Saramago è morto. La cultura è in lutto, titola “Il Giornale”. I benpensanti pure. Un odiatore di Israele in meno sulla faccia della terra, osservo io, capace di commenti deliranti come il seguente, che testualmente cito dal blog di Giuseppe Di Salvo:
«Nazioni Unite? Unite? Contando sulla complicità o la codardia internazionale, Israele se la ride di raccomandazioni, decisioni e proteste, fa quel che vuole, quando lo vuole e come lo vuole. Arriva al punto di impedire che entrino libri e strumenti musicali, come se si trattasse di prodotti che metterebbero a rischio la sua sicurezza. Se il ridicolo uccidesse, non resterebbe in piedi un solo politico o un solo soldato israeliano, questi specialisti di crudeltà, questi dottori in disprezzo che guardano il mondo dall’alto dell’insolenza che è la base della loro educazione. Geova, o Jahvé, o comunque si chiami, è un dio astioso e feroce che gli israeliani mantengono permanentemente aggiornato».
Un’osservazione per finire. Saramago ha lasciato questo mondo alla tarda età di 87 anni. Ciò a conferma che il ridicolo non uccide. Come nel suo caso, appunto.
Josè Saramago, ha speso la sua vita scrivendo modesti romanzi, animato però da un forte odio verso gli ebrei e il loro Stato.
Ha cambiato indirizzo, di sicuro si trova in un posto dove farà un gran caldo, dovuto soprattutto alle alte fiamme che lo circondano.
Non riposerà in pace. Lo merita.
IC redazione