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Pacifisti/armati, commenti e dichiarazioni 04/2010

Ho notato che i telegiornali, in riferimento ai fatti della flotta turca, hanno incominciato a usare sempre più spesso il termine "attivisti" anzichè "pacifisti", e mi sembra un piccolo passo avanti verso la verità. Forse anche Israele è caduta nella trappola delle parole, non prevedendo che chi si autodefiniva "pacifista" fosse in realtà armato di spranghe, catene di ferro e bombe a mano, e fosse ben intenzionato a servirsene. Chissà se è caduta nella trappola anche quella madre che ha portato sulla nave suo figlio in carrozzina, chissà se sapeva di trovarsi insieme a fiancheggiatori dei terroristi di Hamas, con gente che aveva dichiarato prima di partire di aspirare al martirio e raggiungere le sue vergini in paradiso, o se è stato così fanatica e inumana da portare coscientemente suo figlio a far da scudo umano?

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copia di lettera inviata al sindaco di Napoli

Egr.a Sig.ra Sindaco
chi Le scrive è un comune cittadino napoletano, suo elettore, che crede nella Pace e nella lotta al pregiudizio. Le sue recenti dichiarazioni, riportate nell'edizione di Napoli del 1° giugno scorso, del Corriere del Mezzogiorno con le quali Ella affermava che "i Napoletani sono con i Palestinesi", per la loro gravità non possono non suscitare preoccupazione ed indurre ad alcune riflessioni. Il conflitto che, da più di 62 anni, ha come scenario la striscia di terra compresa tra il fiume Giordano ed il Mar Mediterraneo, è iniziato come conflitto arabo-israeliano, per il rifiuto dichiarato dagli Arabi di accettare uno stato ebraico fin dall'approvazione della Risoluzione ONU n. 131 del 29 novembre 1947, ed è divenuto conflitto israelo-palestinese a partire dagli anni '70 del secolo scorso. La questione israelo-palestinese investe aspetti storico-religiosi tali da evocare sentimenti forti e contrastanti, che non consentono una rassicurante attribuzione dei torti ad una sola parte, giacchè, come sottolineato da più d’un esperto della questione, trattasi di uno di quei casi complessi, non rari nella Storia, di due ragioni entrambe legittime: quella degli Arabi palestinesi, residenti nei territori occupati nel corso della Guerra dei Sei Giorni del 1967; e quella degli Ebrei che hanno visto, nella fondazione di un nuovo Stato ebraico, diciotto secoli dopo la loro cacciata da quelle terre decretata dall’Imperatore romano Adriano, nel 135 d.C., l’unica soluzione al diffuso antisemitismo ed alle frequenti persecuzioni subite dalle varie comunità europee nel corso dei secoli, di cui la Shoà, per mano nazista, ha rappresentato la massima manifestazione su scala industriale di un odio atavico che oggi sembra riemergere. Le Sue affermazioni, Signora Sindaco, con l’appello rivolto "al popolo di Israele affinché fermi questa politica suicida, non allarghi la distanza dalla comunità internazionale, non alzi altri muri di odio con la popolazione palestinese" risultano sconcertanti per la semplicistica quanto pericolosa confusione fra Governo di Israele, Stato di Israele e Popolo di Israele. Cosa significa un tale “appello”? Che se il governo israeliano dovesse compiere altri blitz contro chi minaccia la sicurezza di Israele, il popolo dello Stato ebraico si dovrebbe considerare responsabile di eventuali vittime “civili”. Altrettanto semplicistica e sintomo di disinformazione è l’affermazione del consigliere comunale Nino Funaro che parla ancora di “strage”, a proposito della battaglia di Jenin del 2002, nonostante le inchieste condotte dall’ONU e da Human Rights Watch si siano concluse riconoscendo sostanzialmente