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Sergio Romano e Cuba 19/06/2010

e-mail inviata a Sergio Romano al Corriere della Sera:

Il lettore Domenico Vecchioni ricordava l’organizzazione della sfilata di un milione di cubani contro l'ambasciata italiana a L’Avana e si chiedeva quale contropartita intenda ottenere Berlusconi nel caso riuscisse a far liberare 150 prigionieri cubani.
Soprattutto, il lettore si chiedeva come pensasse di riuscirci Berlusconi dopo il fallimento in questo senso di Obama, del Papa e di Zapatero.
Lei ha replicato giustamente che Berlusconi crede nell’importanza degli interventi personali in politica estera, tanto più che ha stretto legami amicali con Putin ed Erdogan.
A me appare come la personalizzazione della stessa politica estera attuata dai governi italiani. La contropartita di ogni politica estera è sempre stata l’affermazione personale dei leader di governo in campo nazionale. Ora: se considero il prezzo dell’amicizia con la Libia troppo alto per i pochi concreti vantaggi che apporta – se non a Berlusconi sul piano personale, anche solo politico – non vedo quali vantaggi possa apportare allo stesso Berlusconi, la liberazione di 150 o 200 prigionieri politici cubani che, dopo la risonanza della loro eventuale liberazione, tornerebbero quasi certamente in carcere appena silenziate le trombe mediatiche.
Mentre la liberazione di un cittadino straniero è un fatto concreto che ha un suo peso politico, non dimentichiamo che la Confederazione Elvetica si è trovata contro il muro compatto della UE nel sul braccio di ferro solitario con Gheddafi, dimostrando di non contare molto, malgrado le buone ragioni e coerenza dimostrate.
La  UE ha ceduto al ricatto di Gheddafi, pur “consumando” in questo ruolo la sola immagine di Berlusconi, ruolo che ieri fu di Cécilia Sarkozy.
Lei fa un errore di valutazione, quando afferma che il fronte anti-americano si sia costituito durante la presidenza Bush. Non nei tempi, ovviamente, ma nel valutare tale costituzione causa della presidenza Bush.
Non solo Obama prosegue nella politica di Bush, cambiano solo i toni ed approcci, così come l’ex presidente ha proseguito le politiche delle precedenti amministrazioni, ma a trascinare il fronte anti-americano ci pensa da 30 anni l’Iran, giocando sull’odio storico anti-americano dei paesi latino-americani.
C’è una realtà preponderante anche se parallela da considerare: i Paesi Non Allineati.
E un simile fronte – oltre a quello della Conferenza dei Paesi Islamici che ne fa parte – non si è formata sotto una sola presidenza americana. Ora è evidente che Putin e Gheddafi – oggi anche Erdogan che rischia davvero molto, di suo o della Turchia, nel suo tradimento all’occidente e nel cavalcare venti di guerra – siano i migliori intermediari con i Paesi Non Allineati.
Se Berlusconi godrà solo di un impatto elettivo nazionale, ai nemici della pace viene offerta continua e gratuita legittimazione.
Sulla scacchiera, i meriti di Berlusconi in questi due casi sono equivalenti alle sole pedine in campo a difendere re e regina, dopo aver sacrificato i pezzi importanti, mentre i nemici mantengono intatto tutto il loro  schieramento.

 Danielle Sussmann

 


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