Una lettera a Sergio Romano sulla prigionia di Gilad Shalit a Gaza 25/06/2010
Ieri, in occasione del quarto anniversario del rapimento di Ghilad Shalit da parte di Hamas, si sono spente le luci del Colosseo a Roma, del Castello a Milano e della Mole a Torino. Il caporale israeliano, in questi quattro anni, non ha potuto ricevere visite né di medici, né di delegati della Croce Rossa e nemmeno è stato possibile inviargli cibo o giornali, come invece avviene per i detenuti palestinesi nelle carceri israeliane. Il mio quesito è: come mai, secondo lei, alla Croce Rossa fu permesso di visitare il campo modello di Theresienstadt e non la prigione di Shalit? Forse si ripete la storia che l'allievo supera il maestro? Ester Picciotto