Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 18/06/2010, a pag. 14, la breve dal titolo "Ue, sanzioni extra contro Teheran. Larijani: Pronti a contromisure", preceduta dal nostro commento. Da AGENZIA RADICALE l'articolo di Elena Lattes dal titolo " Iran, Onda verde e sanzioni sul nucleare ". Ecco i due articoli:
CORRIERE della SERA - " Ue, sanzioni extra contro Teheran. Larijani: Pronti a contromisure "
Ali Larijani, presidente del parlamento iraniano, ha dichiarato, riguardo all'inasprimento delle sanzioni UE all'Iran : "Gli europei si dovranno aspettare delle contromisure ". Quali sarebbero queste contromisure? Forse l'interruzione del programma nucleare? O qualcos'altro ?
Ecco l'articolo:
Ali Larijani con Mahmoud Ahmadinejad
BRUXELLES— I capi di Stato e di governo dell’Unione europea hanno concordato ieri nuove e più severe sanzioni contro l’Iran, tra cui misure per bloccare gli investimenti nel settore petrolifero e per limitare raffinazione e capacità di sfruttamento del gas naturale. La decisione dell’Ue non è però piaciuta alla Russia, che dice di essere «estremamente delusa». Le misure varate in sede europea si aggiungono a quelle decise il 10 giugno dal Consiglio di Sicurezza. Le misure Ue riguarderanno in particolare il commercio— tra cui quello di prodotti a doppio uso, civile e militare— le banche e le assicurazioni, il settore dei trasporti e settori chiavi dell’industria petrolifera e del gas. Per il presidente del Parlamento iraniano, Ali Larijani, la decisione di imporre nuove sanzioni è frutto delle «pressioni Usa» sull’Ue: «Gli europei si dovranno aspettare delle contromisure».
AGENZIA RADICALE - Elena Lattes : " Iran, Onda verde e sanzioni sul nucleare"
In cosa consistono le sanzioni recentemente approvate dall'Onu contro l'Iran e qual è la loro utilità? Cosa ci si può attendere dal regime e qual è il ruolo dell'Europa? Qual è lo stato di salute dell'Onda verde, il movimento di dissidenti che un anno fa manifestò contro il broglio elettorale che confermava Ahmadinejad e i conservatori al potere?
Sono queste le domande a cui hanno risposto Arturo Diaconale, Mariam Molavi, Fiamma Nirenstein, Carlo Panella e Davide Romano in un convegno organizzato da L'Opinione e dall'Associazione Libertiamo dal titolo: “Iran: quali sanzioni a un anno dalla Rivoluzione Verde?” moderato dal giornalista Stefano Magni.
Per quanto riguarda le sanzioni le opinioni dei vari relatori sono divergono un po'. Secondo Nirenstein sono utili poiché evidenziano uno dei problemi fondamentali e tendono a rendere più trasparente il programma nucleare, ma non sono risolutive perché monche: non toccano, infatti, l'importazione della benzina che l'Iran non sa produrre da solo e la cui scarsità, quindi, metterebbe in serie difficoltà il regime. Queste sanzioni, dunque, non bloccheranno la costruzione della bomba e sicuramente non impediscono il progresso balistico dei missili Shehab 2, 3 e, a breve, anche 4. Missili che possono raggiungere non solo tutto il Medio Oriente, ma anche l'Europa stessa.
Secondo Panella, invece, le sanzioni non solo non sono utili, ma sono pericolose perché sbagliate: non contemplano la vendita degli S300, batterie di missili di fabbricazione russa e soprattutto è sbagliata l'analisi che ha portato Stati Uniti ed Europa ad approvarle. Il giornalista del Foglio sostiene infatti che nessun governo occidentale capisce la filosofia dell'Uomo Nuovo che è alla base del regime degli Ayatollah e che è molto simile a quella del Nazismo: una filosofia che vuole esportare la Rivoluzione (da qui la partecipazione attiva negli attentati in Iraq, per esempio) e che mira a distruggere tutti coloro che vi si oppongono, il mondo ebraico in primis (oggi rappresentato in gran parte da Israele). La bomba nucleare non è l'obiettivo, ma una volta ottenuta servirebbe da deterrente per creare una rete di rapporti (che già si sta creando, con il Brasile, la Turchia e il Venezuela) e minacciare i Paesi a maggioranza sunnita e muovere guerra ad Israele in maniera indiretta, cioè utilizzando Hezbollah e Hamas.
Anche secondo Diaconale, le sanzioni non portano nulla di positivo, ma servono solo ad aumentare il consenso interno al regime. E l'Europa, in questo, si comporta come alla fine del Medio Evo, quando abbandonò i regni cristiani in Medio Oriente, abbandonandoli di fatto, nelle mani dell'invasione musulmana.
Cosa si può fare allora per evitare una guerra che nessun Paese democratico vuole, ma che sembra così incombente? Romano, editorialista di Repubblica, propone di cambiare la politica economica europea, ma soprattutto di abbandonare quel doppio standard che porta a boicottare, condannare e ostacolare in vari modi Israele e ad ospitare il dittatore iraniano o a passare sotto silenzio i crimini dei suoi emissari in Europa (come è il caso, per esempio di quel giornalista, accusato di spionaggio e traffico d'armi che continua, nonostante ciò, a far parte della Federazione Italiana della Stampa estera e a lavorare indisturbato in Italia).
La politica economica attuale consiste troppo spesso in giri di mercato tali che portano i Paesi europei a fornire di armi quei regimi che poi hanno intenzione di usarle contro di noi. L'Italia, quindi, dovrebbe sospendere le relazioni commerciali con la Repubblica Iraniana, soprattutto per quanto riguarda il fattore energetico. Tutti concordano, infine, che i governi democratici dovrebbero sostenere la dissidenza iraniana, che, secondo Mariam Molavi, presidente delle Donne Iraniane in Italia, non è unita, ma è più forte e in continuo cambiamento: non è più infatti portata avanti dai politici dell'opposizione, ma trainata dal popolo stesso che ha cambiato il motto da “Dov'è il mio voto”, urlato nelle piazze durante le manifestazioni dell'anno scorso a “Libertà e giustizia”.
La Molavi denuncia anche la tendenza, occidentale, sbagliatissima, ad accomunare gli iraniani agli arabi, quando invece è l'unico popolo del Medio Oriente, insieme a quello israeliano, a non esserlo e ad aver mantenuto la propria millenaria cultura pre-islamica (zoroastriana). Panella denuncia l'interruzione dei finanziamenti alle associazioni iraniane negli USA da parte del governo Obama che aggrava la situazione dell'Onda Verde e che rischia di fallire non per colpa della feroce repressione, ma oltre che per la sospensione degli aiuti esteri, anche per il mancato sostegno da parte dei “Bazaari”, gli attori dell'economia iraniana.
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