fossero liberati dai gulag e lasciati liberi di andare in Israele. C’è un bellissimo e pluripremiato, internazionalmente, video del Turismo israeliano su Israele, che lo ritrae all’arrivo da Mosca all’aeroporto gremito ed in festa di Tel Aviv, mentre la voce narrante elenca: “Israele degli anni ‘90 è anche un piccolo grande uomo che torna a casa”. Un brivido d’emozione che quel video trasmette a più riprese. Quando Sharansky ed altri ebrei russi si resero conto della rilevanza di quell’imponente movimento ebraico a loro favore, non solo non si sentirono più soli, ma scoprirono anche la loro identità ebraica, riunendosi negli scantinati per leggere la loro storia, scoprendo che erano “nati” più di 2000 anni fa e non con il comunismo.
Il villaggio globale chiama all’universalità dei valori a discapito dei valori nazionali, soprattutto degli ebrei. Un controsenso. L’identità ebraica è in pericolo a causa dell’assimilazione. Un dato rilevante in ogni comunità. Addirittura, sono scomparsi circa 750 mila ebrei russi, di fatto “perduti”. Un milione si era stabilito in Israele, un altro milione tra Stati Uniti ed Europa. E’ tra questi ultimi che si è registrata la sconcertante scomparsa. La più ampia comunità americana conta un ribasso di 300 mila membri. Quella di Roma lamenta una forte diminuzione di matrimoni e natalità, con il grafico in picchiata. Sharansky ha visitato 70 campus universitari, tra Stati Uniti ed Europa, scoprendo che gli ebrei si devono difendere dall’antisemitismo. Per la prima volta alla Brandeis – reputata piattaforma ebraica americana – Michael Oren, Ambasciatore di Israele negli Stati Uniti, è stato contestato. La deligittamazione e la demonizzazione di Israele influisce sui più giovani.
Per questo, Sharansky ha ideato un primo programma: “Taglit”, ossia “Scoperta”. Dieci giorni, volo andata e ritorno e soggiorno, gratis in Israele offerti ad uno studente ebreo. Il programma ha avuto un enorme successo negli Stati Uniti. Giovani senza soldi che non potevano permettersi una vacanza alle Hawaii hanno aderito. Ma quello che più conta è che una volta arrivati in Israele, sono rimasti contagiati dall’aria, dalla gente, dalla loro stessa storia che “rivivevano” sull’antico suolo. Il successo di Taglit, che ha raccolto l’adesione di 250 mila studenti, ha portato all’aggiunta di un altro programma, oggetto della missione attuale di Sharansky: “Masa”, ossia “Percorso”. L’equivalente di una borsa di studio in un’università israeliana. Testimone, una giovane romana che ha conseguito la prima laurea alla Hebrew University, trovando lavoro come stagista alla Intel ed in seguito è stata assunta in pianta stabile alla Microsoft. Si sente molto motivata ed incentivata, felice di vivere nei dintorni di Tel Aviv, tornando ogni tanto a Roma.