Può essere che la libertà di stampa corra pericoli. Grazie alla censura islamica Commento di Ruggero Guarini
Testata: Il Foglio Data: 17 giugno 2010 Pagina: 2 Autore: Ruggero Guarini Titolo: «E’ vero, la libertà di stampa è morta, e la colpa è anche di Maometto»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 17/06/2010, a pag. 2, l'articolo di Ruggero Guarini dal titolo " E’ vero, la libertà di stampa è morta, e la colpa è anche di Maometto".
Piccolo contributo in forma di ingenuo quesito al battibecco in corso sulla morte della libertà di stampa: per quale oscura ragione nessun nostro cavaliere della grande guerra contro la legge bavaglio non ha mai finora creduto opportuno annunciare non dico con un urlo ma nemmeno con un sussurro che la sua bella Angelica, questa fanciulla sempre bramosa di libere informazioni, non solo in Italia ma in Europa e in tutto l’occidente, anzi forse in tutto il mondo, è veramente spacciata da un pezzo, solo che ad accopparla non è stato affatto, come vanno starnazzando tanti gonzi nostrani e forestieri, il furore del tiranno di Arcore ma l’orgoglio di Maometto? Eppure è evidente che se c’è un fattore che sta costringendo da un pezzo le democrazie europee a contrarsi, rannicchiarsi e rinnegarsi rinunciando un po’ dovunque ai suoi massimi princìpi, e in primo luogo a quello della libertà di pensiero e d’espressione, questo fattore è appunto (altro che legge bavaglio!) il risveglio musulmano. La democrazia, in Europa e in tutto l’occidente, può anzi dirsi già defunta per la semplice ragione che la paura destata dal terrorismo islamista ci ha già indotti a sospendere quello che dovremmo considerare appunto la principale prerogativa (“le propre” direbbe Rabelais) dell’uomo occidentale: la libertà di parola. In Europa, la chiesa e lo stato si sono combattuti per secoli. Ognuno dei due poteri aspirava a fagocitare l’altro ma per fortuna questo non è mai avvenuto. Soprattutto i due poteri non si sono mai fusi e compattati: non hanno, cioè, mai raggiunto quella perfetta unità che è forse il contrassegno di ogni totalitarismo, sia teocratico che partitico. E questo ha consentito che gradualmente potesse formarsi quello spirito europeo che si riconosce proprio nel principio della libertà di pensiero e di espressione. E’ un principio che ha prodotto effetti straordinari. Basti pensare alla diffusione che negli ultimi tre o quattro secoli, in tutta l’Europa cristiana, nonostante gli ostacoli opposti dalle chiese alla libera attività editoriale, ha avuto la produzione intellettuale (letteraria, poetica, artistica, filosofica) di schietto orientamento anticattolico e financo anticristiano. Uno dei casi in questo senso più clamorosi nella storia dell’editoria europea è forse il fatto arcinoto che ormai da molti decenni, in tutte le librerie europee, è possibile comprare quel formidabile attacco al cristianesimo che è il saggio di Nietzsche intitolato “L’anticristo” (1888). Ebbene: c’è oggi un solo editore europeo che oserebbe pubblicare un libro intitolato “L’antimaometto”? Non solo è evidente che questo editore non c’è. Ma ancora più evidente è il fatto che non ci sia e non possa esserci sembra a tutti, ormai, naturale, comprensibile e acettabile. E questo in un’Europa che non solo si dice nata dai lumi, ma osa persino contestare le proprie radici cristiane in nome di una concezione del mondo, della libertà e della politica centrati sulla libertà di pensiero e di espressione! E forse non è un caso che il suo gagliardo anticlericalismo e il suo fiero progressismo, entrambi di marca ottocentesca, stiano rivelando la loro essenziale bêtise, in tutto conforme allo stile del flaubertiano Monsieur Homais, (il famoso farmacista-giornalista di “Madame Bovary”), nel momento stesso in cui il suo principale valore, la libertà di parola, viene deriso e umiliato dall’orgoglio musulmano…
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