Il discorso di Bibi agli israeliani mentre pesa l'inerzia di UE,Onu,Usa,CRI nei confronti di Hamas
Testata: La Repubblica Data: 02 luglio 2010 Pagina: 16 Autore: Alberto Stabile Titolo: «Sì allo scambio per Shalit ma non a qualsiasi prezzo»
Discorso di Bibi Netanyahu su Gilad Shalit. Ne scrivono oggi, 02/07/2010, la STAMPA, con Giordano Stabile, e REPUBBLICA, con l'altro Stabile, Alberto, con un articolo che riprendiamo dal titolo " Sì allo scambio per Shalit ma non a qualsiasi prezzo ". Israele è in un vicolo cieco. Che metta in libertà gli arci-terroristi richiesti da Hamas è un'ipotesi improbabile, Hamas lo sa bene e tiene Israele sulla corda. Bibi non può andare oltre a quanto già stabilito, in più vuole mostrarsi disponibile all'amministrazione americana, con l'unico risultato di dispiacere a tutti, famiglia di Gilad compresa. In questa orribile vicenda i grandi assenti sono le istituzioni internazionali. Invece di fare pressioni su Hamas perchè liberi Gilad, premono su Israele. Ecco la cronaca da REPUBBLICA:
Noam e Gilad Shalit
GERUSALEMME - Di nuovo c´è soltanto il mezzo televisivo che Benjamin Netanyahu ha voluto utilizzare, come è solito fare nei momenti delle decisioni difficili, per rivolgersi ad un paese impotente di fronte alla disperata protesta della famiglia Shalit, in marcia da quattro giorni verso la residenza del premier, e decisa, per usare le parole di Noam, il padre del soldato israeliano da quattro anni prigioniero di Hamas, «a non tornare a casa senza Ghilad». «Siamo pronti a pagare un prezzo alto – ha detto Netanyahu ripetendo il leit motiv che è stato anche del suo predecessore, Ehud Olmert – ma non qualsiasi prezzo». Apparentemente, lo scopo di Netanyahu era di apparire flessibile, disposto a riprendere un negoziato interrotto alla fine dello scorso anno. E a quel negoziato Netanyahu ha voluto riferirsi quando ha esplicitamente menzionato la richiesta giuntagli dal mediatore tedesco: «L´offerta, che noi abbiamo accettato – ha ricordato il premier – chiedeva il rilascio di mille terroristi. Questo è il prezzo che sono pronto a pagare per riportare Ghilad a casa. Ho detto sì all´accordo ed è pronto per un´immediata realizzazione». Mille in cambio di uno, suona generoso da parte di Netanyahu. Ma per Hamas non è così. La risposta del movimento islamico all´ "apertura" del premier israeliano non s´è fatta attendere. «Netanyahu – ha tagliato corto Ayman Taha, uno dei dirigenti di Gaza – sta cercando di illudere l´opinione pubblica israeliana: non è un problema di numeri, la questione è chi sarà rilasciato». Fra quel migliaio di prigionieri destinati ad essere scambiati per Ghilad Shalit, Hamas ha sempre inserito un nucleo duro di 450 nomi che Israele considera i suoi peggiori nemici, uomini che hanno seminato il terrore e sparso il sangue nelle città israeliane negli anni della seconda intifada. E non tutti sono soldati o colonnelli di Hamas, visto che nella lista figura anche Marwan Barguti, il capo dei Tanzim di Al Fatah condannato a sei ergastoli. Su questi nomi s´è arenata la trattativa. E non sembra che nel suo discorso televisivo Netanyahu abbia portato nuovi elementi. «La decisione di liberare terroristi – dice il premier – è complicata e difficile. Implica non solo la possibilità di salvare una vita ma di metterne in pericolo altre». Netanyahu teme, in sostanza che possa ripetersi quello che è successo in altre occasioni, dopo altri scambi di prigionieri come nel 2004 quando alcuni dei miliziani liberati sono tornati alla guerriglia, se non al terrorismo, contro Israele. Da qui le condizioni che lo stesso Netanyahu, nonostante l´impegno a fare di tutto per ottenere la liberazione di Shalit, ha voluto dettare. La prima: «I terroristi più pericolosi non torneranno in Giudea e Samaria", vale a dire in Cisgiordania, da dove, teme il premier, potrebbero facilmente raggiungere e colpire le città israeliane. E´ la proposta di esiliare alcuni dei prigionieri che Hamas ha già respinto a dicembre. La seconda condizione: «Gli arci-terroristi non saranno rilasciati».
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