mercoledi` 27 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Informazione Corretta Rassegna Stampa
14.06.2010 Il Fallimento della dottrina Obama
L'analisi di Zvi Mazel

Testata: Informazione Corretta
Data: 14 giugno 2010
Pagina: 1
Autore: Zvi Mazel
Titolo: «Il fallimento della dottrina Obama.»

Il fallimento della dottrina Obama.
Il tentativo di appeasement dell' Islam non sembra servire all'America.
di Zvi Mazel
(Traduzione a cura di Laura Camis de Fonseca)


Zvi Mazel

Per migliorare i rapporti con i paesi arabi e islamici il presidente Obama ha avviato una nuova politica di appeasement, ben diversa da quella del suo predecessore, che era rivolta a combattere ed isolare gli estremisti mussulmani.
Questa settimana ci ha di nuovo dolorosamente ricordato che significa tale politica.
Ryan Crocker, Ambasciatore in Iraq dal 2007 al 2009, ha invitato ad aprire il dialogo con Hezbollah, dicendo che "è parte del panorama politico libanese, e dobbiamo aver rapporti diretti con loro'.
Jeffrey Feltman, Vicesegretario di Stato per il Medio Oriente, ha subito negato che ciò sia previsto. Secondo la Reuters, Feltman ha detto che Washington potrebbe pensare a cambiare il proprio atteggiamento se Hezbollah rinunciasse alla propria milizia armata, abbandonasse il terrorismo e diventasse parte 'normale' del tessuto politico libanese.
Crocker oggi è in pensione, ma certamente è al corrente che John Brennan, assistente del Presidente per la sicurezza nazionale e il contro-terrorismo, ha spesso accennato che l'Amministrazione ha interesse a rafforzare gli 'elementi moderati' in Hezbollah.
Appena due mesi fa, a inizio aprile, la casa Bianca ha dichiarato che non avrebbe più usato i termini di 'Islam estremista e militante'. In un discorso dello scorso maggio al Centro di Studi Strategici e Internazionali John Brennan ha descritto gli estremisti violenti come vittime di 'forze politiche, economiche e sociali', ed ha aggiunto che chi pianifica attacchi contro gli Stati Uniti non deve essere descritto in 'termini religiosi'.
In altre parole secondo Brennan non c'è un fattore religioso dietro ai terroristi islamisti quando uccidono donne e bambini - anche se loro stessi proclamano incessantemente di combattere per imporre la legge islamica al mondo.
A dicembre 2009 Nicole Chapman, capo del Servizio per l'Egitto al Dipartimento di Stato, ha dichiarato al giornale egiziano “Almasry Alyom” che gli Stati Uniti avevano aperto il dialogo con i Fratelli Mussulmani in Egitto incontrandone i capi, senza fornire dettagli sull'incontro.
Alla domanda 'perchè allora gli Stati Uniti rifiutano di parlare al capo di Hamas Khaled Mashaal', ha risposto 'Lavoriamo con tutte le parti politiche, incluse quelle che confluiscono nel filone dell'islamismo politico in qualunque paese del mondo'.
Il gennaio successivo il Segretario di Stato Hillary Clinton ha tolto il divieto di ingresso nel paese imposto sei anni prima a Tarik Ramadan, nipote del fondatore dei Fratelli Mussulmani Hassan al-Banna, che è oggi considerato il più influente rappresentante del movimento in Europa e il migliore propagandista dell'Islam radicale in Occidente.
In omaggio alla nuova politica della casa Bianca, Ramadan è entrato negli Stato Uniti con un contratto di docenza all'Università di Notre Dame.

Le contraddizioni della nuova politica.

