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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
04.06.2010 Il Vaticano vuole un'inchiesta. Anche noi
A quale titolo Mons. Capucci era tra i pacifisti/armati ?

Testata: Corriere della Sera
Data: 04 giugno 2010
Pagina: 8
Autore: Francesco Battistini
Titolo: «Gaza, il Vaticano vuole un' inchiesta. E' ora di porre fine all'embargo»

Dunque il Vaticano insiste per un'inchiesta, e aggiunge fino dell'ambargo, così Gaza potra diventare un porto iraniano o turco.
Sono queste le direttive della Santa Sede (sigla abbreviata SS).
Anche noi vorremmo un'inchiesta, ma in Vaticano, perchè ci si dia finalmente risposta della presenza su uan delle navi turche di Mons.Capucci.
Perchè il Vaticano tace ?
Riprendiamo la notizia dal CORRIERE della SERA di oggi, 04/06/2010, a pag.8, con larticolo di Francesco Battistini dal titolo " Gaza, il Vaticano vuole un' inchiesta. E' ora di porre fine all'embargo ".

Hilarion Capucci, il monsignore terrorista

GERUSALEMME — Un’inchiesta, dunque. Sono tutti d’accordo. Per capire come (a sangue freddo o per legittima difesa?) e perché (erano innocui o armati?) e dove (in acque internazionali o già al limite del blocco navale?) sono stati uccisi i pacifisti della Freedom Flotilla. Per stabilire se un Paese ha il diritto di difendersi anche in questo modo, come sostiene il vice di Obama, Joe Biden. Per chiarire se fra tanti sinceri pacifisti c’era pure qualche sincero amico dell’Iran, cosa che ieri ha negato la portavoce della flotta, Greta Berlin. Per decidere se sparare sui civili sia terrorismo di Stato o un’operazione d’antiterrorismo.

Un’inchiesta, dunque. Secondo il volere del Consiglio ginevrino per i diritti umani. Ma fatta come? E da chi? Dice Israele col ministro degli Esteri, Avigdor Lieberman: «Indagare, indaghiamo noi. Abbiamo giuristi d’alto profilo capaci di farlo. E se poi dall’estero qualcuno ci vuole inviare osservatori, non ci opporremo».

Media l’America: indaghi pure Israele, faremo noi da osservatori. Insistono l’Onu, la Lega araba, un pezzo d’Europa e ovviamente la Turchia: nemmeno per sogno, l’indagine sia internazionale e basta. Insiste l’altro pezzo d'Europa, Italia compresa: meglio allora che indaghi il Quartetto Onu-Usa-Russia-Ue... Alla fine parla anche il Vaticano: indaghi chiunque, basta che sia un’inchiesta imparziale e trasparente. E la si finisca con l’embargo a Gaza.

Ci vorrà tempo, per mettere d’accordo tutti. La comunità internazionale è divisa a ogni livello: a Ginevra, dove l’asse filoisraeliano Roma-Washington ha permesso a Israele di liquidare il voto Onu come la solita manifestazione di parzialità; ma anche nella solita Ue degli indecisi a tutto e fra i Paesi arabi, dove si promette di rompere «con ogni mezzo» l’assedio di Gaza e intanto si lascia che l’Egitto si smarchi, tentando di ricucire fra Gerusalemme e Ankara. Anche il governo israeliano non è compatto: Bibi Netanyahu, in difficoltà, pensa a qualche soluzione per alleggerire almeno nell’apparenza il blocco navale della Striscia, magari affidando alla Nato o a una forza internazionale i controlli sulle navi in rotta verso l'Hamastan. Il premier trova resistenza nel ministro della Difesa, Ehud Barak, che poi è il principale responsabile di questo pasticcio e fino all’ultimo, per comprensibili ragioni, s’è opposto a qualsiasi tipo d’inchiesta. Il dilemma è: dire no a una commissione internazionale, per poi subirne una tipo quella di Richard Goldstone, che ha accusato Israele di crimini di guerra a Gaza? O scegliere un’inchiesta interna, per poi trovarsene un’altra genere Winograd, che rivelò le magagne della guerra del Libano 2006? Ecco così la proposta di un minotauro, un’inchiesta interna con osservatori internazionali: «Un po’ come s’è fatto in Corea del Sud — dice Lieberman —, quando bisognava scoprire la verità sull’affondamento d’una nave da guerra e arrivarono esperti americani, australiani, britannici, svedesi...».

Su qualcosa bisognerà cedere, alla fine. La fine dell’amicizia turca è data per digerita. «Nulla sarà più come prima», dice da Ankara il presidente Abdullah Gül: «Il blitz ha innescato conseguenze irreparabili». «Anche l’Iran era nostro amico — gli risponde Lieberman —, ma prima che arrivasse Khomeini». In diplomazia nulla è definitivo, però: molti si chiedono perché Israele, contro ogni abitudine, stavolta abbia liberato tutti gli attivisti, senza interrogarli né processarli. E ora non dica no a un’inchiesta. Secondo Yedioth Ahronot, c’entra un baratto chiesto dagli americani: all’Onu arrivano le nuove sanzioni contro l’Iran e in ballo c’è proprio il voto di Ankara. Non determinante, ma importante. I turchi stanno con Ahmadinejad: c’è ancora in tempo per convincerli, perlomeno, ad astenersi?

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