Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 28/06/2010, a pag. 15, l'articolo di Giordano Stabile dal titolo " McChrystal, il giallo del dossier ".
Stanley McChrystal
Un rapporto molto critico sul conflitto in Afghanistan, nel quale si parla di «resistenza sempre più forte», ha contribuito alla capitolazione del generale Stanley McChrystal. Poco prima di essere chiamato a rapporto a Washington per dare spiegazioni sulle pesanti affermazioni contenute nell’articolo di «Rolling Stone», il comandante delle truppe alleate in Afghanistan (Isaf) nel corso di un briefing con i ministri della Difesa della Nato aveva tracciato un quadro molto negativo della missione, avvertendo che «non ci sarebbero stati progressi nei prossimi sei mesi».
A darne notizia è il quotidiano britannico «Independent» sulla base di documenti riservati, secondo i quali McChrystal avrebbe sollevato forti preoccupazioni su diversi aspetti, dalla sicurezza alle violenze, dalla corruzione alla ricostruzione. Nonostante i «concreti progressi» di cui l’Amministrazione Obama ha parlato di recente, solo in una piccola parte dell’Afghanistan esiste un livello di «sicurezza accettabile», mentre un governo «efficiente» e che goda di «piena autorità» vige solo in cinque distretti su 122, spiega il generale nel dossier.
L’ex capo Isaf denuncia la carenza di personale militare «necessario» per addestrare le forze di sicurezza locali, di cui solo una minima parte è realmente «operativa». Dei 2.325 istruttori previsti, solo 846 sono già stati impiegati e altri 660 «sono stati promessi». Sul piano strategico denuncia l’incapacità da parte del Pakistan di «frenare l’appoggio agli insorti». E spiega che la quasi inesistenza della lotta al narcotraffico e alla corruzione tra i funzionari pubblici mina lo sviluppo del sistema di governo e della sicurezza. Infine raccomanda maggiore trasparenza nelle attività del sistema giudiziario.
Secondo fonti militari proprio questo resoconto, e la schiettezza con cui è stato presentato ai vertici Nato, rappresentavano «un ostacolo per il rientro dei militari Usa entro il 2012, uno dei punti forti della strategia Obama per vincere un secondo mandato». In sostanza sarebbe il rapporto la motivazione reale che ha spinto Obama a rimuovere McChrystal dal suo incarico chiamando al suo posto il generale David Petraeus. «Stanley è sempre stato perplesso sul piano di Obama - spiega una fonte militare all’Independent - e non ne ha mai fatto mistero. L’intervista è stata di fatto un modo per il Presidente di far fuori un oppositore».
Il quadro tracciato da McChrystal, però, non è così distante dalla realtà se anche la Cia, ieri, ha parlato di «guerra più lenta e difficile di quanto previsto». E il malumore sembra serpeggiare sempre di più tra gli alti ranghi militari della Difesa. La conferma giunge dal «Washington Post», che parla di malumori dal Pentagono per un cambio di comando dovuto a ragioni politiche, che rappresenta il culmine di un rapporto controverso tra governo e militari. In nove anni di guerra sono stati cambiati 12 comandanti fra Iraq e Afghanistan, tre dei quali per motivi politici. Molti ufficiali affermano che si tratta di un numero troppo alto e lamentano le poche promozioni avvenute sul campo «a causa delle regole del Pentagono». Il tutto a fronte di migliaia di perdite tra i militari.
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