corretta la versione israeliana sia su quanto accaduto che sul numero di vittime israeliane e palestinesi, queste ultime risultate di gran lunga inferiori rispetto a quelle che le fonti palestinesi avevano fatto circolare sui media mondiali in un chiaro intento propagandistico comune a tutti i conflitti. Analogamente, il suo ulteriore appello “ai massimi rappresentanti dell’Onu, dell’Ue e del governo italiano, affinché si condanni in modo chiaro e forte questo atto di guerra”, prima ancora che si avessero notizie certe sull’accaduto e che si diffondessero le immagini con la dimostrazione inequivocabile che, oltre all’impreparazione dell’operazione da parte israeliana, il suo tragico epilogo fosse da attribuire anche all’aggressività di alcuni pacifisti assai poco pacifici, appare quantomeno avventato per un rappresentante istituzionale di così alto rango e di una città che fa dell’accoglienza e del dialogo multiculturale una delle sue principali e migliori caratteristiche, al punto da rappresentare la sede più naturale del prossimo Forum universale delle culture del 2013. Signora Sindaco, l’impegno per la pace, non può essere disgiunto dalla disponibilità ad ascoltare tutte le parti coinvolte in un conflitto, cercando di favorire l’incontro tra istanze diverse per il raggiungimento di un comune obiettivo. La pace, a differenza di quanto predicato dal pacifismo oltranzista, non può andare d’accordo con le posizioni estreme. Amos Oz, scrittore israeliano noto, oltre per le sue doti artistiche, anche per il suo impegno per la pace, nel suo pamphlet “Contro il fanatismo” scrive: “Nel mio mondo, la parola compromesso è sinonimo di vita. E dove c’è vita ci sono compromessi. Il contrario di compromesso non è integrità e nemmeno idealismo e nemmeno determinazione o devozione. Il contrario di compromesso è fanatismo, morte”. La pace tra Israeliani e Palestinesi non ha bisogno di fanatismo e di frasi ad effetto dal vago sapore demagogico che, nei fatti, si traducono in una condanna dei primi e in un’assoluzione e un appoggio incondizionato dei secondi. La pace ha bisogno di un impegno per favorire, prima ancora che l’incontro tra Israeliani e Palestinesi, l’incontro delle posizioni degli uni e di quelle degli altri. Impegnarsi per la pace non significa far incontrare i Palestinesi con gli Israeliani dei movimenti pacifisti, ma far incontrare chi rivendica la legittima aspirazione ad uno Stato arabo di Palestina e chi pretende di vivere in sicurezza nei confini dello Stato di Israele. Purtroppo, frasi come quelle da Lei pronunciate e riportate dai giornali, sono più affini ad un certo pacifismo di maniera che ad un effettivo impegno per la pace e possono contribuire a determinare un clima che favorisce il pregiudizio e la violenza estremista, nei confronti di Israele, dei suoi cittadini e degli Italiani ebrei, secondo meccanismi ben noti e già evidenziatisi nel 1982, culminati con l’attentato alla sinagoga di Roma in cui perse la vita il piccolo Stefano Taché. È questo che si vuole? Che si crei un clima di odio affine a quello delle folle feroci che, dopo aver bruciato le bandiere israeliane, si lanciano nella caccia all’Ebreo? E reagirebbe con altrettanta veemenza per vittime ebree causate dal terrorismo palestinese o filopalestinese? Da cittadino italiano e da Napoletano, piuttosto che stare “con i Palestinesi”, sto con la Pace. Perciò, Le auguro di trovare l’umiltà necessaria per correggere le sue affermazioni piuttosto che scusarsi, un domani, per le conseguenze dolorose di atti di violenza antisemita o anti israeliana che potrebbero trovare, anche nelle sue parole, una giustificazione inaccettabile.
Distinti saluti
Daniele Coppin

