Dal n°6 di SHALOM (giugno 2010), riprendiamo l'articolo di Angelo Pezzana dal titolo " Tra gli odiatori di Israele una nuova categoria appare: gli antisemiti ebrei".
Cominciano ad essercene troppi, chi legge inserisca quelli che conosce
“ Critico la politica del governo israeliano, non mi si vorrà dire che non è lecito “, è la frase che non manca mai nel repertorio a difesa di tutti quelli di tutti che da anni si sono specializzati nel diffamare, demonizzare, in una parola delegittimare l’esistenza stessa di Israele. “Che razza di democrazia è mai quella israeliana se non mi è consentito esprimere critiche sul suo funzionamento “ continuano i sunnominati specialisti che, oltre a diffondere menzogne, sono anche responsabili di averle inventate. Più odiano lo Stato degli ebrei, più si sentono al riparo dalla accusa di essere antisemiti. “ Io antisemita ? Mai ! querelo chi mi accusa di esserlo “, ha dichiarato il filosofo “debole” Gianni Vattimo, dopo aver sostenuto che per capire Israele era ritornato il tempo di rileggere i “ Protocolli dei Savi di Sion”. Che, come ognun sa, è una blanda critica a come gli ebrei vedono il governo del mondo. Eppure, come Vattimo, si comportano coloro che chiedono a gran voce la fine della collaborazione accademica con le università israeliane, il boicottaggio dei prodotti, alimentari e non, che provengono dalla terra d’Israele, che definiscono apartheid l’unica democrazia del Medio Oriente, mentre si guardano bene dal protestare contro le violazioni macroscopiche del diritti umani che ogni giorno si commettono nella maggior parte degli stati (musulmani) della regione. E se poi uno Stato (l’Iran) dice apertamente che cancellerà Israele dalla carta geografica, non mi risulta che questa dichiarazione abbia suscitato orrore più di tanto, tant’è che la repubblica dei mullah, come la Libia di Gheddafi, sono a pieno titolo in tutti i consessi internazionali preposti alla .. tutela dei diritti umani e civili. Normale, no ? Per questo l’attenzione degli odiatori è sempre puntata su Israele, mica può essere distratta da queste sottigliezze. Perchè voler distruggere lo Stato degli ebrei non è essere antisemiti, viene infatti giudicato dalla gente che vuole "la pace prima di tutto" come una critica al suo governo. Questo modo di ragionare, giudicato inaccettabile da qualunque persona per bene, è invece lo scudo dietro al quale si riparano gli odiatori per odiat poter passare come semplici critici. E la cosa funziona, per quanto pazzesco possa sembrare. E funziona sempre meglio e di più da quando sul palcoscenico dell’odio sono entrati in scena gli antisemiti-ebrei, non una folta schiera, ma sufficiente a far parlare di sè i giornali di mezzo mondo. In America è stato Norman Finkelstein ad accusare Israele, ma anche gli ebrei della diaspora, di avere sfruttato la tragedia della Shoah per guadagnare il silenzio sui "crimini che Israele commette contro i palestinesi ". Che lo stesso Finkelstein sia un sostenitore di Hezbollah e che abbia paragonato Israele alla Germania nazista, non ha intaccato la sua fama presso coloro i quali vedono in questi accostamenti nient’altro che una critica al governo. Sorvolo su nomi di israeliani, sui quali Shalom si è già diffuso, se non per evidenziare che se le cose stessero come dicono gli odiatori, le carceri israeliane sarebbero piene di “oppositori”, mentre mi risulta il contrario. In Israele, ma aggiungerei nel mondo ebraico in generale, l’abitudine alla critica è un fatto talmente connaturato che sarebbe la sua limitazione a destare stupore. Storici, giornalisti, scienziati,politici, sono talmente liberi di sostenere le opinioni più estreme, e in contrasto feroce con le politiche governative, da rappresentare semmai un esempio per le democrazie occidentali in quanto a libertà di pensiero. Per questo Israele non prende in grande considerazione appelli e bollettini di pace che gli ebrei della diaspora, con regolarità,sottoscrivono per sottoscri "salvare il Paese dai suoi stessi errori". Alcuni tra i firmatari sono senza dubbio motivati da una forma di amore non corrisposto, ma la maggior parte vestono gli abiti da Primo Ministro con una disinvoltura che soltanto Sigmund Freud potrebbe spiegare. Al punto da augurarsi che siano Onu ed Unione europea a prendere in mano il destino della regione, perchè Israele, da sola, non avrà mai la forza, e il coraggio, di fare le scelte giuste per uscire da un conflitto che dura da troppo tempo. Chiedono che siano Germania, Austria, Francia, Inghilterra, Stati Uniti a prendere in mano il futuro del proprio popolo, e dello Stato che finalmente una generazione di eroi è riuscrita a ricostruire, dimenticando le responsabilità che quegli stessi Stati hanno avuto settant’anni fa nell’abbandono degli ebrei d’Europa. Dopo averne lasciati uccidere sei milioni, a quegli stessi Stati si chiede ora di intervenire sulle scelte che coinvolgono la sicurezza, e quindi il futuro, di altri sei milioni, vivi nella terra d’Israele.