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" Non ci fermeranno", dichiaravano sulla Rachel Corrie. Invece li hanno fermate e condotti buoni buoni al porto di Ashdod. Se vede che gli esempi servono. Riprendiamo le cronache di oggi, 05/06/2010, dalla STAMPA, dal CORRIERE della SERA, preceduta da un nostro commento, da LIBERO e dal GIORNALE, due servizi che raccontano la drammatica esperienza dei soldati israeliani. La Stampa-Aldo Baquis: "La Rachel Corrie in rotta per Gaza: Non ci fermeranno" Si fermano, si fermano.... TEL AVIV Corriere della Sera- Francesco Battistini: " La Carrie avanza, Israele 'non arriverà a Gaza " Battistini, in un servizio di cronaca, diverso da una analisi, farebbe bene a lasciare fra i tasti del PC le sue opinioni personali ed evitare i toni propagandistici che gli sono spesso abituali. Come può verificare chiunque leggendo il pezzo che segue. Da confrontare con la cronaca di Baquis che lo precede.
Avanza, ma solo fino a Ashdod GERUSALEMME — E la nave va. Come in un sequel, quando la tragedia sembra finita e si piangono i morti, quando ancora si recrimina su violenze e negligenze e già si va verso i titoli di coda, ecco l’ultimo colpo di scena. Un’altra nave. Che sembrava non dovesse mai salpare, che fosse mezza rotta, che fosse d’accordo per rinunciare... La davano al largo di Cipro, poi in acque libiche. Giuravano ci avesse ripensato, e che non avesse nessuna voglia di votarsi al martirio come la «Marmara» dei turchi. E invece, eccola spuntare all’orizzonte delle acque israeliane. La «Rachel Corrie» — bandiera irlandese, 38 metri e 1.800 tonnellate, noleggiata dal Free Gaza Movement per 70 mila euro e ribattezzata col nome di un’americana schiacciata mentre contestava un bulldozer israeliano, a bordo cemento, giocattoli, medicinali e carta, a scrutare da prua 15 attivisti dell’ong Ipsc e quattro giornalisti— l’ultima nave della flottiglia pacifista è quasi arrivata dove, domenica notte all’ora della strage, stavano le sei barche della battaglia. A 150 miglia da Israele. E con nessuna intenzione di fermarsi. (Ap) La «Corrie» L’inaugurazione con una bottiglia d’olio palestinese Se la nave va per davvero, le ore sono da fiato sospeso. Il premier israeliano, Netanyahu, ripete che «a nessuno sarà consentito l’approdo a Gaza, né ora, né in futuro». Il suo ministro degli Esteri, Lieberman, è più esplicito: «Fermeremo anche questa nave. Questi pacifisti sono legati ai separatisti ceceni». Il portavoce del Consiglio della Sicurezza Nazionale Usa Mike Hammer esorta tutte le parti alla moderazione ma dice: «Il blocco di Gaza, così com’è, è insostenibile». Si vuole evitare altro sangue, però: la Marina israeliana avrebbe promesso via radio di non salire a bordo, ma esige un’ispezione del materiale nel porto di Ashdod. Gli americani insistono con gli attivisti: «Attraccate ad Ashdod». Sulla «Corrie» c’è molta meno gente, stavolta, e la promessa è di fare solo «resistenza passiva». A garantirlo è Mairead Maguire, 66 anni, la nordirlandese premiata nel 1976 col Nobel per la pace, che però al satellitare parla decisa: «Non abbiamo nessun contatto con gl’israeliani. Siamo determinati a portare questa roba nella Striscia. Non abbiamo paura. Ashdod è in Israele: perché dovremmo andare lì? E poi il materiale è completamente sigillato: in Irlanda, l’hanno già controllato la polizia, il sindacato Dundalk e perfino il partito ecologista... Al massimo, potremmo accettare la visita di un’organizzazione internazionale». Con la Maguire, compatti quattro irlandesi, sei malesi, sei filippini, un cubano e un inglese: c’è pure Denis Halliday, il vicesegretario Onu che negli anni ’90 abbandonò la carica, in polemica con l’embargo «genocida» inflitto all’Iraq di Saddam. «Terroristi? — ironizza Greta Berlin, 69 anni, portavoce di Free Gaza — Sulle nostre flotte ci sono anziani che un tempo votavano Nixon. E oggi ho ricevuto mille dollari da una pensionata, che ci ha donato il suo assegno sociale». Intorno alla «Corrie», naviga la diplomazia. Che chiede (Franco Frattini) di lasciar passare la nave. «Da tragedie come queste possono nascere opportunità per la pace», dice il presidente americano Obama. Per ora, si vedono solo fumi neri. Alcuni preoccupanti come l’appello del leader di Hamas, Haniyeh, che ha chiesto al mondo arabo di «prendere esempio dai pacifisti turchi». Alcuni