Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 14/06/2010, a pag. 12, l'articolo di Guido Olimpio dal titolo " Bagdad, i qaedisti diventano rapinatori ".
La notizia è stata trattata anche da Il GIORNALE con un articolo di Gian Micalessin e da REPUBBLICA, con un breve articolo non firmato.
Ecco il pezzo di Guido Olimpio:

Attacco alla banca centrale di Baghdad
Predoni e terroristi. Mescolano tattiche militari al «prendi i soldi e scappa» dei banditi. Un piano— secondo le autorità irachene — dei qaedisti per finanziarsi e destabilizzare il Paese. L’ultimo colpo è di queste ore, nel cuore di Bagdad e alla vigilia della convocazione del nuovo Parlamento. Un commando ha preso d’assalto la Banca centrale provocando una strage: 26 i morti, 60 i feriti. Una situazione rimasta confusa fino a notte tarda: alcune fonti parlano di persone in ostaggio mentre una fonte ufficiale ha sostenuto che «adesso è tutto sotto controllo», con i criminali annientati o fuggiti. Il denaro, aggiungono, «non è stato toccato».
La ricostruzione. Sono le 15 di ieri. Una bomba esplode vicino a un grande generatore, quindi un uomo vestito da soldato si avvicina all’ingresso dell’istituto finanziario e si fa saltare uccidendo alcune guardie. Entra in azione il resto del commando. Vengono presi molti ostaggi mentre altri attentatori suicidi — forse 8 — azionano le cariche per impedire alla polizia di intervenire. Un’avanzata ostacolata anche dal tiro di cecchini appostati sul tetto. L’assedio sarebbe continuato fino a tarda sera, con un susseguirsi di informazioni contrastanti.
La dinamica dell’assalto combacia con il modus operandi di un’organizzazione che il governo sospetta sia legata alla Al Qaeda locale o, comunque, a formazioni ribelli. Da oltre un anno diverse gang prendono di mira banche e gioiellerie. Ma non si limitano a saccheggiarle. I colpi sono accompagnati da stragi.
Nel luglio del 2009 un commando porta via 7 milioni di dollari dalla Rafidain Bank, 8 tra impiegati e guardie freddate da armi dotate di silenziatore. Neppure venti giorni fa la scorreria lungo la Strada Numero 20 di Bagdad. La sequenza è da film. I terroristi predoni (almeno 17) fanno esplodere una bomba per strada, quindi piombano nella via divisi in piccoli team di 2 o 3 elementi. Sparano con mitra e lanciagranate. Basta un quarto d’ora per far fuori 14 persone. Una al minuto.
Non diverso quello che accade in altre rapine, dal Nord al Sud del Paese, tutte segnate da una violenza cieca. I rapporti confermano: sono ben addestrati, hanno un arsenale potente, godono di complicità, non temono di attaccare in prossimità di posti di blocco, cercano i soldi e il massacro. Ma, in alcune occasioni, si comportano come Arsenio Lupin. Da una banca di Najaf portano via l’equivalente di 5 milioni di euro con l’aiuto di un complice. Lui è una delle guardie in servizio e durante la cena versa del sonnifero nel tè dei suoi colleghi. A mezzanotte apre i portoni alla gang che se la batte con sacchi pieni di denaro.
La pista del terrorismo sarebbe sostenuta non solo dai sospetti. In aprile, i servizi di sicurezza hanno sequestrato documenti elaborati da «Al Qaeda nella terra dei due fiumi». Si parla di operazioni clamorose ma anche di assalti a gioiellerie e banche.
Per l’intelligence i terroristi, a corto di finanziamenti, hanno accresciuto le attività criminali. Con le rapine riempiono le loro casse e tengono in scacco la società. Inoltre reagiscono alla cattura dei due principali leader con azioni spettacolari quanto distruttive. Da lanciare in momenti chiave.
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