Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 18/06/2010, a pag. 45, l'articolo di Lorenzo Salvia dal titolo " Quelle leggi razziali contro gli avvocati ".

Riccardo Pacifici
La scoperta è arrivata per caso. Gli operai stavano risistemando la sala udienze del Consiglio nazionale forense, nella sede del ministero della Giustizia. Hanno spostato un vecchio armadio che non veniva aperto da anni. E dentro hanno trovato un’agendina verde con 215 nomi, i 215 avvocati ebrei italiani che dal 1940 al 1943 vennero cancellati dagli albi professionali per effetto delle leggi razziali. È solo una piccola parte di quella terribile discriminazione: nell’agendina ci sono solo gli avvocati patrocinanti in Cassazione, difficile sapere quanti furono espulsi in tutto. Ma il presidente del Consiglio nazionale forense, Guido Alpa, ha deciso di «sottrarre all’oblio questa dolorosa vicenda storica». E nel farlo confessa il suo «disagio di giurista» perché la «persecuzione fu costruita con le parole ed i concetti del diritto». Una parte di quei documenti è esposta da ieri a Roma nell’ambito della mostra «Lawyers without rights» che nella sede del Consiglio, in via del Governo Vecchio 3, racconta le storie di quindici avvocati ebrei tedeschi perseguitati ai tempi del Terzo Reich. «Spesso — dice Riccardo Pacifici, presidente della comunità ebraica romana— il racconto della Shoah viene limitato all’orrore dei campi di sterminio. Ed è invece importante mostrare la meticolosità di questi atti preparatori. Difficile dire che gli italiani erano brava gente e le leggi razziali non vennero applicate».
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