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Libero Rassegna Stampa
04.06.2010 Pacifisti/armati: dopo la violenza, la pagliacciata
La cronaca di Andrea Scaglia

Testata: Libero
Data: 04 giugno 2010
Pagina: 1
Autore: Andrea Scaglia
Titolo: «A Gaza pacifisti da reality show»

 Molto esilarante la cronaca di Andrea Scaglia sul ritorno dei pacifisti/armati, sul LIBERO di oggi, 04/06/2010, a pag. 1/14, dal titolo " A Gaza pacifisti da reality show "

 I maestri degli eroi di Gaza

Ora,dei tragici errori israeliani s’è detto e li si ribadisce, in particolare dell’approssimazione con cui è stato organizzato un blitz finito in carneficina (e nove morti son lacrime vere, mica soltanto dolori diplomatici e ricadute politiche). E non si vuole nemmeno sottovalutare lo spavento - peraltro pervicacemente cercato - di chi si trovava imbarcato sulla cosiddetta flottiglia, dicendosi pacifista e però fianco a fianco con personaggi i cui parenti - non i cattivoni israeliani, ma madri fratelli e via dicendo - hanno confermato che massima aspirazione dei loro cari era ed è quella del martirio in nome di Allah e contro il nemico ebraico. Tant’è. Resta il fatto che lo show degli italiani di ritorno da Israele può anche risultare stucchevole. Con sorrisi aeroportuali in perfetto stile isola-dei-famosiper- un-giorno, gesti da cheguevara de noantri, dichiarazioni rilasciate con l’aria di chi vuol svelare la Verità all’universo mondo. Esagerato? Forse. Ma insomma, ecco Giuseppe Fallisi detto Joe, tenore di cinquant’anni, a denunciare che «cipicchiavano adesempio se non ci sedevamo, e dopo averci picchiati ci mandavano i medici a visitarci, e siamo stati portati inun carcere in mezzo al deserto appena finito di costruire: sembrava lo avessero costruito apposta per noi». Per poi aggiungere che «in prigione non ci sono state violenze, avevamo a disposizione anche una doccia». Poi Manuel Zani,trentenne realizzatore di video, il più giovane del drappello e il primo ad atterrare in Italia proveniente dalla Turchia, appena sbarcato dice che «maltrattamenti? Non proprio. Certo, diritti negati, nessuna telefonata ai familiari, ma botte no», aggiungendo che «l’as - salto dei soldati israeliani a bordo dei gommoni sembrava una scenadel film Apocalypse now. Vedere tutti quei soldati bardati, col volto coperto... Avevo paura, ma per un po’ mi sono goduto la scena». Ecco, cercava il film con brivido è l’ha trovato, Zani. Che così conclude l’analisi: «In Israele non ci torno neanche morto, ma voglio tornare in Palestina al più presto». È lui, è il perfetto pacifista-ma-solo- con-chi-mi-è-simpatico. Arriva a Milano Angela Lano, la 47enne giornalista torinese: «Il momento dell’assalto è stato terribile, abbiamo avuto paura di morire», e poi però precisa che ai giornalisti non hanno sparato addosso, loro si trovavano su un’al - tra nave, «hanno sparato sulla barca turca, noi cercavamo di riprendere l’assalto ma ci hanno sequestrato tutto il materiale: la violenza è stata incredibile». Rimarcando, dopo aver denunciato la «tortura psicologica» subìta, che «nella sezione femminile del carcere non ci sono state violenze, mi hanno detto che ci sono state in quella maschile» [forse non aveva sentito quanto detto da Fallisi e Zani, ndr]. E ripetiamo, non è che si vuol sminuire il terrore di quei momenti, ma poi uno pensa se gli attivisti in questione avessero organizzato un’operazione del genere - chessò - in Iran, o anche in Turchia, magari per manifestare vicinanza a curdi o armeni: chissà come avrebbero reagito le autorità di laggiù, e se «tutto il materiale» gliel’avrebbero lasciato. Vabbè. In ogni caso, per gli italiani è finita bene: tutti e sei sani e salvi a casa. Oltre a Fallisi, Zani e Lano, è tornato in Italia via Istanbul anche l’italo-palestinese Ismail Abdel Rahim Qarage Awin, e poi Marcello Fallaci che però ha volato su Bruxelles, e infine Manolo Luppichini, che per problemi di passaporto è rientrato da Tel Aviv un po’più tardi e con il sottosegretario Stefania Craxi (contestata da una trentina di esagitati al grido di «vergogna!»). E però sulle parole di Luppichini c’è da fermarsi, perché si tratta di accuse pesanti: «I morti sono stati almeno 19, molti corpi sono stati buttati in mare, ho la testimonianza di un’infermiera australiana che era a bordo e che ha anche visto cadaveri con colpi d’arma da fuoco alla nuca». Se sarà confermata, è cosa gravissima. Sennò, malafede inqualificabile. Un’ultima cosa: a quanto pare il drappello sarà sottoposto a esami medici anche per verificare, come ha detto la Lano, se gli israeliani gli abbiano fatto ingerire, «attraverso le bottiglie d’acqua fornite, qualche sostanza cancerogena». Ogni commento è superfluo.

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