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 lettera aperta a Gad Lerner:

Signor Gad Lerner,
ho letto il suo articolo "L'Exodus rovesciato" - con grande patimento a causa del suo contenuto. Sono riuscito comunque ad arrivare alla fine, e vorrei commentare alcune (solo le più gravi, perché altrimenti questa lettera non finirebbe più) sue affermazioni. Cominciando dal titolo: "Exodus rovesciato", che mi induce a rivolgerle una domanda: lei sa che cos'era l'Exodus, signor Lerner? Ne conosce la storia? Perché se la conoscesse saprebbe che Exodus rovesciato sarebbe stato se Israele avesse impedito agli abitanti di Gaza di andarsene da quel paese martoriato dai terroristi di Hamas. Ma sulle navi, ed in particolare su quella ricoperta da una grande bandiera turca, vi erano dei terroristi armati, e non dei profughi in fuga. Sull'Exodus c'erano ebrei sopravvissuti dai campi di sterminio, sulla Mavi Marmara vi erano terroristi intenzionati a fare sterminio di ebrei: capisce la differenza? Passiamo ora all'incipit: "proviamo un senso di vergogna". No, signor Lerner: nessuno le ha dato mandato di parlare a nome degli ebrei, quindi, per favore, se ha opinioni da esprimere o posizioni da prendere, lo faccia in prima persona. Prima persona singolare, intendo dire. E proseguiamo. "Arrembaggio dilettantesco... una delle pagine più oscure nella storia di Tzahal", scrive subito dopo, tentando di spacciare un'opinione di parte per un dato di fatto. Ma le cose non stanno affatto così. Questa azione condotta da Tzahal, al contrario, resterà nelle pagine della moralità dello Stato di Israele che, coerentemente con gli altissimi valori etici che da sempre guidano le sue azioni e le sue scelte, ha ordinato ai primi uomini di scendere disarmati, pur conoscendo i gravissimi pericoli cui li esponeva. Se colpe si devono imputare a chi ha organizzato l'operazione, sono caso mai queste, non certo quelle per le quali lei sembra avere già deciso la sentenza, senza neppure avere la decenza di ascoltare, prima, tutte le parti in causa. "Sconfitta morale"? "Senso di colpa"? Ero in Israele, in questi giorni, e tra la gente non ho trovato traccia di questi sentimenti: lei dove è andato a scovarli? Andiamo avanti. Lei scrive che questa azione "spezza l'equilibrio strategico mediorientale in cui la Turchia rivestiva una funzione di stabilità". No, signor Lerner: la Turchia ha smesso di avere quel ruolo e quella funzione da quando al governo è arrivato il partito islamico, e ha scelto di avere, al contrario, una funzione destabilizzante da quando il presidente Obama ha iniziato a fare di tutto per spingerla in quella direzione. Dica, signor Lerner, non le viene il dubbio che la scelta turca di appoggiare questo attacco militare in piena regola contro Israele non sia propriamente una dimostrazione di equilibrio strategico? E non è sfiorato dal sospetto che sull'attuale situazione di squilibrio e di crisi possa avere giocato un qualche ruolo l'Iran? E poi mi spieghi, per favore: perché, per criticare il ministro Ayalon, incaricato di dare spiegazioni, non trova di meglio che rievocare un episodio di cinque mesi fa? Forse perché non ha argomenti migliori? Io, per esempio, l'ho incontrato proprio martedì scorso, e le impressioni che ne ho ricavato sono totalmente opposte alle sue. E poi: "la Freedom Flottilla dei pacifisti" e "l'iniziativa umanitaria"; ma lei li ha visti, signor Lerner? Ha visto le foto delle armi? Ha visto i filmati del selvaggio attacco ai soldati israeliani, disarmati o quasi, con bastoni, spranghe di ferro, biglie d’acciaio, bottiglie rotte, coltelli? Ha visto i lanci di granate? Ha visto il soldato scaraventato giù dal ponte? Li ha visti intonare, il giorno prima, il grido di battaglia con l'incitazione ad ammazzare gli ebrei? E li chiama pacifisti? Ma lei ha un'idea, signor Lerner, di che cosa significhi la parola pace? Ed è al corrente della proposta del padre di Gilad Shalit di appoggiare la loro azione in cambio di una loro richiesta di far visitare Gilad dalla Croce Rossa? Non ha chiesto loro di liberarlo, signor Lerner, non ha chiesto che pretendessero di incontrarlo, non ha preteso, in cambio del proprio appoggio, che ottenessero di farlo visitare dalla Croce Rossa: ha proposto che lo chiedessero. Hanno risposto di no. Le ripropongo la domanda: lei ha un'idea di che cosa significhi la parola pace? E, mi permetto di aggiungere: ha un'idea di che cosa sia la decenza? Dovrebbe vergognarsi, signor Lerner, altro che dare lezioni di moralità a Israele! Ancora: la "fragile" leadership di Netanyahu, l'"angoscioso senso d'accerchiamento vissuto dagli israeliani"... Ma con chi diavolo si incontra, lei? È sicuro di essere stato in Israele? È sicuro di avere parlato con degli israeliani? E mi dica, signor Lerner, lei che è grande stratega, lei che