Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 24/06/2010, in prima pagina, l'articolo dal titolo "Fini rassicura Israele sul futuro occidentale di Ankara".
Il sottotitolo recita : "Il piano: allontanare la Turchia dall’Iran per integrarla nell’Unione europea ".
E' positivo il fatto che Gianfranco Fini, in visita in Israele in questi giorni, voglia rassicurare Israele sull'alleanza con l'Italia, ma credere sul serio che la Turchia sia recuperabile è impossibile. Ormai la Turchia è diventata un satellite dell'Iran. Il suo ingresso in Europa è impensabile. La Turchia non condivide nessuno dei valori dell'Unione Europea.
Ed è impossibile che recuperi il suo rapporto con Israele promettendole l'ingresso in Europa.
Ecco l'articolo:
Gianfranco Fini
Gerusalemme. Quando a Gianfranco Fini vengono riferite le parole di Silvio Berlusconi (“Darò battaglia a chi vuole sfasciare il Pdl”) il presidente della Camera, in piedi nella hall dell’hotel King David di Gerusalemme, sorride: “Bene, allora vuol dire che saremo in due”. Fini è in Israele da martedì e questa sera ritornerà a Roma. Eppure sembra, suo malgrado, che non si sia allontanato troppo dalla politica italiana né dalle polemiche un po’ velenose sul Pdl. Nelle stesse ore in cui l’ex leader di An viene accolto dal Parlamento israeliano in seduta plenaria, dal primo ministro Benjamin Netanyahu e, oggi, da Shimon Peres, in Italia i suoi uomini più fidati sono impegnati in un complesso negoziato con il Pdl berlusconiano su intercettazioni e organizzazione del partito; una trattativa che ancora stenta a decollare e che si accompagna al ridestarsi di una polemica a bassa intensità tra i due cofondatori del Pdl. Eppure il viaggio israeliano di Fini rappresenta sotto il profilo della diplomazia un esempio di collaborazione istituzionale tra un presidente della Camera che si contraddistingue per un’antica vocazione da ministro degli Esteri e un governo, quello rappresentato da Berlusconi, che in questi giorni può incassare per l’Italia un non scontato riconoscimento da parte di Israele. Come ha scritto il quotidiano Haaretz: con la presenza di Fini a Gerusalemme l’Italia ha rotto il relativo isolamento internazionale in cui il paese era caduto dopo l’episodio della flottiglia turca. Lo ha ricordato ieri anche lo speaker della Knesset, Reuven Rivlin: “L’Italia si schiera con fermezza a favore dei diritti del mondo libero, siete con noi contro la campagna propagandistica in cui Israele si trova coinvolta dopo gli eventi della flottiglia per Gaza”. Certo non sfugge a nessuno tra gli osservatori che il viaggio israeliano del presidente della Camera rientri, assieme al viaggio a Washington del febbraio scorso, in un più complesso piano di accreditamento personale di Fini all’estero. Ma in quest’ultima visita (“la terza dopo lo storico viaggio del 2003, quando superammo le incomprensioni tra la destra italiana e l’ebraismo”) la delicata contingenza ha imposto a Fini, il quale a differenza del Cav. non vanta un rapporto di amicizia con il premier turco Erdogan, di rassicurare riguardo la Turchia. Come racconta il presidente della Camera: “Nei colloqui con i vertici israeliani ho riscontrato molta preoccupazione per l’avvicinamento della Turchia alle posizioni dell’Iran”. Il presidente del Parlamento israeliano, Reuven, è stato esplicito: “Di fronte alla debolezza della comunità internazionale sorprende poco che ci siano degli stati che si fanno tentare più dall’appartenenza all’asse del male che dalla prospettiva di entrare nell’Unione europea”. Gli israeliani chiedono che l’Europa lavori per assorbire Ankara e Fini è d’accordo: “L’Italia deve continuare ad agevolare il duro processo che la Turchia sta facendo per entrare nell’Unione europea”. Rischia di essere, banalmente, materia di nuova polemica italiana con Umberto Bossi. Ma non certo con Berlusconi.
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