Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 30/06/2010, a pag. 16, l'articolo di Francesco Semprini dal titolo " McChrystal lascerà l’esercito ".
Gen. Petraeus
Il generale Stanley McChrystal annuncia di appendere la divisa al chiodo nel giorno in cui il suo successore alla guida della missione in Afghanistan, David Petraeus, dice di appoggiare il ritiro delle truppe dal Paese a partire da luglio 2011, come vuole il presidente Barack Obama. L’ex comandante Isaf «ha comunicato ufficialmente di voler lasciare l’Esercito», spiega un portavoce della Difesa. McChrystal è riuscito a mantenere il grado di generale a quattro stelle, nonostante non avesse i tre anni all’attivo previsti da regolamento. Obama ha fatto un’eccezione.
Il ritiro di McChrystal, 55 anni di cui 34 passati nell’Esercito, giunge dopo la rimozione dal suo incarico voluta da Obama per le «inaccettabili» dichiarazioni infuocate nei confronti del governo fatte al magazine Rolling Stone. Decisione condivisa dal Capo degli Stati Maggiori, ammiraglio Mike Mullen che ha definito «prive di ogni giudizio» le parole del generale. In realtà dietro la capitolazione di McChrystal si cela un profondo dissenso tra la strategia di guerra modulata dall’amministrazione e il punto di vista del comandante, emerso anche in un rapporto presentato dal generale all’inizio di giugno ai ministri della Difesa della Nato. Un dossier «devastante» che traccia un quadro drammatico della situazione nel Paese, con una resistenza sempre più forte, corruzione dilagante, un governo capace di garantire la sicurezza in soli 5 distretti su 122, e drammatica carenza di istruttori per le forze di sicurezza locali.
Abbastanza per smontare i piani di ritiro e a levare ad Obama una credenziale importante per vincere le elezioni presidenziali del 2012. La stessa teoria che David Petraeus, designato da Obama a succedere McChrystal, ha detto invece di appoggiare anche se con una certa cautela, dal momento che le reali condizioni di sicurezza nel Paese potrebbero imporre delle modifiche ai piani. «La mia impressione è che i combattimenti si faranno più aspri nei prossimi mesi, in risposta ai nostri sforzi di espugnare le roccaforti nemiche e ridurre gli spazi di manovra, i ribelli alzeranno il tiro», spiega Petraeus nel corso delle audizioni per la sua conferma dinanzi alla commissione Forze armate del Senato.
Questo significa che molto dipenderà dallo stato di avanzamento della missione e il generale è pronto a mettere da parte eventuali piani di un ritiro massiccio qualora le condizioni di sicurezza in Afghanistan non fossero sostenibili. Il pluridecorato ufficiale, sino a qualche giorno fa comandante di Centcom, promette una «profonda revisione» delle regole d’ingaggio per le quali il suo predecessore era stato oggetto di critica per i troppi limiti imposti ai suoi uomini a tutela della popolazione civile. «E’ un imperativo morale fare tutto il possibile per proteggere le truppe», spiega il generale secondo cui «chi opera sul territorio deve avere l’appoggio necessario».
Petraeus si impegna a collaborare con tutte le autorità civili e i suoi diretti superiori coinvolti nella missione e si dice pronto a chiedere alla Nato i soldati e gli istruttori per addestrare le forze locali. Ma è proprio sul nodo del ritiro che i membri repubblicani e democratici della commissione si sono sfidati a duello. «Se il presidente dicesse che il successo della missione è l’unica condizione per richiamare le truppe, sarebbe più facile vincere questa guerra», dice il repubblicano John McCain, mentre il collega di partito Lindsey Graham chiede a Petraeus se condivide la visione del vicepresidente Joe Biden secondo cui il richiamo non deve essere sottoposto a condizioni. «Quello che so è che Biden sostiene i piani del presidente», si limita a dire Petraeus.
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