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Informazione Corretta - Il Sole 24 Ore Rassegna Stampa
25.06.2010 Iran: navi per Gaza in partenza ed elezioni posticipate
Sanzioni contro il regime inefficaci. Commento di Danielle Sussmann, cronaca di Vittorio Da Rold

Testata:Informazione Corretta - Il Sole 24 Ore
Autore: Danielle Sussmann - Vittorio Da Rold
Titolo: «Ad un passo dalla cancellazione delle sanzioni all’Iran? - Rinviato di tre anni il voto a Teheran»

Riportiamo dal SOLE 24 ORE di oggi, 25/06/2010, a pag. 10, l'articolo di Vittorio Da Rold dal titolo "Rinviato di tre anni il voto a Teheran ". Pubblichiamo l'articolo di Danielle Sussmann dal titolo " Ad un passo dalla cancellazione delle sanzioni all’Iran? ".
Ecco i due articoli:

INFORMAZIONE CORRETTA - Danielle Sussmann : " Ad un passo dalla cancellazione delle sanzioni all’Iran? "


Hosni Mubarak

Ed ecco che forse si spiega la strategia immediata della Flottiglia. Senza troppa fatica, anzi, con estrema facilità – grazie alle pedine europee – siamo ad un passo dal conflitto in Mediterraneo e sicuramente mondiale, oppure alla vanificazione delle sanzioni internazionali più dure appena varate contro l’Iran.

E’ stata confermata dalla Mezzaluna iraniana che domenica salperà per Gaza la nave iraniana degli “aiuti umanitari”. L’Egitto non lo impedirà. Se da circa 29 anni, dopo l’uccisione di Sadaat e la salita al potere di Mubarak, si è maturata una pace sempre più fredda tra Egitto ed Israele, dalla cosiddetta terza Intifada, alla freddezza è subentrata l’ostilità aperta. Dall’invenzione di un premio letterario per premiare un “poeta” che inneggiava a Hitler per assicurargli che il buon musulmano avrebbe portato a termine il suo “lavoro incompiuto”, ossia la soluzione finale degli ebrei, alla propagandistica raccolta di adesioni di shahid (“martiri” suicidi) contro Israele incitata dal centro sunnita più influente del mondo, la moschea ed università di Al-Azhar del Cairo. Impossibile oggi cambiare le mentalità formate – e lo confermano numerose testimonianze di esuli egiziani dissidenti – all’ombra dell’odio per gli ebrei, per Israele e per l’occidente. Nel 2004, Bush ha aumentato il gettito finanziario all’Egitto – da 1200 miliardi di dollari a 2000 miliardi di dollari – a patto che venisse interrotta la costruzione della fabbrica missilistica vicino al Delta del Nilo, concordata dall’Egitto con i nordcoreani, e soprattutto, a patto che Mubarak non vanificasse il trattato di pace con Israele. Nel suo discorso al Cairo del 2009, Obama ha gettato quelle che riteneva forti basi di dialogo con il mondo islamico e che come abbiamo visto sono state rigettate. In concreto, Obama ha poi ridotto i finanziamenti americani all’Egitto. Dalla guerra di Gaza del 2008/2009, l’Egitto ha iniziato a chiudere anch’esso il valico di Rafah con la Striscia, fino ad iniziare a costruire le fondamenta per un muro – reale questo – fatti che non trovano la via dei megafoni mediatici che tuonano sempre e solo contro Israele. Tuttavia, la propaganda religiosa e civile contro gli ebrei ed Israele; la pluridecennale propaganda a favore dei palestinesi che Nasser e gli stati arabi della sua R.A.U. (precedente la Lega Araba) hanno creato per usarli come arma etico-umana esclusivamente contro Israele; l’analfabetizzazione rurale, ma anche un neo-nazionalismo religioso, su cui fa leva l’estremismo dei Fratelli Musulmani; la censura dell’informazione quando non le falsità, hanno formato una maggioranza egiziana anti-israeliana, con il suo contraltare filo-palestinese, ed aumentato il radicalismo islamista contro gli ebrei, i cristiani, l’occidente. Oggi Mubarak rischierebbe la vita se si opponesse ad un Iran che invia un convoglio “umanitario” alla Striscia di Gaza. Lo sa Mubarak, ma soprattutto lo sapevano gli iraniani e i turchi che hanno creato il caso Flottiglia. Ora, cosa succederà quando la nave iraniana  arriverà nel Sinai dal Canale di Suez? Andrà oltre nel Mediterraneo e quindi con l’intento di forzare il blocco navale israeliano alla Striscia di Gaza? presumibilmente, sì, a meno che la comunità internazionale non riesca a fermarla. E non ci sono che due modi. O attaccarla con le conseguenze immaginabili, perché l’Iran ha dichiarato che qualsiasi attacco lo considererà un atto di guerra, oppure la comunità internazionale dovrà scendere a patti sulle sanzioni. Ignavo com’è e con così poco tempo a disposizione per elaborare piani alternativi – che dovrebbero invece già esserci – possiamo solo immaginare che il nostro occidente capitolerà. Oppure, forse, ancora una volta, sarà Israele a fare il miracolo, salvando per l'ennesima volta la faccia all'occidente.

