Sull'OPINIONE di oggi, 07/07/2010, a pag.5, coon il titolo " Muore il palestinese ideatore della strage alle olimpiadi di Monaco nel 1972", Dimitri Buffa rievoca la figura di Abu Daoud.
Due Abu, uno morto l'altro vivo. Il secondo lo elogia
“Ci mancherà. Era una delle figure più importanti di Fatah e ha speso la sua vita nella resistenza e nel lavoro e sacrificandosi personalmente per le giuste cause del suo popolo”. Così il “moderato” Abu Mazen si è espresso in una lettera mandata sabato scorso ai familiari di Abu Daoud, il capo del commando che fece strage di atleti israeliani nel villaggio olimpico di Monaco nel 1972, morto venerdì scorso dopo una lunga malattia. Uno degli atti terroristici più odiosi della storia dell’umanità ancora celebrato dai capoccia palestinesi come se si fosse trattato di un episodio di eroismo. Chiunque abbia visto il capolavoro di Spielberg, “Munich ”, sa invece a quali conseguenze quell’atto criminale portò. Ma d’altronde da Abu Mazen, che fu uno dei complici di Daoud in quel crimine, per la parte logistico finanziaria, cosa ci si poteva aspettare di diverso? Ecco la storia: il 5 settembre 1972 un commando di terroristi attaccò il villaggio olimpico a Monaco, in Germania, prendendo in ostaggio diversi atleti della squadra israeliana. La loro azione si concluse con l’assassinio di tutti gli 11 atleti in ostaggio e di un poliziotto tedesco. La polizia uccise invece cinque degli otto terroristi e ne arrestò tre che furono rilasciati due mesi dopo nella trattativa sul dirottamento di un aereo Lufthansa. L’azione fu rivendicata dall’organizzazione “Settembre nero, che prende il nome dalla repressione antipalestinese in Giordania del ’70, quando i fratelli giordani per ordine del loro re uccisero almeno 20 mila palestinesi, pari a oltre il doppio di quelli morti nelle varie guerre contro gli israeliani dal 1948 a oggi. Le ritorsioni successive di Israele contro coloro che furono considerati responsabili della strage sono state raccontate nel film “Munich” da Steven Spielberg. È tuttora vivo solo Jamal Al-Gashey, mentre Abu Daoud, che era sopravvissuto a un’aggressione armata a Varsavia nel 1981 in cui venne colpito da cinque proiettili, è l’unico tra quei responsabili a essere morto di morte naturale. Aveva più volte dichiarato di essere l’ideatore del piano di Monaco, sostenendo che la colpa del massacro fosse da attribuire all’indisponibilità alla trattativa degli israeliani e alla polizia tedesca. Poco prima di morire ha consegnato alla propria vicenda umana di professionista del terrorismo una frase spavalda: “Non mi pento di niente. Scordatevi che chieda scusa”. Forse anche per questo Abu Mazen ne ha tessuto le lodi.
Per inviare all'Opinione il proprio parere, cliccare sulla e-mail sottostante.