ha la soluzione in pronta consegna chiavi in mano, lei che a differenza dello "sprovveduto" Ehud Barak sa perfettamente che bastava "limitarsi a bloccare fuori dalle acque territoriali il convoglio ostile", perché non è andato a dirglielo, magari spiegandogli anche come si fa a mettere in atto questa soluzione così semplice - perché lei lo sa, vero, come si fa a bloccare fuori dalle acque territoriali un "convoglio ostile" pieno di gente armata fino ai denti e pronta a battersi all'ultimo sangue...? Ma ancora, dopo tutte queste perle, ancora tuona Gad Lerner, ancora non è contento (in fondo a questa lettera troverà il link alla fonte di questa citazione), vuole salire ancora più in alto, vuole toccare l'empireo e allora eccolo parlare dei "troppi simboli dolorosi nel paese che coltiva la memoria dei sopravvissuti alla Shoah quasi alla stregua di una religione civile", e a questo punto le dico, con tutta tranquillità: lasci perdere questo argomento che dimostra di non aver compreso. Mi limito a ricordarle che in Israele solo il suo amico Bernstein ha osato suonare Wagner che avrebbe dovuto restare tabù, nonostante la sua grandezza artistica, almeno fino alla morte dell'ultimo sopravvissuto. Lei, come Bernstein, dimostra di non comprendere questo dramma collettivo. Capisco, signor Lerner, che la sensibilità, se uno non ce l'ha, non se la può dare, ma il rispetto, almeno il rispetto, credo si possa chiedere a chiunque. E rispetto, in certe circostanze, significa una cosa sola: SILENZIO. Se ancora non lo ha imparato, sarebbe ora che cominciasse a provvedere. Quasi tutta l'ultima parte è dedicata al suo incontro con gli "ebrei d'origine italiana" scrivendo, con evidente autocompiacimento, di non essere stato attaccato da loro. Non sospetta quale possa esserne il motivo? Glielo rivelerò io, signor Lerner: gli ebrei che più amano Israele non vengono ad ascoltarla perché sanno già, parola per parola, quello che lei dirà, e quelle parole non hanno alcuna voglia di ascoltarle, perché hanno già infinite occasione di sentirle, identiche, da tutti i branchi di odiatori di Israele e di antisemiti che popolano l'intero pianeta: non muoiono dalla voglia di scomodarsi a uscire di casa per sentirne delle altre. Quindi, per favore, non spacci il comportamento di chi è venuto a sentirla per la posizione tipica degli ebrei italiani che vivono in Israele: non lo è, e noi sappiamo perfettamente che non lo è. La verità è piuttosto che lei, come coloro che hanno creato J call e J street, è uno di quegli ebrei, che sempre, purtroppo, ci sono stati, che alzano la voce per portare divisioni, alla lunga sempre funeste. Ma non siete moderati, non siete sionisti, se, pur di fare mucchio, accettate le firme di personaggi inqualificabili per qualsiasi persona di buon senso (vuole dei nomi? Non credo che sia necessario...). E tutti insieme non avete capito nulla di quanto succede in Medio Oriente, non avete capito che gli arabi non vogliono uno stato di Palestina accanto alla stato di Israele (Arafat 1988 le dice qualcosa? Se non le dice nulla, cerchi di capire il significato di tutte quelle carte che mostrano una Palestina dal Giordano al mare. Cerchi di capire il significato delle trasmissioni "culturali", di quelle per bambini e ragazzi, che la moderata televisione del pacifista Abu Mazen trasmette regolarmente. E se le rimane qualche minuto libero, cerchi di dare un'occhiata alla costituzione di al Fatah, in cui sono tuttora presenti tutti gli articoli che dichiarano la distruzione di Israele obiettivo primario e irrinunciabile). Le assicuro che, se non capisce, sono pronto a venire da lei a spiegarglielo personalmente. A quel punto capirà che non è stato commesso da Israele nessun "crimine marittimo", e forse capirà anche che parlare di Intifada come "rivolta interna degli arabi col passaporto israeliano" è un non senso storico. Anzi, se preferisce, glielo faccio spiegare da qualche suo collega arabo israeliano, come Khaled Abu Toameh, che certamente avrà l'onestà di spiegare ai suoi ascoltatori quella verità del Medio Oriente che da decenni lei e i suoi compagni continuate pervicacemente a negare. E a quel punto spero che avrà la correttezza di ammettere che Israele non "degrada nel disonore", e che "l'epopea dell'Exodus non sta facendo naufragio". E per concludere, un'ultima domanda, al "democratico" Lerner: gli USA "auspicano un ricambio di maggioranza politica" in Israele? È questo, secondo lei, il modo corretto di gestire i rapporti tra stati amici ed indipendenti? Non pensa che, se davvero così stanno le cose, il popolo israeliano e tutti coloro che hanno a cuore la sua sorte avrebbero tutti i motivi per essere indignati e arrabbiati? Che cos'è Israele, uno stato sotto tutela? È questo il suo concetto di democrazia, signor Lerner?
Emanuel Segre Amar