irritanti, come il video-gaffe che il governo israeliano ha mandato in giro ieri (scusandosi tre ore dopo): uno sfottò della strage di domenica, cantato sulle note di «We are the world». Altri sconcertanti, infine, come la decisione della Hebrew University di Gerusalemme di dimissionare dal consiglio accademico il giudice Richard Goldstone, l’ebreo sudafricano che ha compilato il rapporto Onu sui crimini di guerra a Gaza: dopo dieci anni, proprio ora, hanno scoperto che in università non ci veniva mai. Libero-Simona Verrazzo:" La testimonianza di un soldato: avevano armi e giubbotti antiproiettile " soldati di Tzahal A cinque giorni dal blitz israeliano alla Mavi Marmara, la nave partita dalla Turchia per la Striscia di Gaza in cui sono morti 9 pacifisti, c’è una nuova testimonianza sulla dinamica: le dichiarazioni di uno dei soldati di Israele. Il quotidiano Jerusalem Post ha raccolto le parole del sergente S. (non viene rivelato il nome) della Shayetet 13, l’unità di incursori della Marina israeliana. È uno dei militari che si è calato dai Black Hawk con la fune, nelle immagini che hanno fatto il giro del mondo. Il soldato ha detto che non si aspettava di trovare a bordo un “campo di battaglia” e di doversi difendere dall’assalto di dei “mercenari assassini”. Una volta sullanave è riuscito a vedere tre dei suoi compagni: due erano stati raggiunti da dei colpi di pistola, uno allo stomaco e l’altro al ginocchio, mentre il terzo era stato ferito alla testa da una barra di metallo. Il soldato si è subito attivato per mettere in salvo i compagni, estraendo la sua Glock 9mm per difendersi dai pacifisti che intanto avevano preso due pistole agli uomini del commando israeliano e aperto il fuoco. A quel punto il sergente S. ha sparato, per proteggere lui stesso e gli altri militari, uccidendo 6 “pacifisti”. «Appena sceso sul ponte – racconta – sono stato attaccato da persone con mazze, tubi metallici e asce. Sono terroristi, senza dubbio. C’era la rabbia omicida nei loro occhi e stavano per ucciderci». Ora per lui si pensa a una medaglia d’onore. Il suo racconto è importante anche per capire come i passeggeri della Mavi Marmara erano attrezzati a bordo. Il gruppo era ben organizzato, diviso in squadre di circa venti persone. Tutti i “mercenari”, come li chiama il soldato, indossavano maschere anti-gas e giubbotti antiproiettile, ed erano armati con mazze, fionde, barre di metallo, coltelli e granate. Adesso sono in corso verifiche su quello che è stato trovato a bordo della nave. Secondo l’IDF, l’Esercito di Difesa di Israele, le armisonostate buttate inmare, nel momento in cui pacifisti si sono arresi. Durante la perquisizione dell’imbarcazione è stato ritrovato il contenitore di un’arma non utilizzata nello scontro a fuoco. Sulla nave i diversi raggruppamenti si tenevano in contatto attraverso un dispositivo di telecomunicazione Motorola. L’idea è che si tratti di membri riconducibili al jihadismo, addestrati in paesi come il Pakistan e l’Afghanistan. Altro particolare emerso: i soldati israeliani avrebbero aperto il fuoco un minuto e mezzo dopo essersi calati sulla nave, a causa dell’estrema violenza con cui sono stati attaccati appena arrivati a bordo. Il Giornale-Gian Micalessin:" Così ho ucciso sei "pacifisti" per salvare i miei compagni "
Un tuffo nell’inferno, una lotta per la sopravvivenza dove solo l’addestramento gli ha consentito di salvare la propria pelle e quella di tre compagni gravemente feriti. Ma per farlo ha dovuto mettere mano alla pistola, sparare, abbattere uno dopo l’altro sei dei cosiddetti “pacifisti” che continuavano ad attaccare lui e gli altri incursori stretti a quadrato intorno ai compagni caduti. Il Giornale- " Netanyahu alla nave irlandese: fermatevi "
Bibi Netanyahu La nave irlandese «Rachel Corrie», con a bordo fra gli altri il premio Nobel Maired Corregan-Maguire, si sta dirigendo verso Gaza per forzare il blocco imposto da Israele e, nonostante l’avvertimento dello Stato ebraico che intende intercettarla, potrebbe arrivare oggi nelle acque di fronte al territorio palestinese. Per inviare la propria opinione alla Stampa, Corriere della Sera, Libero, Giornale, cliccare sulle e-mail sottostanti. lettere@lastampa.it lettere@corriere.it lettere@libero-news.eu segreteria@ilgiornale.it |
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