Come è facile accusare le democrazie, è quanto si deduce dalle accuse di Amnesty International (detta anche Amnesy) contro l'Italia, mentre si guarda bene dal redigere rapporti su paesi nei quali è persino pericoloso entrare.
Sul CORRIERE della SERA di oggi, 28/05/2010, a pag.17, con il titolo " Amnesty accusa l'Italia. Frattini: Indegno ", l'articolo di Maria Antonietta Calabrò.


o Amnesy ? Franco Frattini
ROMA — L'annuale report sui diritti umani nel mondo di Amnesty International accusa il nostro Paese per i respingimenti in mare che mettono in pericolo gli immigrati. E provoca la dura reazione del ministro degli Esteri Franco Frattini: «Il rapporto di Amnesty è indegno per il lavoro dei nostri uomini e delle nostre donne delle forze di polizia. L’Italia è certamente il Paese europeo che ha salvato più persone in mare, respingo il rapporto al mittente. Amnesty ha fatto sempre la sua parte, ma i nostri dati sono molto chiari e dicono il contrario».
Il dossier, 643 pagine, è un’analisi globale Paese per Paese in cui l'Italia spicca per aver ricevuto circa 90 raccomandazioni per la violazione dei diritti degli immigrati, dei rifugiati e dei richiedenti asilo. «Gli sforzi delle autorità per controllare l'immigrazione hanno messo a repentaglio i diritti di migranti e richiedenti asilo», si afferma, il cui numero si è dimezzato da 31 mila a 17 mila.
Il rapporto ricorda anche che in gennaio il gruppo di lavoro della Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria ha criticato il nostro Paese per i centri di identificazione ed espulsione. «È in vigore il reato di clandestinità — ha spiegato Giusy D'Alonzo, che ha analizzato il caso Italia —, che allontana l'immigrato dalle istituzioni al punto che se è testimone o subisce un reato, non può denunciarlo». Infine il caso Libia: accordi come quelli con il Paese africano non tengono conto della questione dei diritti umani. «Sono anni che solleviamo — ha continuato D’Alonzo— l'attenzione sui rapporti diplomatici fra Italia e Libia. Nulla si sa delle 800 persone che sono state riconsegnate alla Libia».
Un capitolo a sé poi riguarda i rom. Secondo Amnesty l’Italia nega loro pari accesso ai servizi e dopo gli sgomberi sono ancora di più costretti a una situazione di povertà. L'associazione per i diritti umani punta il dito anche sulla mancanza di norme specifiche contro il reato di tortura («A distanza di 20 anni l’Italia non ha ratificato la Convenzione Onu contro la tortura») ma senza di esse sono potenzialmente sempre presenti i rischi di casi come quello del giovane Cucchi, dal momento che i maltrattamenti commessi da pubblici ufficiali in servizio vengono perseguiti come reati minori. «L’introduzione del reato di tortura in Italia con riferimento all’attività delle forze dell’ordine mi sembra un’ingenerosa esagerazione, a noi non sembra che ci sia una situazione tale da giustificare una misura di questo tipo» così Claudio Giardullo, segretario generale del Silp Cgil, Sindacato di polizia. Anche il segretario del Sappe (agenti penitenziari) Donato Capece, ribatte alle accuse sul caso Cucchi («le responsabilità saranno accertate dall’indagine della magistratura») e ricorda che gli agenti penitenziari «ogni giorno salvano la vita a decine di detenuti che tentano il suicidio».
A proposito di detenuti, il portavoce di Amnesty, Noury ha dichiarato che «siamo delusi da Obama che non ha mantenuto la promessa di chiudere Guantanamo». E che violazioni del tipo di quelle compiute nel carcere americano o le repressioni dei manifestanti in Cina avvengono perché 8 Paesi del G20, tra cui gli Usa e Cina, non riconoscono ancora la Corte penale internazionale.
Il rapporto 2010 punta l’indice anche contro Al Qaeda (per le stragi di civili in Iraq) e i talebani (per la violazione dei diritti delle donne in Afghanistan e Pakistan). Ma anche il divieto di velo integrale (in vari Paesi europei) e di costruire minareti in Svizzera vengono indicati come violazioni dei diritti umani
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