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Ugo Volli
Cartoline
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Bisogna essere grati a Fidel 13/06/2010

Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

" Bisogna essere grati a Fidel "


Raul e Fidel


Cari amici,
avete mai pensato come ci si sente ad essere un dittatore? Disporre della vita e della morte di tutti, delle loro proprietà, del modo di vivere, essere ascoltati solo da servi, dover temere sempre per la propria vita perché sotto l'adulazione c'è sempre l'odio, essere responsabili di tutto e spesso anche di morti e dolori infiniti... Di dittatori in questo momento non vi è certo carenza, ma il decano della categoria, il Grande Dittatore per eccellenza è senza dubbio Fidel Castro: regna, pensate, dall'8 gennaio 1959, sono ormai cinquantuno anni e mezzo: meglio, molto meglio di Franco e Salazar, di Mao Tse-Tung e di Mussolini, di Saddam Hussein e di Khomeini, un vero e proprio record mondiale.
Quanta gente ha ammazzato Castro con le sue mani? Quanti ne ha fatto ammazzare in maniera più o meno diretta perché disobbedienti, perché non allineati politicamente, perché omosessuali, perché gli apparivano pericolosi per il suo potere personale, perché benestanti, perché riluttanti all' "ordine socialista", perché imparentati con una delle categorie precedenti?
Ci sarà mai una statistica? Non sappiamo, non importa. Tutti quelli che potevano sono scappati, gli altri sperano che prima o poi molli la presa, lui crepi e il paese torni alla vita.
Ma Castro non molla, ha 84 anni, a quanto dice la rivista "Forbes", ha messo da parte un patrimonio di 900 milioni di dollari, ha superato una difficile malattia negli anni scorsi, cedendo il controllo formale sulla "repubblica unitaria e democratica" di Cuba, "in cui il potere è esercitato dal popolo" (Art. 1 della Costituzione)... indovinate a chi? Sì, ricordate bene, al fratellino Raul! Questa sì che è democrazia. Ereditaria, come in Siria e in Corea del Nord.

L'ultima parola naturalmente resta a lui, perché un dittatore che non abbia davvero più potere è un dittatore morto; ma evidentemente si è liberato del lavoro quotidiano e gli rimane del tempo libero. Sicché, essendo notoriamente persona verbosissima, che quando era in forma faceva comizi della durata media di sei ore (e nessuno si sognava di andarsene o di sbadigliare, tant'è la forza della democrazia), si è messo a scrivere certe "riflessioni" pubblicate obbligatoriamente dai giornali cubani, sempre in nome della democrazia. L'ultima è arrivata anche qui da noi, sugli echi della grande propaganda per la flottiglia filo-Hamas. E merita di essere registrata perché Castro non è abituato a misurare le parole, dato che da sessant'anni chi lo contraddice muore.

Ecco qualche frase della sua "riflessione", riportata dai giornali italiani (per esempio http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/p/mondo/2010/06/11/AMp8Q2lD-bandiera_israele_svastica.shtml): "La croce uncinata del nazismo pare oggi essere la bandiera d’Israele [...] l’odio dello stato d’Israele contro i palestinesi è tale che non avrebbe dubbi a inviare il milione e mezzo di uomini, donne e bambini di quel Paese ai crematori nei quali furono sterminati milioni di ebrei di tutte le età."

Acuto, non vi pare? Diretto, sincero, chiarissimo. Senza compromessi.
Quel che la propaganda islamista cerca di far intendere senza dirlo troppo apertamente, il Grande Dittatore lo dice così, papale papale. Magari sbaglia i numeri (i palestinesi sono molto di più di un milione e mezzo), ma di nazismo certamente se ne intende, dato che l'organizzazione del governo del suo paese non è molto diverso da quello instaurato da Hitler: partito unico, elezioni farsa, intervento del regime in ogni aspetto della vita, irreggimentazione generale, polizie segrete, campi, prigioni, tribunali che eseguono le decisioni del partito...

Non val la pena naturalmente di discutere qui chi vuol mandare chi ad Auschwitz. Lo ha appena chiarito la voce anonima che ha risposto all'intimazione di arresto alla Mavi Marmara così: "Tornatevene ad Auschwitz!", o Helen Thomas, la decana molto progressista dei giornalisti americani accreditati alla Casa Bianca. Ecco il dialogo: "Any comment on Israel?". "Tell them to get the hell out of Palestine". "So where should they go?". "They go home". "Where's the home?". "Poland. Germany". Cioè: "Cosa pensa di Israele?". "Ditegli che se ne vadano al diavolo fuori dalla Palestina". "Dove devono andare?". "A casa". "Dove è la loro casa?". "In Polonia, in Germania".

Ma bisogna essere grati a Fidel, l'arcicomunista oltre che Grande Dittatore. Ha chiarito a tutti, anche ai più confusi che non mancano nel mondo ebraico, che se si è comunisti non si sopporta Israele. E che chi vuol essere amico di Israele non può certo trovare simpatici i comunisti.

Ugo Volli


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