Gaza, tre anni dopo
Hamas
Cari amici, tutti presi da flottiglie e soldati rapiti, ci siamo dimenticati di festeggiare i tre anni del dominio esclusivo di Hamas su Gaza. Vi ricordate? Era il giugno del 2007, il governo di coalizione di tutta l'Autorità Palestinese guidato da Hamas era stato sciolto e gli islamisti decisero di tenersi il potere almeno a Gaza. Ci fu una sanguinosa resa dei conti, gente ammazzata per strada e buttata giù dal grattacielo più alto della Striscia (sono solo 15 piani, credo, ma provate voi l'effetto che fa se vi tirano di sotto). Israele fu obbligata a lasciar passare fino a Ramallah per ragioni umanitarie un bel po' di macellai di Fatah in fuga con le loro famiglie. Poi cominciarono i rastrellamenti casa per casa, e il dominio vero e proprio.
Com'è andata in questi tre anni? Benissimo, naturalmente. Alle donne è stato imposto il velo in tutte le uscite in pubblico, e hanno smesso i costumi immorali, come le spiagge miste o le passeggiatine con gente non della famiglia. Hamas si è impadronito di tutti gli aiuti arrivati nella striscia, perfino delle ambulanze, ha imposto una taglia sui tunnel del contrabbando e ha alzato le tasse su tutto. Non ha impiantato molte industrie o coltivazioni, questo no, non è roba da arabi gloriosi, ma in cambio ha arruolato e addestrato un sacco di gente per fare i terroristi. Non che questi abbiano resistito granché contro gli israeliani durante l'operazione Piombo fuso, ma bisogna ammettere che con i loro passamontagna neri, adattissimi per il clima, fanno una bellissima figura. Razzi e razzetti sono stati spediti regolarmente tutt'intorno, i missili più grossi sembra ci siano, ma sono nascosti.
L'economia ristagna intorno allo zero, ma la fame non c'è, perché Gaza riceve una massa d'aiuti pari a quella di tutta l'Africa messa assieme. E anche se questi sono regolarmente rapinati dall'organizzazione e dai suoi caporione, qualcosa alla gente comune evidentemente arriva, nonostante tutto: le briciole che cadono dal tavolo. Hamas è riuscita nel giro di tre anni a non accordarsi con Israele per lo scambio di prigionieri e la liberazione di Shalit, e questo era facile; ma non ha neanche fatto la pace con l'Autorità Palestinese e per questo ha indisposto l'Egitto. Insomma, non è molto amata nel vicinato. In cambio però ha ricevuto un sacco di visite, come il segretario dell'Onu, la ministra degli esteri d'Europa, il segretario della lega araba e naturalmente tutte le flottiglie e i convogli del caso. E' chiaro che far visita e dimostrare solidarietà al solo staterello ufficialmente terrorista al mondo è un'emozione da non perdere per i Vip. La propaganda islamista e ultrasinistra poi aiuta: quelli che non vorrebbero mai a casa loro dei ceffi patibolari e dei fanatici religiosi come i capi di Hamas, sono ben lieti di appoggiarli da lontano, pur di dar fastidio a Israele.
Insomma, tre anni ben spesi. Forse al posto del blocco o integrato con esso, Israele farebbe bene a favorire il turismo pacifista a Gaza. Gli islamisti sarebbero contenti, molti intellettuali si tapperebbero occhi e orecchie, come hanno sempre fatto (bisognerà scrivere un libro prima o poi sulle visite entusiaste di grandi intellettuali nella Russia di Stalin, nella Cina della Rivoluzione Culturale, nell'Iran di Khomeini, nell'Albania di Hoxa, per non parlare di Cuba. Ma magari qualcuno si renderà conto di cosa vuol dire vivere sotto un regime islamico, chissà. Per ora accontentiamoci di pensare ai poveracci che ci vivono, oppressi non da Israele, ma da fanatici medievali. E festeggiamo, come probabilmente festeggiano loro, senza poterlo dire: sperando che un miracolo prima o poi li liberi.
Ugo Volli
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