Cari amici, voglio raccontarvi oggi di una titanica impresa di una cronista di Haaretz, un'eroina di nome Ilana Hammerman. Non perché io abbia il privilegio di una particolare confidenza da parte sua, ma perché l'ha scritto lei in un articolo, che ha suscitato, pensate un po', un'indagine giudiziaria. Cosa ha fatto di grande o di terribile la nostra Ilana? Semplice, ha preso tre ragazze palestinesi dei Territori e le ha portate clandestinamente a Tel Aviv senza permesso – cosa proibita da un sacco di leggi israeliane. Per quale ragione? Per curarsi, per partecipare a una manifestazione, per visitare un parente ammalato, per un funerale, per qualche altra ragione umanitaria urgentissima? No, "for fun", per divertimento. Divertimento suo o loro? Non si sa, forse di tutte e quattro. Si sa, fra ragazze... Nel suo meraviglioso articolo, riassunto qui (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/138153), Ilana racconta della paura che l'ha presa a superare il posto di confine che separa i Territori da Israele, e anche di come durante la notte, in un locale di Jafo fosse stata interrogata da un agente in borghese (naturalmente cattivissimo, dato che interrompeva il loro fun) e se ne fosse liberata mentendo. Eroico divertimento! La conclusione dell'articolo è particolarmente significativa:
"E non sarà certo l'ultima volta che io faccio cose del genere, no, le farò certamente ancora. Perché, io, che ho riportato al loro villaggio sane e salve le ragazze, piene di gioia, non riconosco la legalità di posti di blocco e barriere, o quella del governo militare dei posti da cui loro vengono." Brillante, esemplare. Uno non riconosce la legalità e dunque disobbedisce. Gandiano. Ma come disobbedisce? Col fu, col divertimento, andando per localini. Che la legge si impicchi, questa sì che è libertà. E che Haaretz giuri sui due stati e dunque sui confini fra essi, da superare con un buon vecchio passaporto, non conta. Al diavolo la legge e al diavolo anche la logica, conta quel che ho voglia di fare. Poi qualcuno ha denunciato la buona Ilana, che ha avuto la dabbenaggine di raccontare la sua eroica impresa, ma quelli non contano, sono reazionari barbogi codini.
Vi ricorda qualcosa questo superomismo (o super-ragazzismo) della sinistra giornalistica israeliana? Ma sì! La nostra bravissima Ilana non è altro che una pallida imitatrice di Anat Kamm, l'altra eroica ragazza che fece il servizio militare qualche anno fa nel pericolosissimo posto di segretaria del comandante del settore centrale dell'esercito israeliano, quello che ha competenza sui territori, e non essendo d'accordo, neppure lei, su barriere e posti di blocco, pensò bene di rubare dal computer del suo comandante alcune centinaia di documenti segreti (piani di battaglia ecc.) e di passarli in un CD a un giornalista di Haaretz, Uri Blau. Costui, scoperto per una serie un po' strana di scoop, non ha trovato di meglio che scappare a Londra col malloppo, poverino, spesato in nome della libertà di stampa da Haaretz a tempo indeterminato. Triste esilio, ma un sacco di fun a Chelsea e Soho! E la buona Anat, scoperta in seguito, quando anche lei aveva avuto un'assunzione part time dallo stesso gruppo editoriale (guarda un po' com'era disinteressato il suo sdegno), se ne sta invece con meno fun agli arresti domiciliari, in attesa della conclusione del repressivissimo processo che è seguito alle sue azioni. For fun, per divertimento, per politica o per affari, il motto del moralissimo giornale della sinistra israeliana, citato come esempio di buona politica da tutti i progressisti che si occupano di Israele è sempre lo stesso, della legge me ne impippo, quel che conta è ciò che piace a me.