Unifil, missione fallita Commento di Carlo Panella
Testata: Libero Data: 09 luglio 2010 Pagina: 19 Autore: Carlo Panella Titolo: «Militari italiani sotto tiro di Hezbollah»
Riportiamo da LIBERO di oggi, 09/07/2010, a pag. 19, l'articolo di Carlo Panella dal titolo " Militari italiani sotto tiro di Hezbollah ".
Unifil Hezbollah
In Libano soffiano venti di guerra, per una ragione che è sotto gli occhi di tutti: la missione Unifil ha fallito i suoi scopi, la risoluzioneOnu1701 che l’ha istituita è stata beffata dalla parte libanese e oggi Hezbollah è più armato e forte che mai. È indispensabile che il governo italiano e il Parlamento affrontino immediatamente una discussione che metta all’ordine del giorno la questione ineludibile: cosa stanno a fare i 2.000 militari italiani nel sud del Paese dei Cedri? Perché continuano a “servire” la prospettiva del disarmo di Hezbollah, quando questa si è rivelata una vera e propria presa in giro? La Francia ha chiesto una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza Onu sul tema, perché il 3 luglio i militari Unifil che stavano facendo una esercitazione sono stati affrontati da folle di libanesi che li hanno bersagliati di sassi su evidente istigazione di Hezbollah. Messaggio “mafioso” chiaro ed evidente: Hezbollah si prepara ad incendiare di nuovo la regione e le truppe Unifil devono starsene zitte e buone. Questa missione è nata sulla base di un trucco, inventato da Romano Prodi, che il17agosto 2006,emiseun comunicatoufficiale in cui annunciò di «avere avuto una lunga e cordiale conversazione telefonica con il Primo Ministro del Libano, Fouad Siniora che lo ha informato che l’esercito libanese inizierà a schierarsi a Sud del fiume Litani, assicurando anche che Hezbollah ha accettato le disposizioni della risoluzione 1701 e che collaborerà con la forza Onu». Anche un bambino sapeva che non era vero e che Hezbollah non aveva accettato la risoluzione 1701, per la semplice ragione che Hezbollah ha sempre detto pubblicamente che non l’accet - tava. Tutti sapevano - Prodi per primo- che Fouad Siniora aveva mentito, ma il governo di centrosinistra comunicò al Parlamento che quella assicurazione era invece veritiera e ha quindi indotto il Parlamento a deliberare una partecipazione italiana alla missione Unifil sulla base di un presupposto del tutto falso. I 4 anni successivi hanno confermato la bugia di Siniora: Hezbollah non solo non ha disarmato - come intimava la risoluzione 1701- ma si è enormemente riarmato, con la piena complicità dell’esercito libanese (che avrebbe invece dovuto disarmarlo), ottenendo addirittura dal governo di Beirut lo status di “forza di liberazione nazionale”. Oggi Hezbollah schiera 20.000 miliziani armati, che hanno ricostituito di 160 depositi di armi in altrettanti villaggi, accanto a scuole, moschee e ambulatori (secondo la vecchia, cinica tattica araba, mirata a accusare poi Israele di avere colpito obbiettivi civili per fare saltare le postazioni militari) ed è molto più armato e organizzato che nel 2006, anche grazie alla fornitura di missili da parte siriana, ampiamente documentata da Israele. Sono dunque cessate tutte le ragioni formali, come quelli sostanziali, per tenere in Libano 2.500 militari italiani a “fare da palo” all’avventurismo di Hezbollah che agisce,ancheformalmente, agli ordini dell’ayatollah Khamenei, capo del regime di Teheran, che oggi ha tutto l’inte - resse ad una nuova guerra mediorientale, in risposta alle sanzioni Onu. E’evidente che l’Italia non può decidere da sola, che deve agire in sede Onu e di concerto con gli alleati, ma deve imporre loro una decisione rapida, immediata. Il rischio che il contingente Unifil si ritrovi a breve tra Scilla e Cariddi in un nuovo conflitto israelo-libanese è enorme e lo confermano segnali sempre più allarmanti. Ogni inerzia nel decidere sarebbe oggi colpevole.
Per inviare la propria opinione a Libero, cliccare sull'e-mail sottostante