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Subject: a.c.attenzione di Roberto Bongiorni
Date: Sat, 3 Jul 2010 13:26:22 +0200
Giacimenti di gas Leviathan, Dalit e Tamar
Gentile Dr. Bongiorni,
il suo articolo sui giacimenti di gas israeliani, pur se in buona parte dettagliato e ben esposto, si avvita su un’interpretazione anziché esplorare ogni conoscenza per un’indagine accurata ed evitare così una confusione ulteriore sulle questioni che riguardano Israele. Il titolo e l’esordio del suo articolo non sono promettenti, con quel “vogliono mettervi le mani tutti” riferito a Leviathan, come se ci fosse un diritto legale ad un solo presupposto di libertà di litigio per la proprietà del giacimento. La sua interpretazione si giustifica più avanti con “Israele spesso parla di giacimenti nella sua zona esclusiva economica (che tuttavia, pur avendone diritto, non ha dichiarato) e non di acque territoriali.” ???!! Già, nel suo articolo, lei si riferisce a chilometri e non a miglia marine (circa 100 miglia nautiche per Leviathan e 60 miglia per Tamar e Dalit). Perciò entrambi i giacimenti si trovano abbondantemente nei limiti delle 200 miglia delle acque israeliane. Al di là del fatto che il Libano sia diventato ancor più ingordo dopo il ritrovamento di Leviathan, e intenda creare un casus belli nel tentativo di accapparrarsi quanto non gli compete, il professor Moshe Hirsch dell’Università Ebraica di Gerusalemme, esperto di diritto internazionale, chiarisce la questione delle competenze. La proprietà marina contempla due leggi. Una viene applicata sul mare vero e proprio, cioè sulle acque con il loro sistema di vita, ad esempio i pesci, e l’altra sul fondo continentale del mare. Nella prima, si dichiara la propria zona economica esclusiva attraverso l’acquisto di licenze. Come lei ha ricordato, Israele ha acquistato le licenze per Dalit e Tamar nel 2000, per Leviathan nel 2003. Per questo, il ministero dell’energia israeliano giustamente afferma che i giacimenti sono nella sua zona economica. Ma, altrettanto e ben più importante, e questo lei dr. Bongiorni lo ha ignorato nel suo articolo, i giacimenti sono del tutto sul fondo continentale – e quindi territoriale – di appartenenza ad Israele. Per questo, Israele non avrebbe avuto nemmeno la necessità legale di acquisire licenze sulle acque per dichiarare come sua la zona esclusiva economica. Israele è doppiamente nel giusto diritto per la legge internazionale. I problemi, è vero, possono sollevarsi nel caso che il fondo continentale appartenga a più di un paese, come può succedere nel Mediterraneo. Ma mentre Cipro cerca un’intesa che Israele accetta di buon grado «basato sulla pratica internazionale e sulle relazioni di buon vicinato», questo non sarà possibile con il Libano. Rimanendo ai soli fatti tecnici, il Libano non ha alcuna rivendicazione da opporre a Leviathan, perché il suo territorio geografico è perpendicolare e non valgono le misurazioni o rilevamenti sulla mappa di superficie, ma nautica. Certo, c’è la possibilità – mancando ora informazioni dettagliate dal Libano che non ha mai provveduto ad esplorare il suo fondo marino – che, date le dimensioni eccezionali del giacimento di Leviathan, Israele possa aspirare anche il gas di un’eventuale proiezione territoriale libanese del giacimento. Per questo esiste il diritto internazionale, anche se appare più semplice per il Libano (fantoccio di Siria ed Iran) provocare Israele, tramite il riarmato – in barba all’Onu – Hitzballah, anziché essersi affrettato a competere prima con Israele per scoprire un eventuale suo giacimento. Per ulteriore informazione, le ricordo che il gas egiziano sta esaurendosi ed è per questo motivo che Israele si è impegnato a fare delle ricerche di fonti energetiche nel mare. Ovviamente, il superprotetto gasdotto di Eilat sul Mar Rosso verrà riconvertito verso Ashdod sul Mediterraneo. Se si stabilisce chiaramente il diritto di Israele sui suoi giacimenti (a me risulta che solo Dalit e Tamar siano in consorzio con la Noble Energy, mentre Leviathan è del tutto di proprietà israeliana e questo sarebbe confermato anche dalla maggior aggressività libanese) si eviterebbe di ingenerare le gravi confusioni che nel lettore disinformato instillano il costante dubbio sui legittimi diritti di Israele fino a considerarlo come unico avversario della pace in Medio Oriente. Questo, purtroppo, si evince anche dal suo articolo.
Ringraziandola per la risposta che eventualmente avrà la cortesia di farmi ricevere, le auguro buon lavoro.
Cordiali saluti,
Danielle Sussmann