Un perfetto gentiluomo Natasha Solomons
Frassinelli Euro 19,50
Si può tramutare in commedia british un’avventura ebraica di emigrazione, legami spezzati, riscatto sociale? Ci prova l’inglese Natasha Solomons con il suo garbato e buffo esordio “Un perfetto gentiluomo”. Nascosta sotto una copertura vagamente chick lit si cela la storia di Jack Rosenblum, ebreo tedesco che alla vigilia della seconda guerra mondiale emigra a Londra con moglie e figlia. Devoto all’assimilazione, Jack trasforma in bibbia i “Consigli per il profugo” ricevuti allo sbarco: fa fortuna con una fabbrica di moquette, si fa confezionare gli abiti in Faville Row, aspira ad essere ammesso, da vero inglese, a un golf club.
Fallito ogni tentativo, deciderà di fondarne uno lui stesso nella campagna del Dorset.
Il libro è dedicato a suo nonno. E’ lui il Perfetto gentiluomo del titolo?
Nonno Paul arrivò in Inghilterra da Berlino nel ’36 con il fratello Jack. Erano talmente decisi a diventare inglesi che spezzarono in due il cognome Schwartzscheld: uno diventò Mr. Shield, l’altro Mr. Black.
Questo piccolo particolare mi ha sempre fatto una grande nostalgia. E nonostante le ovvie differenze, il mio protagonista gli assomiglia.
Jack si integra, sua moglie porta il peso di chi è rimasto indietro.
La differenza d’atteggiamento rappresenta il costo dell’emigrazione, la perdita e lo spaesamento. Il golf è il simbolo del senso di sfida che Jack prova nel voler diventare un vero englisman.
Lara Crinò
La Repubblica delle donne