Questa nuova politica americana è densa di contraddizioni. Come è possibile avviare un dialogo con Hezbollah, organizzazione creata, aiutata e finanziata dall'Iran e sotto il controllo diretto delle Guardie Rivoluzionarie, che lo riforniscono di armi e non permettono divergenze sulla politica nei confronti di Israele e dell'Occidente?
Gli Stati Uniti hanno anche fatto un'apertura alla Siria, sperando che tagliasse i rapporti con l'Iran, cessasse di dare appoggio a Hezbollahe lasciasse andare la propria morsa sul Libano, ma senza risultati. Nel frattempo gli Stati Uniti hanno evitato di offrire aiuto, anche morale, alla popolazione iraniana che protestava per il 'furto di voti' alle scorse elezioni.
Tornando ai Fratelli Mussulmani, l' "Islam Estremista" che la Casa Bianca vuole eliminare dal vocabolario politico è il cuore di questo movimento, che ha minacciato l'Egitto negli ultimi 80 anni, e che è stato trattato e processato come tale da tutti i governi egiziani.
Il presidente Mubarak combatte questo gruppo perchè costituisce una minaccia alla stabilità del paese. Il motto dei Fratelli Mussulmani rimane sempre lo stesso: "La soluzione è l'Islam".
Come possono gli Stati Uniti dialogare con una organizzazione che è fuorilegge in un paese amico e alleato? Occorre leggere questa politica di appeasement a ogni costo nell'ambito delle prime azioni di Obama in quanto Presidente. Il primo giorno, alla cerimonia di giuramento, nominò l'Islam prima dell'Ebraismo come elemento costitutivo della tradizione USA ( quando e come non si sa bene...), aggiungendo che nel paese vivono circa 9 milioni di Mussulmani, numero ampiamente esagerato.
La sua prima intervista fu rilasciata ad al- Arabyia, noto canale televisivo saudita - poi andò in Turchia e quindi al Cairo dove tenne il suo famoso discorso, in cui sostenne che gli Stati Uniti e l'Islam hanno comuni valori di giustizia e progresso, tolleranza e rispetto.
Forse tagliare braccia e gambe, uccidere gli omosessuali, lapidare le adultere, condannare a morte gli apostati configurano valori di giustizia e di progresso?
E che dire dei Talebani, di Ahmadinejad o di al-Awlaki, che incitarono il Maggiore Nidal Malik Hassan ad uccidere i suoi commilitoni americani?

Più pressione su Israele.

Sfortunatamente la nuova politica di appeasement include un aumento della pressione su Israele e l'abbandono di una solidarietà di lunga durata.
La richiesta di colloqui indiretti con i Palestinesi e di congelamento di nuove costruzioni anche a Gerusalemme è un rovesciamento totale della posizione americana tradizionale.
Ha mandato all'aria il successo fondamentale del pur instabile equilibrio raggiunto ad Oslo: colloqui diretti e senza precondizioni.
Abbas e l'intero mondo arabo hanno subito fatte proprie le nuove condizioni poste da quello che era stato sino a quel momento il maggiore alleato di Israele.
L'America è andata poi oltre. Lo scorso mese alla riunione periodica di revisione dell'impianto del Trattato di Non Proliferazione Nucleare ha fatto propria una risoluzione che chiede ad Israele di firmare il Trattato e indice una riunione speciale fra due anni per controllare l'implementazione.
Nel suo l'appeasement degli stati arabi e islamici, incluso l'Iran, l'America ha deliberatamente ignorato il fatto che Israele deve far fronte alle minacce congiunte di Iran, Hezbollah e Hamas, che insieme proclamano di voler cancellare Israele dalla faccia della terra.
E' la percezione di un indubbio indebolimento dell'appoggio americano ad aver indotto la Turchia a montare una deliberata provocazione contro Israele.
Una mossa che ha avuto l'applauso del mondo arabo e della sinistra europea, con il presidente Obama pronto a esprimere ad Erdogan le condoglianze per l'uccisione di pacifici cittadini turchi (non sapeva che appartenevano ad un gruppo di terroristi islamici?), e d'accordo a partecipare ad un incontro immediato del Consiglio di Sicurezza che avrebbe condannato Israele e richiesto la fine del blocco navale a Gaza.
E quale è il risultato di questa politica? Nessuno.
Nessun paese ha cambiato la propria politica nei confronti di Israele o degli Stati Uniti.
Al contrario, ora aumentano le richieste, perchè ci si aspetta che Washington farà più pressione. Per decenni gli Stati Uniti hanno dimostrato con fatti e parole di difendere Israele. L'opinione pubblica americana è in maggioranza pro-Israele, così come il Parlamento e la stampa. Ma il potere esecutivo risiede alla Casa Bianca, e lì soffia un vento nuovo.
Nonostante le dichiarazioni frequenti di Obama di volere la sicurezza di Israele, non è chiaro che cosa succederebbe davvero in caso di una guerra importante fra Israele e i suoi nemici giurati.
Che cosa succederebbe se le sanzioni contro l'Iran non costituissero un deterrente e l'Iran avesse armi nucleari?
L'America interverrebbe, o ... lascerebbe Israele a battersi da sola?

(Zvi Mazel, giàAmbasciatore israeliano in Romania, Svezia ed Egitto,
membro del Jerusalem Centre for Pubblic Affairs and State)


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT