Hezbollah si sta scaldando i muscoli contro Israele, la prova è con Unifil, ma sembra che la notizia interessi poco le nostre forze politiche. Si sveglieranno con la lettura di questo articolo ? Uscito sul FOGLIO di oggi, 06/07/2010 a pag.1, con il titolo " Hezbollah va alla prova di forza contro Unifil "
Hezbollah, padroni del Libano
Roma. Strade bloccate, Caschi blu presi a sassate, armi portate via, un capopattuglia picchiato e sequestrato. Dal 28 giugno Hezbollah ha messo in atto la sua prova di forza nel sud del Libano contro le forze internazionali del contingente Unifil, scatenando una trentina di incidenti, soprattutto nel settore sotto il comando italiano. Il Partito di Dio vuole dimostrare che controlla il territorio, che la lotta contro Israele non è mai finita e che i Caschi blu devono sottostare al suo controllo. Tra il 28 e 30 giugno, il contingente Unifil si è mobilitato per l’esercitazione “Maximum strenght” (massimo sforzo), che doveva schierare quanti più uomini e mezzi possibili a sud del fiume Litani. Le Forze armate libanesi, nonostante le ripetute richieste, non hanno partecipato. Il generale spagnolo Alberto Asarta Cuevas, comandante di Unifil, è sceso in campo lo stesso, ma Hezbollah aveva pianificato la trappola sotto forma di protesta “civile”. “Hanno preparato soprattutto blocchi stradali. Mandavano avanti donne e bambini, secondo uno schema collaudato. Dietro c’erano i fomentatori”, spiega al Foglio il generale Giuseppenicola Tota, comandante del settore ovest e del contingente italiano (1.900 uomini in gran parte della Brigata Garibaldi). “Ci sono stati 27 incidenti, 24 dei quali nel nostro settore, che hanno coinvolto tutte le nazionalità di Unifil, non soltanto i soldati italiani”, sottolinea il comandante. I Caschi blu sono stati accolti da sassaiole, in altri casi sono stati assaltati i mezzi (una bastonata ha spezzato le costole a un soldato francese). Il generale non cita mai il Partito di Dio degli sciiti, ma conferma “che i fomentatori erano ben addestrati e sapevano come muoversi. Per convincere la gente gridavano che i Caschi blu volevano entrare nelle case per perquisirle e controllare le loro famiglie. Pura disinformazione”. I soldati libanesi, intervenuti in alcuni casi a rilento, hanno faticato a riportare l’ordine. Subito dopo gli incidenti Hezbollah ha negato qualsiasi coinvolgimento, ma il numero due del partito armato, Sheikh Naim Qassem, ha accusato Unifil di aver “istigato” la reazione della popolazione. La prova di forza non era ancora finita. Sabato scorso due mezzi francesi sono finiti in un’imboscata, a 500 metri dal villaggio di Qabrika nel settore ovest sotto comando italiano. “Prima si sono trovati di fronte alcuni ragazzini che tiravano pietre – racconta il generale – Hanno cercato di manovrare, ma era tutto organizzato e sono finiti in un cul de sac”. Dalla folla urlavano che i Caschi blu avevano preso un bambino e lo tenevano prigioniero dentro uno dei due blindati. I mezzi dell’Onu sono stati circondati. “Il capopattuglia, che parlava arabo, ha cercato di spiegarsi e calmare gli animi, ma è stato assalito, picchiato e gli hanno portato via l’arma personale”. Gli altri francesi hanno sparato colpi in aria di avvertimento, ma la folla aveva cominciato a forare i pneumatici, tagliare i freni e bloccare le ruote. I Caschi blu non hanno avuto altra scelta che chiudersi dentro, mentre i “civili” portavano via le armi sulla torretta e cercavano di fracassare parabrezza e finestrini con le pietre. “La riserva composta dai bersaglieri dell’8° reggimento è stata subito attivata, ma le Forze armate libanesi ci hanno pregato di non intervenire per evitare che la situazione degenerasse”, spiega il generale Tota. Alla fine i militari di Beirut sono riusciti a recuparere il Casco blu disperso, che era stato portato al sicuro in una casa, da alcuni civili, per evitare il linciaggio, e le armi sequestrate dai manifestanti, che le avevano rese inutilizzabili. Centosessanta villaggi sotto controllo “Le Nazioni Unite e i membri del Consiglio di sicurezza sono molto preoccupati” ha dichiarato Michael Williams, coordinatore speciale dell’Onu per il Libano. Francia, Italia e Spagna stanno discutendo di un possibile ritiro o di una limitazione della missione. Lo scorso mese gli israeliani avevano organizzato una grande esercitazione al confine con il Libano. Hezbollah ha reagito con la simulazione di un attacco a postazioni israeliane a nord del fiume Litani, al di fuori del mandato di Unifil. Ad assistere all’esercitazione c’era il ministro dell’Agricoltura, che fa parte di Hezbollah. Secondo Gerusalemme, il Partito di Dio controlla 160 villaggi nel Libano meridionale, pronti a diventare roccaforti in caso di guerra, come nel 2006.
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