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ma bisogna essere proprio ingenui(eufemismo!) per calarsi così su una nave piena di filoterroristi pronti al martirio ;scommetto che non credevano ai loro occhi nel constatare quanta "manna"gli veniva calata dal cielo !!

è inutile spiegare DOPO chi c'era sulla nave "pacifista".....presumo si sapesse già PRIMA!!!

domanda :ma l'arrembaggio da ingenui è stato fatto così apposta??non è che qualcuno che ha avuto questa "bella "(sigh!)pensata è sotto sotto un loro alleato visto il danno enorme che se ne ricava per la propria causa e il vantaggio che ne traggono proprio questi vergognosi pacifisti-amanti -dei -terroristi?

IO AMO COMUNQUE ISRAELE!

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Gentile Redazione,

Vi segnalo un articolo apparso il 1° giugno scorso sull'edizione di Napoli del Corriere del Mezzogiorno, allegato al Corriere della Sera.

http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/notizie/cronaca/2010/1-giugno-2010/iervolino-contro-l-assalto-israeliano-napoletani-stanno-palestinesi--1703120239807.shtml

E' illuminante su come a sinistra, sempre più decadente, persistano ancora pregiudizi, luoghi comuni e stereotipi sul M.O.

Distint saluti
Daniele Coppin

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Non voglio parlare dei < P A C I F I S T I >

Pacifisti ? Ma cosa è una presa in giro ?

Pacifisti con bastoni, sbranche e coltelli, ma scherziamo o vogliamo prendere in giro il prossimo sprovveduto ?

Ma vorrei sapere se c'ê qualcuno che può fare una domanda al presedente turco, e cioè : < Come avrebbe reagito lui se Israele avrebbe tentato di portare aiuti al popolo curdo > ?

 Clemente D'Alessandro

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 Vi allego una mia mail inviata a la7
Distinti saluti
Daniele Coppin

In guerra la propaganda ha grande importanza per i consensi delle parti in causa, eppure questa ovvietà sembra sia sta dimenticata nell'edizione mattutina del vostro tg andata in onda in data odierna. Mi riferisco a quanto da voi affermato nel corso del servizio sul rientro dei sei attivisti filo palestinesi rientrati in Italia dopo i gravi fatti di qualche giorno fa in M.O. Le accuse fatte da uno di essi (tutti legati all'Associazione benefica per la solidarietà al popolo palestinese, al centro di una lunga indagine della Procura di Genova perché sospettati "di aver finanziato i «martiri» palestinesi, i kamikaze, sostenendo economicamente le loro famiglie" (Corriere della Sera del 02/06/2010) circa un numero di vittime superiore rispetto a quello del bilancio ufficiale viene riportato come un fatto, nonostante il manifestante parli, per sua stessa ammissione, per sentito dire e che nessun parente o conoscente di tali presunte ulteriori vittime ne abbia lamentato la scomparsa. La gravità della cosa non è nell'odiosa contabilità dei morti, giacché anche una sola vittima sarebbe motivo di gravità, quanto il fatto che, come già accaduto troppe volte in passato, si attribuisca attendibilità ad una sola delle parti in causa, quella contraria ad Israele, senza averne prima verificato l'attendibilità. In passato tale atteggiamento ha determinato gravi errori, come i dati di fonte palestinese su Jenin, rivelastisi gonfiati a seguito di un'inchiesta dell'ONU. E proprio a proposito della risoluzione dell'ONU per un'indagine indipendente sull'accaduto, la notizia è stata riportata dando a credere che l'organismo in questione fosse il Consiglio di Sicurezza, mentre, in realtà si tratta del Consiglio ONU per i diritti umani. L'imprecisione sarà mica perchè ques'ultimo è formato, tra l'altro da Stati come Arabia Saudita, Cina, Cuba, Indonesia, Pakistan, che ben poco hanno a che fare con i diritti umani. Un pò di equilibrio in più e di faziosità in meno renderebbe sicuramente migliore le vostre News e vi esimerebbe da critiche nel caso di eventuali violenze antisemite si dovessero verificare nel nostro Paese, a danno dei suoi cittadini Ebrei. Distinti saluti Daniele Coppin


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