Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Geert Wilders: da xenofobo ad anti-islamico La cronaca di Luigi Offeddu
Testata: Corriere della Sera Data: 13 giugno 2010 Pagina: 12 Autore: Luigi Offeddu Titolo: «Olanda, l'anti-islamico Wilders verso l'ingresso al governo»
Sul CORRIERE della SERA di oggi, 13/06/2010, a pag. 12, un articolo di Luigi Offeddu, dal titolo: "Olanda, l'anti-islamico Wilders verso l'ingresso al governo", sul prossimo governo olandese. Notiamo un lieve miglioramento per quanto riguarda la qualifica di Geert Wilders, oggi non più xenofo ma anti-islamico. Sbagliata pure quest'ultima, in quanto il leader del Pvv è un liberale giustamente preoccupato di fronte all'invasione del fondamentalismo islamico in Olanda e in Europa. Ecco il pezzo: Il corpo di Theo Van Gogh, ammazzato da un islamico nel 2004
BRUXELLES — Il via libera più importante, e certo più inatteso, è giunto da Job Cohen: proprio lui, il capo dei laburisti, ha detto alla regina Beatrice che il nuovo governo dell’Olanda dovrà imbarcare l’estrema destra del Pvv, il Partito della libertà fondato dal crociato anti-Islam Geert Wilders. Lo stesso aveva detto poco prima il vincitore — almeno formale — delle ultime elezioni, Mark Rutte, il capo del partito liberale Vvd. E così, la regina ha fatto quanto rientrava nei suoi compiti istituzionali: terminate le prime consultazioni post-elettorali e raccolte le indicazioni dei vari leader, ha nominato un «esploratore» o «informatore» nella persona del liberale Uri Rosenthal, e lo ha incaricato di aprire formalmente le trattative, in quella precisa direzione. Saranno «molto complicate», hanno ammesso Rutte e gli altri. E ben inteso, tutte le ipotesi di coalizione fatte subito dopo il voto restano sul tappeto: ma quella su cui si punterà subito sarà appunto la coalizione di destra basata sull’asse Pvv-Vvd, più altri comprimari. «Tutti i partiti che facevano parte del precedente governo hanno perso voti, nessuno escluso— ha detto dal canto suo Wilders alla regina — ed ora bisogna rendere giustizia al risultato delle elezioni formando una coalizione con i due partiti che le hanno vinte, il Vvd e il Pvv. E dovremmo anche muoverci tutti rapidamente». A sinistra Mark Rutte, a destra Geert Wilders
Ciò che non ha detto, e che però tutti hanno ben chiaro fin d’ora comunque vadano a finire i negoziati, è che in Olanda c’è già stata una svolta, e che questa svolta può dirsi in un certo senso storica: la marcia cominciata da Wilders nel 2005, quando lasciò proprio i liberali per fondare il suo Pvv nel segno della lotta «all’islamizzazione dell’Europa», è giunta alla soglia del governo. Non è ancora detto che quella soglia venga varcata. Ma certo, il fatto che in queste ultime elezioni Wilders abbia più che raddoppiato i propri voti, per di più in una campagna elettorale tutta imperniata sulla crisi economica e non sui temi dell’immigrazione extracomunitaria, è stato decisivo. Come ha detto egli stesso, con la consueta noncuranza un po’ guascona, «ora non possono più ignorarci». A confermare la sua tesi, ha trovato proprio Job Cohen, il socialdemocratico ex-sindaco di Amsterdam, colui che incarna idee diametralmente opposte e che ha fatto del dialogo con i musulmani un punto di forza di tutte le sue battaglie politiche. Per idee, biografia e anche tipo umano, nessuno potrebbe essere probabilmente più lontano da Wilders di quanto non lo sia Cohen. E proprio Cohen ha spiegato alla regina Beatrice che preferirebbe qualcun altro alla guida del futuro governo; ma «a questo punto una coalizione fra liberali e Pvv andrebbe presa in seria considerazione»: perché la crisi economica è seria, e può essere affrontata solo «da un governo coeso, i cui componenti nutrano una forte fiducia reciproca».
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