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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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Le guerre si vincono prima di tutto sui media. Israele se n'è accorto solo ora 22/06/2010

Riportiamo da LIBERO di oggi, 22/06/2010, a pag. 21, l'articolo di Angelo Pezzana dal titolo " Vip a Gaza a caccia di popolarità perché Israele non fa marketing ".


Angelo Pezzana

Finché il mondo era diviso in due blocchi, le guerre erano ancora quelle tradizionali, Israele stava con l’Ameri - ca e si preoccupava di uscire vittoriosa dagli attacchi degli Stati arabi. Non che fosse una situazione piacevole, ma ce l’ha sempre fatta a sopravvivere, diventando di anno in anno un paese più moderno con uno sviluppo economico da fare invidia. L’interlocutore erano gli Stati Uniti, e su quelli Israele concentrava la sua attenzione. L’America ci capisce, era la conclusione, che faceva tirare a tuti un respiro di sollievo. Con la caduta dell’Urss, la liberazione di mezza Europa dal giogo comunista, sono arrivati paradossalmente i problemi. L’Urss è diventata Russia, l’Unione europea è diventata qualcosa di più di una sigla, e l’America ha terminato il suo ciclo di grande potenza con l’arrivo alla Casa Bianca di Barack Obama. Un disastro.
GUERRA MEDIATICA
Israele ha di colpo avvertito che gli interlocutori si sono moltiplicati, la maggior parte di loro era stata volutamente ignorata, quelli europei in particolare, mentre anche le guerre hanno assunto forme nuove, inquietanti, asimmetriche è la nuova definizione, il nemico non è più uno Stato ma movimenti e organizzazioni terroristiche che hanno obbligato Tzahal a rivedere le tecniche di difesa. E, più di ogni altra cosa, Israele si è trovata impreparata ad affrontare un nuovo tipo di avversario, i media, oggetto ormai da un paio di decenni della cura attenta e super organizzata dei mezzi di informazione palestinesi e dei loro sostenitori occidentali. Al punto che gran parte dei servizi giornalistici che riguardano il conflitto mediorientale hanno un unico orientamento, dal Sole24Ore al Manifesto è difficile distinguerli se si guarda al solo contenuto. In più, a differenza di Israele, hanno capito subito l’importanza di internet, di tutto quanto raggiunge subito, in tempo reale, il lettore, mentre Israele si preoccupava di redigere rapporti cartacei, dopo accurate inchieste, che non producevano più nessun risultato perché giunti aldilà di ogni tempo massimo. Così è andata ancora con la guerra di Gaza dello scorso anno, della quale si ricorda solo il Rapporto Goldstone, un campionario di menzogne firmato Onu ma confezionato con la supervisione di Hamas.
TROPPE GAFFE
Con la spedizione turca della Flottiglia, Israele sembra essersi svegliata dal torpore che l’imprigionava, youtube, twitter, un uso di internet finalmente (quasi) puntuale, sembra averne certificato il risveglio. Ma la burocrazia che ancora impedisce a Israele di muoversi con velocità si vede ancora nelle gaffe che i suoi funzionari commettono, a fin di bene, certo, ma dall’esito micidiale. Perché impedire a Oliviero Toscani di andare a fotografare le “sofferenze” di Gaza, tanto di foto ne ha scattate a non finire a Gerusalemme, il ragazzo è furbo, se ha un obiettivo sa come realizzarlo. Come quando curò la campagna pubblicitaria per Benetton fotografando i bambini di tutto il mondo. Qualcuno ricorderà il bambino ebreo, Toscani lo fotografò come un ultraortodosso con il riccioli neri lungo le orecchie, il cappello nero come l’abito, e in mano, indovinate, una mazzetta di dollari. Farà la stessa cosa anche adesso, se uno vuole fotografare la “sofferen - za” può farlo anche sulla Quinta Strada a New York. Quel divieto, che in realtà serviva a proteggere la sua sicurezza, è stato interpretato in tutto il mondo come una censura insopportabile, danneggiando l’immagine di Israele su tutti i media. Magari fosse un episodio isolato, Israele sembra ancora non rendersi conto che le guerre si vincono oggi prima sui media, Hamas, Hezbollah, Assad, Ahmadinejad sono estremamente attenti a muoversi con un occhio di riguardo al marketing mediatico. Israele comincia adesso. Speriamo recuperi, e in fretta.

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