L'opera di Giorgio Israel ha due pregi: la completezza documentale del precedente saggio di Michele Sarfatti "Gli ebrei nell'Italia fascista" che denunciò per la prima volta la collusione di vari ebrei italiani (Ravenna, Jung, Jarach e altri) col fascismo - regime prima delle leggi razziali. Per un ebreo dissociarsi dal fascismo dopo le leggi raziali era ovvio; ma il fascismo non costitui una mostruosità solo con le leggi razziali. Lo era anche prima con la polituca coloniale e la soppressione della democrazia e la persecuzione degli antifascisti, per cui gli ebrei che aderirono al fascismo prima della legislzione razziale ne sono moralmente responsabili tanto come i gerarchi fascisti che mistificarono un impegno intellettuale (Gentile e altri) con la loro bassezza morale adesiva e collusiva.
Il secondo pregio dell'opera di Israel la avvicina alla precedente opera di Franco Cuomo "I dieci" nella quale è stato denunciato il baratro e la vergogna "scientifica" di una teoria razziale priva di fondamento intellettuale e razionale prima ancora che scientifico e dimostrata la ridicola teoresi epistemica di "scienziati" come l'endocrinologo Pende che cercarono di razionalizzare con ipotesi antropologiche anzichè con teorie e leggi scientificfe biolologiche o etniche conclusioni insostenibili in ambito autenticamente scientifico e razionale, cioè nella inferenza fondata su leggi logiche e scientifiche.
Quindi sono notevoli: a) il rigore documentale di Sarfatti b) il rigore della scepsi scientifica trasfuso nella stessa indignazione morale già palesata da Cuomo.
Due pregi dell'opera di Israel che obbligano l'intellettuale razionalista e il giurista da processi, non da università o perdite di tempo similari, a studiare questa opera e conservarla come fonte documentale per situazioni giudiziarie o ricerca scientifica oppure anche per la polemica contro il mai cessato antisemitismo.
Israel è uno storico della matematica, ma ha già scritto saggi sulla tradizione culturale ebraica (Kabbalah): il suo pregio è la fondazione gnoseologica della cultura scientifica, che fanno di opere come la sua "Visione matematica del mondo" o "Il mondo come gioco matematico" viatici necessari per l'intelligenza di una ontologia fondamentale del simbolo matematico. Il valore di quest'ultima opera è però un altro: insegna a divenire consapevoli che una persona di normale cultura aveva l'obbligo di capire e rifiutare la novella giuridica razzista del 1938 e che gli illustri magistrati (Azzariti, Eula ecc) che ne parteciparono la redazione o la chiosa ermeneutica poterono resistere e restare al loro posto dopo la fine della guerra solo perchè la nuova classe dirigente era stata direttamente o indirettamente coinvolta nella politica fascista della razza (Fanfani, De Gasperi eccettera eccettera)
Spero che Israel legga questo elzeviro e mi risponda.
Vitaliano Bacchi