" La Turchia, Hezbollah e la flotilla che verrà "
di Mordechai Kedar
(traduzione e adattamento di Antonella Donzelli e Avi Kretzo)
Mordechai Kedar
Nei prossimi giorni prevediamo di assistere alla seconda puntata della saga marinara della flotilla, che porterà di fronte alle spiagge di Gaza una o due imbarcazioni provenienti dal Libano, a bordo delle quali si troveranno numerose donne. Al riguardo vanno fatte alcune considerazioni.
1) La trovata delle flottiglie sta diventando una moda, visto che pare sia stata scoperta la formula magica per piegare Israele. Dal punto di vista degli organizzatori della sfilata marittima, attentati suicidi e autobus esplosi suscitano la simpatia e la solidarietà del mondo nei confronti di Israele e identificano i suoi nemici con il terrorismo, la violenza e il sangue. Di conseguenza, tutto ciò convoglia gli israeliani dietro le forze politiche di destra.
Per contro, una flottiglia d’aiuti umanitari suscita il favore dell’opinione pubblica nei confronti degli Arabi che, come ben sappiamo, sono i paladini non violenti dei diritti umani dei poveretti imprigionati a Gaza. Che cosa c’è di più bello, idilliaco e pittoresco di una nave piena di aspiranti crocerossine che naviga nel mare carica di cibo, acqua e sedie a rotelle? E quando Israele ferma le imbarcazioni perde la lotta per conquistarsi la benevolenza e la simpatia mondiale. Tutto questo spiega anche il grande coinvolgimento dei mass media nell’operazione flottiglie e nella sua accorata e puntuale messa in onda.
2) Le flotte di pace suscitano discussioni all’interno d’Israele e indeboliscono il fronte che sostiene il governo di destra. Il pio uomo di sinistra israeliano, che dopo gli attentati terroristi si chiude nel suo guscio e condanna se stesso al mutismo come voto di fede, trova invece nella flotta di “attivisti di pace” un motivo per risalire sul palcoscenico mediatico, un’occasione per rinverdire il repertorio degli slogan e rinnovare il messaggio antigovernativo.
3) Grazie alla precedente flottiglia la Turchia si è attestata in prima linea nella lotta contro Israele e il suo successo ha suscitato nel mondo arabo una grande invidia e ha sollevato aspre critiche sull’incapacità e l’inettitudine araba nel dare sostegno ai fratelli palestinesi di Gaza.
Per colmare questo vuoto Hezbollah oggi cavalca quest’onda, nel tentativo di mostrare che non soltanto i Turchi hanno a cuore le sorti degli Arabi.
D’altro canto, l’incitamento popolare ad incoronare Erdogan califfo preoccupa Nasrallah, leader di Hezbollah ed eroe del mondo arabo dopo la seconda guerra del Libano. La sua stella, infatti, di recente si è offuscata, per l’arresto del suo jihad contro Israele e per il suo sprofondamento nella palude della politica interna libanese. Perciò, nulla come il successo di un’altra flottiglia potrebbe far tornare a risplendere l’immagine di Nasrallah.
4) In realtà, dietro le quinte di queste “operazioni flottiglia” si consuma la competizione tra sunniti e sciiti: la Turchia sunnita si precipita in soccorso della sunnita Gaza al fine di allontanare da essa l’influenza iraniana sciita, mentre il movimento sciita Hezbollah, con la benedizione dell’Iran, si adopera per mostrare che gli sciiti non hanno abbandonato Hamas dopo averlo allevato, finanziato, armato e addestrato in questi ultimi anni.
Il gioco, quindi, è molto più sottile e raffinato di quanto possa apparire agli occhi dell’ingenuo spettatore occidentale.