Sul FOGLIO di oggi, 02/07/2010, a pag.1, la conraca dell'incontro tra Benyamin Ben Eliezer e il Ministro degli Esteri turco Ahmet Davutoglu, con il titolo " Cosa ci fa un ministro turco a colloquio segreto con il collega israeliano ? ". Un pezzo interessante, anche se il titolo contiene uno svarione, il Ministro degli Esteri israeliano è Avigdor Lieberman, non Ben Eliezer, che è ministro dell'Industria.
Prosegue la linea del dialogo con i nemici, come suggerisce Obama. Per ora Bibi esegue, ma se i risultati saranno uguali a quelli che ottiene l'amministrazione americana, la situazione politica interna in Israele sarà molto agitata.
Ecco il pezzo:
Ahmet Davutoglu Benyamin Ben Eliezer
Istanbul. Il ministro degli Esteri turco, Ahmet Davutoglu, ha incontrato in segreto un rappresentante israeliano, Benjamin Ben Eliezer, volato a Zurigo per portare a termine una missione difficile: ricucire i rapporti con un alleato prezioso come il governo di Ankara. I due si sono stretti la mano mercoledì pomeriggio, senza gli impicci del protocollo ufficiale, nella stanza di un albergo svizzero prenotata con un nome falso. E’ il primo vertice dalla crisi della Mavi Marmara, la nave diretta a Gaza che l’esercito di Israele ha bloccato alla fine di maggio poco lontano dalla costa. La notizia è rimasta coperta fino all’ultimo momento: neppure il ministro degli Esteri israeliano, Avigdor Lieberman, sapeva della riunione. I rapporti fra i due paesi sono pessimi. Sulla Mavi Marmara sono morti nove cittadini turchi, l’Onu ha appena aperto un’inchiesta ma Ankara non intende aspettare i risultati. Il premier, Recep Tayyip Erdogan, continua a chiedere una “punizione esemplare” per il governo di Gerusalemme e minaccia ritorsioni: pochi giorni fa ha chiuso lo spazio aereo ai voli dell’Idf, una mossa che può allungare il fronte dello scontro. La stampa israeliana dice che il vertice di mercoledì è durato due ore. Decine di agenti in borghese hanno circondato l’edificio scelto per l’incontro. La paura delle telecamere, per una volta, era superiore a quella di un attentato. Davutoglu avrebbe chiesto le scuse di Israele per l’attacco alla nave, ma Ben Eliezer, che è ministro dell’Industria, ha evitato di cedere. Al termine dell’incontro, lo stratega del governo turco ha lasciato la Svizzera su un aereo privato, senza far sapere la sua prossima destinazione. Ben Eliezer ha fatto ritorno a Gerusalemme, dov’è scoppiato un caso politico: Lieberman lancia da due giorni accuse a lui e al premier, Benjamin Netanyahu, pretende spiegazioni ufficiali e annuncia che “il rapporto di fiducia con il capo del governo è ormai compromesso”. Netanyahu pensa che le relazioni con la Turchia debbano avere la priorità. Non sarebbe l’unico ad avere quell’idea: secondo il quotidiano Haaretz, la riunione di Zurigo si è svolta grazie all’intervento del presidente americano, Barack Obama, che vuole portare alla normalità i rapporti fra Turchia e Israele. Davutoglu e Ben Eliezer hanno raggiunto risultati scarsi, ma la loro stretta di mano è servita a rompere uno stallo pericoloso. Non è il primo segno di disgelo: il governo di Ankara e quello di Gerusalemme non hanno ancora risolto la crisi politica, ma le relazioni fra i due eserciti proseguono silenziosamente. Due settimane fa, i soldati turchi hanno portato a termine un raid contro i ribelli curdi grazie ai droni Heron appena acquistati nelle industrie militari israeliane per 190 milioni di dollari. Venti ufficiali turchi sono arrivati a Gerusalemme martedì per completare l’addestramento che permetterà loro di manovrarli e una squadra di istruttori israeliani potrebbe sbarcare ad Ankara nelle prossime settimane, come dicono i reporter di Yedioth Ahronoth. La diplomazia pubblica e quella privata Quella fra Israele e Turchia è stata definita spesso una “alleanza fantasma”. Nell’agosto del 1958, un aereo senza segnali di riconoscimento atterrò alla periferia di Ankara. Trasportava il premier israeliano, David Ben Gurion, che era riuscito a ottenere un incontro con il collega turco, Adnan Menderes, senza che gli altri leader del medio oriente lo venissero a sapere. I due governi non parlavano dalla crisi di Suez del ’56. Ben Gurion aveva studiato all’Università di Istanbul, conosceva bene la lingua dei suoi interlocutori e sapeva che un accordo fra i due paesi sarebbe stato decisivo. Pochi mesi più tardi, la Turchia riconobbe lo stato di Israele. Alla fine degli anni Novanta, l’intelligence di Ankara riuscì a tracciare i movimenti di Abdullah Ocalan, il leader carismatico dei ribelli curdi, e anche in quel caso molti parlarono di “alleanza fantasma” perché si pensa che il Mossad abbia avuto un ruolo significativo nell’operazione. Un’opinionista del quotidiano turco Hurriyet, Barcin Yinanc, sostiene che l’amicizia fra i due paesi è “evaporata” soltanto nella sfera pubblica. “La Turchia e Israele hanno ancora molti interessi in comune – scrive Yinanc – Non possono fare a meno facilmente l’uno dell’altro”. Oggi, l’alleanza fantasma è legata soprattutto alle sorti della partnership militare.
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