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Libero Rassegna Stampa
29.05.2010 Barack Hussein Obama non conosce l'islam. Quindi non combatte il terrorismo
L'analisi di Carlo Panella

Testata: Libero
Data: 29 maggio 2010
Pagina: 1
Autore: Carlo Panella
Titolo: «Gli attacchi alle moschee e gli errori di Obama»
Perché e come Barack Obama sbaglia a sottovalutare il terrorismo islamico internazionale. Un'analisi accurata di Carlo Panella su LIBERO di oggi, 29/05/2010, a pag. 1-18, con il titolo: "Gli attacchi alle moschee e gli errori di Obama".
Al terrorismo islamico-talebano è dedicata la Cartolina da Eurabia di Ugo Volli di oggi. 


Talebani assassini

Solo Barack Obama e la sua amministrazione sono così distratti e ignoranti da non saper prendere atto che gli attentati di musulmani contro le moschee sono ormai decine, con migliaia di morti, e che proprio guardando a queste stragi si comprende tutto del fenomeno del terrorismo islamico e si smentiscono tutte le loro analisi politically correct che sostengono che l’Islam…non c’entra nulla col terrorismo islamico! La strage di ieri a a Lahore con i suoi 80 morti nelle moschee di Garhi Shahu e Model Town è solo l’ultima di un lungo elenco di macelli operati da islamici dentro le mosche: Islamabad, 18 febbraio 2010: 30 morti; Laohre e Nowshera, 12 giugno 2009: 9 morti; Rawalpindi, 4 dicembre 2009: 40 morti; Upper Dir, 5 giugno 2009: 30 morti; Jamrud,l 27 marzo 2009: 46 morti. Più diduecento vittimein unanno emezzo che diventano migliaia se si aggiungono gli attentati degli anni precedenti in Pakistan e si allarga lo sguardo al Bangladesh e all’Iraq. Ma perché musulmani uccidono musulmani? Perché un musulmano si reca in mezzo ad una moschea nel giorno della preghiera, il venerdì, attende che tutti i fedeli si inchinino ad Allah e si fa esplodere facendo strage? La risposta è semplice: il terrorismo islamico è il prodotto di uno scisma religioso che fa del martirio, della propria morte uccidendo “apostati”, il massimo dell’aspirazione di fede. Il terrorista islamico che uccide islamici è certo che l’Apocalisse sia non solo immanente (ne “sente” l’urgenza) ma imminente, prossima e pensa che il vero musulmano debba aspirare a morire uccidendo apostati. Non è difficile comprendere questa realtà, basta leggere i testi degli jhadisti su Internet, o le terribili teorie di Ali Shariati, l’ideologo di Khomeini e della sua religione di morte, esaltante il martirio come aspirazione massima: «Il martirio è il cuore della storia; nello stesso modo in cui il cuore irrora di sangue il corpo, così il martire irrora la storia. Ogni rivoluzionehadue volti: il primo è il sangue, il secondo è il messaggio: il martirio è testimone di ambedue. Chi sceglie questa morte-rossa mostra il proprio amore per la verità. Il martirio emana una solarità unica, crea luce e calore nel mondo e nel cuore freddo e buio, nei pensieri, nei voleri paralizzati, immersi nella stagnazione e nell’oscurità immemore, crea movimento, visione speranza e crea volere, missione e dedizione». Dunque, «il martirio è il cuore della storia», a questa orrida visione - imperante oggi in Iran come tra i talebani - si riferivano gli attentatori della stazione Atocha di Madrid del 2004 che così spiegavano perché ci avrebbero sconfitto: «Voi amate la vita, noi amiamo la morte». Alla esaltazione della morte l’isla - mismo jihadista sia khomeinista, che salafita, somma un’altra ossessione: l’uccisio - ne dell’apostata. È l’ossessione che fu dell’Inquisizione spagnola nel ‘500 e che oggi è condivisa dai fondamentalisti per i quali il primo obbiettivo è uccidere i “falsi musulmani”, siano essi il presidente egiziano Sadat (apostata perché riconobbe il diritto di Israele ad esistere), ucciso nel 1980, o i fedeli della setta Ahmadyya, uccisi ieri nelle due moschee di Lahore, perché “murtadd”, apostati, come tutte le migliaia di musulmani uccisi da musulmani da decenni. Nonostante l’evidenza di questo fenomeno, Obamapensa peròcheilterrorismo islamico sia solo una “tattica”, si rifiuta di prendere atto delle testimonianze video dei “martiri”, delle parole di Shariati, Khomeini e Ahmadinejad, che spiegano che il martirio del musulmano in un’azione terrorista è l’essenza “strategica” dell’Uomo Nuovo islamico. Ecco allora che nella sua nuova dottrina sulla National Security Strategy, illustrata domenica scorsa, Obama si basa su questo concetto basilare: «Non si può fare guerra ad una tattica, il terrorismo, né ad una religione, l'Islam. La guerra deve essere fatta contro un bersaglio concreto: Al Qaeda ed i suoi affiliati». Dunque, secondoObama lastrage terroristica di Lahore di ieri non pone interrogativi, tutto vi è chiaro, è solo un episodio come un altro, frutto di una “tattica”, impiegata per ragioni “tecni - che” da una “banda”, una sorta di grande Spectre che non c’entra nulla con l’Islam. Una bestialità anche dal punto di vista fattuale perché sono centinaia gli attentati che avrebbero potuto essere compiuti con autobombee che invece sono portati a termine da “kamikaze”, proprio e solo per la valenza sacrificale che ha la loro morte. Obama cancella così la dizione “guerra al terrorismo”, riducendola a “guerra contro al Qaida”e si rifiuta di capire che c’è un’uni - ca ragione per cui Osama bin Laden è sfuggito sinora alla cattura, o per cui i talebani resistono in Afghanistan o i Tribunali Islamici dilagano dalla Somalia, al Maghreb alla Nigeria: il loro messaggio - pur scismatico - è tutto interno l’Islam, intriso dei suoi simboli, della sua liturgia, ed esalta l’osses - sione che è anche dei musulmani “mode - rati” nei confronti dell’apostasia. Obama non vuole vedere questo nesso che produce consenso ai terroristi islamici (così come al regime iraniano dentro il paese), perché questo l’obbligherebbe ad affrontare di petto una “guerra di civiltà” che non l’Occi - dente,mail terrorismo -conl’appoggio del fondamentalismo islamico- ha dichiarato e conduce, anche dentro l’Islam e contro i musulmani. Così facendo si vota alla sconfitta.

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