Il SOLE 24 ORE - Vittorio Da Rold : " Rinviato di tre anni il voto a Teheran "


Ahmadinejad

Il Parlamento iraniano (Majlis) ha approvato martedì scorso con una votazione di 117 voti a favore contro 100 contrari una legge che sposta alla chetichella di tre anni le elezioni per il rinnovo dei consigli comunali di Teheran e altre muncipalità che verranno tenute in coincidenza con le presidenziali previste a giugno 2013.
Alla convalida parlamentare manca solo l'avallo del Consiglio dei Guardiani, che probabilmente sarà una pura formalità giuridica. La mossa dei conservatori, spiegata ufficialmente con la necessità di un risparmio nelle spese elettorali, significa in realtà che il prossimo voto in Iran sarà il rinnovo del parlamento previsto nella primavera 2012, una lunga pausa senza test elettorali durante il quale il gruppo conservatore tenterà di mettere fuori gioco completamente i riformisti dall'arena politica e dai centri di potere.
Si tratta dell'ennesimo colpo di mano dei falchi al potere in Iran per cercare di mantenere il controllo del paese e imbrigliare l'opposizione dell'Onda verde sempre più solida e ramificata nella società nonostante la feroce repressione. Il rinnovo delle municipalità di Teheran, previsto a fine dicembre, sarebbe stato un pericoloso trampolino di lancio per nuovi sfidanti, utilizzato in precedenza dallo stesso presidente Mahmoud Ahmadinejad che ha iniziato la sua carriera politica proprio come sindaco della capitale oggi in mano al conservatore Qalibaf, spina nel fianco di Ahamdinejad.
Le elezioni municipali hanno un ulteriore vantaggio democratico: i candidati passano un setaccio di censure meno stringente di quello che scatta invece alle presidenziali e alle legislative dove invece il regime fa una dura selezione di chi può accedere alle liste elettorali.
Un insieme di fattori che hanno consigliato i conservatori di bloccare ogni tentativo da parte dei riformisti di riprendersi la piazza e soprattutto un centro di potere come quello della capitale.
Una mossa che fa il paio con il tentativo del presidente Ahmadinejad di cambiare la leadership dell'università Azad, la roccaforte riformista dell'ex presidente Rafsanjani, attraverso la riscrittura di un articolo della fondazione. Per ora una fronda conservatrice guidata da Ali Larijani in parlamento e una corte di grado inferiore hanno respinto il tentativo del presidente. Il tentativo di Ahmadinejad è molto pericoloso perché rappresenta l'ennesimo colpo di mano per prendere il controllo delle risorse finanziarie utilizzate dai riformisti già ai tempi di Rafsanjani, attuale presidente del consiglio dell'università Azad, il maggiore centro accademico privato del paese. La lotta tra riformisti e conservatori è ormai senza quartiere ed esclusione di colpi in una situazione dove Ahmadinejad sta cercando di prendere possesso della cassaforte dell'università Azad, fonte di finanziamenti delle campagane elettorali dei riformisti di Mir Hossein Moussavi e Medhi Karroubi e in generale al movimento di protesta che da oltre un anno tiene in scacco la dirigenza iraniana nella più profonda crisi dalla sua nascita avvenuta nel 1979.

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