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Ugo Volli
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Chi ha fabbricato la strategia di comunicazione della flottiglia? 30/06/2010

Chi ha fabbricato la strategia di comunicazione della flottiglia?



Cari amici scusatemi, mi tocca tornare ancora sull'odiosa flottiglia, che a me dà fastidio fin dal nome (per gli interessati, "flotta" appare in italiano verso il 1350, viene dal francese e forse ha origini nordiche; "flottilla" è un diminutivo spagnolo della stessa parola, in italiano diventa nel '500 "flottiglia", come si pronuncia anche la parola francese; quelli che scrivono oggi "flottilla" prendono la parola dall'inglese dei media internazionali, che l'ha tratto dallo spagnolo; ma sempre di "flottiglia" si tratta, una piccola flotta).

Dunque, vi devo dare due notizie sulle navi pacifinte. La prima è che dopo quel deputato egiziano di cui vi ho raccontato una decina di giorni fa, c'è un'altra testimonianza da parte dei membri dell'equipaggio su come sono andate veramente le cose. L'abbiamo visto coi nostri occhi nei filmati, ma le conferme sono sempre utili. Questa volta si tratta di un operatore libanese di Al-Jazeera, che ormai è diventata la tv di Hamas, Abu Khalil. Trovate qui le sue dichiarazioni (http://www.desinfos.com/spip.php?page=article&id_article=18931), che confermano che c'era un gruppo di facinorosi che hanno accolto a coltellate e sprangate i soldati israeliani scesi quasi disarmati per evitare incidenti, che tre o quattro di loro sono stati feriti e sequestrati, che quando sono scesi sulla nave gli altri commando della marina israeliana c'è stata una decina di minuti di attesa e frettolose trattative, prima che i soldati fossero obbligati a farsi largo con le armi per salvare i loro compagni.

Più nuova è l'altra notizia che trovate qui: http://www.newsmax.com/KenTimmerman/AlFakhoora-Gaza-blockade/2010/06/18/id/362396. Non mi è stato possibile verificarla e quindi ve la riporto come una voce; ma è abbastanza interessante per prenderne nota. Vi sarete forse chiesti come mai la storia della flottiglia ha avuto una tale gigantesca eco mediatica, come mai le notizie dei media nei primi giorni cruciali siano state tutte coerenti con la versione filo-Hamas, e perché in generale sia stata presentata in maniera tanto scorretta e unilaterale. Gli arabi hanno molti soldi, ma non sono abituati alla stampa libera e ai suoi meccanismi; i rivoluzionari occidentali che partecipano a queste imprese sono "attivisti" molto attivi ma per definizione marginali; i giornalisti e l'opinione pubblica più genericamente "progressista" sono ormai dominati da un terzomondismo generico e senza basi storiche serie che li porta a simpatizzare per tutto quel che va contro Israele e l'America, ma non sono certo particolarmente curiosi o informati. Questi sono per così dire fattori predisponenti, ma da soli non basterebbero a scatenare una campagna mediatica come quella che abbiamo visto su Gaza.

Al miscuglio mancava qualcosa, la scintilla che provoca l'esplosione, una strategia di comunicazione. Il blog che vi ho citato ne indica una che mi appare molto ragionevole: una grande agenzia di relazioni pubbliche americana, che vive facendo lobby e campagne di stampa (il suo nome è Fenton Communications) e avrebbe ricevuto un contratto molto ricco dal Qatar (che non è solo uno staterello petrolifero molto ricco, ma anche la sede del più ambizioso progetto comunicativo anti-occidentale mai concepito, la televisione satellitare Al-Jazeera). Questi soldi sarebbero stati utilizzati dall'agenzia per montare la compagna della flottiglia, con tutte le conoscenze giuste, le motivazioni, il denaro, insomma tutto quel che serve per provocare l'indignazione spontanea dei media, dell'opinione pubblica e dei politici.

Vi ripeto, non posso sapere se questa storia sia vera, ma mi sembra verosimile. E mi suggerisce una conclusione: la prossima volta che provate a metter su un'epica impresa per promuovere l'Islam nel mondo e sconfiggere l'entità sionista, fatevi dare un bell'assegno dall'emiro del Qatar o dal re dell'Arabia Saudita o da qualche altro di questi illuminati governanti e portatelo subito a una grande agenzia di relazioni pubbliche, magari alla stessa Fenton, che per quel che si può vedere dal suo sito (http://www.fenton.com/) una multinazionale sembra molto ben organizzata e ricca di clienti, tanto da meritarsi una voce su Wikipedia e una più dettagliata su questo sito specializzato in comunicazione (http://www.sourcewatch.org/index.php?title=Fenton_Communications), con molti dati interessanti, incluso un elenco di clienti in cui però il Qatar non compare. Vedrete che non resterete delusi, né voi né Eurabia.

Ugo Volli


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