Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Gerusalemme come Parigi, il mare non c'è ma sarà come se ci fosse La cronaca di Francesco Battistini
Testata: Corriere della Sera Data: 28 maggio 2010 Pagina: 19 Autore: Francesco Battistini Titolo: «Camion di sabbia e sdraio, Gerusalemme avrà la spiaggia»
"Camion di sabbia e sdraio, Gerusalemme avrà la spiaggia", è il titolo del pezzo di Francesco Battistini, sul CORRIERE della SERA di oggi, 28/05/2010, a pag.19. Così potrà finalmente anche lui rilassarsi nel verde parco di Gan Hapaamon, e prendere il sole come se fosse al mare (che poi dista un'ora dalla capitale). Ecco l'articolo:
Nir Barkat, il dinamico sindaco di Gerusalemme
GERUSALEMME — Fra qualche giorno arrivano i Papaboys. Ma a Gerusalemme non è una grande notizia, questa. La novità vera è che arrivano i beach boys. I ragazzi del baretto. Il popolo in bermuda e infradito. «Se chiedi a un gerosolimitano che cosa gli manca e che cosa invidia a quelli di Tel Aviv — dice Yossi Levy, cronista di costume (da bagno) su Ma'ariv —, ti risponderà sempre la stessa cosa»: fra tante pietre sacre, non c'è mai stata una sacrosanta spiaggia. Quest'estate no, si può cambiare, altra spiaggia (ma senza mare): centinaia di metri cubi di sabbia che decine di camion verranno a rovesciare nel cuore tachicardico della bellicosa Città della Pace. Un regalo del sindaco Nir Barkat, noto per le sue appassionate corse sulle dune della Parigi-Dakar, determinato nel volere «che questa diventi anche la città dello sport, che la sua grandezza non sia sminuita da insignificanti carenze come quella d'una spiaggia». Barkat ha visto quanto hanno fatto i parigini sulla Senna, ha spiato i viennesi sul Danubio, ha visto che s'è piantato un ombrellone perfino sotto l'Arco della Pace di Milano e, perché no, ha pensato che non gli servisse né un lago, né un fiume, che l'acqua fosse un optional: fra una quindicina di giorni, benvenuti alla Jerusalem Beach.
A destra, ragazzi nel quartiere German Colony, uno dei più eleganti di Gerusalemme Ovest. Qui sorgerà la spiaggia artificiale
La sdraio è una piccola rivoluzione, in luoghi dove perlopiù ci s'inginocchia. E non è detto che piaccia a tutti. Lo stabilimento simil-balneare sorgerà vicino alle case chic della German Colony, caffè e ristoranti, dove abita l'ex premier Olmert e non lontano dalla residenza presidenziale di Peres, fra archi di pietra ottomana e finestre stile Kaiser, disegni art déco e fregi armeni. La spiaggia sarà spalmata sull'erba del parco Gan Ha Pa’amon, dov'è una campana che imita la Liberty Bell di Filadelfia e dove ogni autunno si celebrano le cerimonie religiose per la festività di Sukkot, che ricorda l'esodo d'Israele nel deserto.
Carrelli del popcorn, racchettoni, musica a palla, tornei di beach volley, zeppe, soldati tatuati e ragazzine bikinate: gli organizzatori, una marca di birra che sponsorizza con 300 mila euro, promettono un'ondata d'eccezionale normalità. Pure di sabato, che a Gerusalemme tanto normale non è. E che il rabbinato più severo vorrebbe fosse d'assoluto riposo: per mesi, quando il sindaco ha osato tenere aperto un posteggio in quel giorno biblico, quando una multinazionale ha chiesto ai suoi dipendenti di lavorare, la polizia ha dovuto calmare i picchetti degli ultraortodossi.
Loro, i religiosi a quattro ruote motrici del quartiere di Mea Shearim, è probabile che in questo mare d'inferno non ci verranno. Impegnati a contestare Rahm Emanuel, il capostaff del «traditore» Obama venuto in questi giorni a celebrare il Bar Mitzvah del figlio al Muro del Pianto, non hanno fatto molto caso all’annuncio del sindaco. Ma si sa già come andrà: quando inizia l'estate, ogni giorno, c'è un pullman che dal ponte di Calatrava porta le famiglione degli Haredim su una riservata spiaggia di Tel Aviv, il muretto intorno a prova di curiosi, costumi castigati, cibo kosher, l’ingresso a giorni alterni per uomini e donne. «Una Jerusalem Beach per la verità c'è già— racconta lo scrittore israeliano Etgar Keret —, sta a Tel Aviv non ha nulla a che fare con quella blindata dei religiosi: fu chiamata così in onore di Teddy Kollek, lo storico sindaco della tolleranza». Per Keret, cantore telavivi della vita laica e in ciabattine, la spiaggia senza mare di Gerusalemme è un raggio di sole: «Il mare fu la nostra salvezza, durante l'intifada o la guerra del Golfo: ci buttavamo lì e tutto passava. Quando hai una spiaggia, tutto riprende le sue giuste proporzioni. Se pensi d'avere provato le peggiori ingiustizie o il più grande dei dolori, vai lì e capisci che la natura è più grande di te. L’individuo, il privato si mischiano a qualcosa di naturale, di pubblico. Soldati, arabi, coloni: si è tutti uguali, in costume da bagno. Persone. La spiaggia è il luogo dell'extraterritorialità. Denuda il nazionalismo, l'appartenenza. A Gerusalemme tutto è territorio, mio e tuo. Spero che ora diventi una città un po’ meno pazza. Anche con una spiaggia finta, se serve».
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