Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 10/06/2010, a pag. 16, gli articoli di Davide Frattini titolati " I talebani uccidono un bimbo di 7 anni: Spiava per il governo " e " Costretti ai lavori forzati e 'curati' con dosi di oppio. L’inferno dei piccoli afghani ".
" I talebani uccidono un bimbo di 7 anni: Spiava per il governo "


Talebani
Accusato di spiare per il governo afghano, catturato, processato e giustiziato dai talebani a 7 anni. A Sangin, provincia di Helmand, dove insorti e truppe della coalizione si scontrano da mesi. È stato accusato di spiare per il governo afghano, il nemico. I talebani l’avrebbero giustiziato a sette anni, dopo averlo catturato e processato. A Sangin, provincia di Helmand, dove gli insorti e le truppe della coalizione si scontrano ogni giorno da mesi. Qui si sono concentrati per ora i rinforzi approvati da Barack Obama, qui i miliziani hanno risposto con la loro offensiva di primavera, chiamata Al Fatah (vittoria in arabo).
L’esecuzione del bambino è stata raccontata da Daud Ahmadi, un portavoce del governatore locale. Non è stato possibile verificarla in modo indipendente e i talebani non hanno commentato. Anche perché sarebbe in contraddizione con il codice distribuito dal Mullah Omar alle sue truppe. Il leader del movimento incita i combattenti a risparmiare i civili e a conquistare i «cuori e le menti» dei contadini.
A Sangin, i guerriglieri hanno anche abbattuto un elicottero Nato, uccidendo quattro soldati americani. In 72 ore, la coalizione ha perso venti militari, caduti in imboscate o colpiti dagli ordigni improvvisati nascosti sulle strade.
Un commando talebano ha assaltato in Pakistan un convoglio di rifornimenti per le truppe internazionali, oltre settanta veicoli militari carichi di carburante ed equipaggiamento. Il raid a Rawalpindi è avvenuto di notte, prima che la colonna ripartisse. I miliziani hanno incendiato i camion e le autobotti, ammazzato otto tra autisti e guardie private. Il Pentagono ha minimizzato l’attacco: «Sono riusciti a distruggere una piccola parte dei nostri rifornimenti».
Alla fine del 2008, una serie di attentati contro convogli che partivano dal Pakistan (allora erano l’80 per cento del totale) aveva spinto gli americani a studiare nuovi percorsi. «Abbiamo strade alternative», ha commentato Cynthia Bowers, una portavoce. La metà degli approvvigionamenti continua a passare per queste regioni di confine. Stanley McChrystal, comandante delle forze Isaf, ha annunciato che «Cooperazione Kandahar» sta per iniziare. Il generale non la chiama offensiva e parla di «un’operazione graduale, non solo militare, che potrà durare anche mesi». La Nato vorrebbe ripulire l’area di Kandahar dai talebani e portare la sicurezza in una zona dove ieri sono morte trentanove persone in un’esplosione che ha spazzato via un banchetto di nozze.
"Costretti ai lavori forzati e 'curati' con dosi di oppio. L’inferno dei piccoli afghani"

Quando un bambino afghano compie cinque anni, festeggia l’aver superato la data di scadenza che la contabilità della sofferenza gli ha etichettato addosso alla nascita (è il peggior Paese al mondo per sperare di raggiungere quell’età). Se è una bambina, è probabile che non si prepari ad andare a scuola (il 90 per cento delle ragazze non riceve un’istruzione) ed è fortunata se non verrà forzata a sposare un uomo più vecchio che non conosce ma che i suoi genitori conoscono da sempre (il 43 per cento delle donne viene data in moglie sotto i 18 anni, la Costituzione fissa il limite a 16). Kadija, 13 anni, e Basgol, 14, hanno provato a fuggire vestite da maschi. La polizia ha fermato il minibus, le ha fatte scendere e le ha rimandate al villaggio. Dove sono state frustate in pubblico, prima di consegnarle ai futuri coniugi (le sevizie sono state denunciate dall’Afghanistan Independent Human Rights Commission, senza ottenere l’intervento del governo)
L’anno scorso sono morti 1.050 bambini (fonte Afghanistan Rights Monitor), almeno tre al giorno, in attentati, ordigni nascosti tra le pietre della strada, bombardamenti, scontri tra i talebani e le forze internazionali. E’ la guerra. In Afghanistan, muoiono 850 bambini al giorno, uno ogni due minuti, per diarrea, polmonite, malnutrizione. E’ la pace distratta dalla guerra. Il 26 dicembre in un raid nella provincia di Kunar, soldati Nato hanno ucciso sette studenti (tra gli 11 e i 18 anni), convinti che stessero di sentinella a un laboratorio per esplosivi. In febbraio, la coalizione ha ammesso che si trattava di civili disarmati.
Nella prigione di Pul-i-Charki, mura sovietiche alla periferia trafficata e polverosa di Kabul, 60 bambini sono stati incarcerati con le madri. Fatima (uno pseudonimo) ci è entrata a 8 anni, quando i giudici hanno condannato la mamma a passarne 11 in cella. I bambini mangiano lo stesso rancio preparato per i genitori (senza i requisiti nutritivi necessari, denunciano le Nazioni Unite) e non frequentano le lezioni, che pure la legge afghana garantirebbe. A Pul-i-Charki è passato nel 2002 Mohammed Jawad, arrestato a 12 anni con l’accusa di essere un terrorista (sotto tortura ha confessato di aver tirato una granata contro una jeep militare). Da lì è stato a trasferito a Guantánamo ed è diventato grande nel campo che gli americani hanno allestito a Cuba per i «nemici combattenti». E’ tornato a casa nove mesi fa.
Omicidi, stupri, bambini arruolati nell’esercito dei talebani o mandati al supplizio come kamikaze. Sono state 2.080 le gravi violazioni ai diritti dell’infanzia conteggiate nel censimento del sopruso (ancora Afghanistan Rights Monitor, 2009). I bambini finiscono ai lavori forzati, dalla povertà e dalla disperazione. Nella provincia di Nangarhar, 556 famiglie vivono in capanne di fango attecchite attorno a 38 fabbriche di mattoni. Qua dentro lavorano 2300 bambini e bambine, 12 ore al giorno per ripagare i debiti contratti dai genitori con i padroni. «Parliamo di 800, 1000 dollari. Al massimo 2000. Cifre enormi per questo Paese, ci vogliono anni per restituire tutto», dice Haji Hayat Khan, direttore del dipartimento per gli Affari sociali della zona.
Nei villaggi del Badakhshan, isolati tra le montagne del Pamir, le madri usano l’oppio (l’Afghanistan copre il 93 per cento della produzione mondiale) come una medicina o un calmante per i figli. «Anche tre volte al giorno, non sanno che fa male», scrivono le Nazioni Unite in un rapporto.
Sberle, calci, orecchie tirate, pugni, bastonate, insulti sono considerati metodi normali per trattare i figli, racconta in un documento l’Afghanistan Research and Evaluation Unit, che raccomanda di educare i genitori «alla consapevolezza della violenza sui bambini».
L’Afghanistan è uno dei peggiori posti al mondo dove nascere, dicono le statistiche, e dove tornare se si è bambini, rinfacciano le organizzazioni per i diritti umani al governo britannico. Che ha deciso di espellere da Londra i minori non accompagnati e rispedirli a Kabul. Il piano prevede di rimpatriarne almeno 12 al mese, nei campi inglesi per gli immigrati ci sono 4.200 bambini, la maggior parte afghani. Non tornano a una casa, da soli sono arrivati e da soli ripartono.
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