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Ugo Volli
Cartoline
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Cose turche, no egiziane 26/05/2010

Cose turche, no egiziane



Cari amici, cosa pensate dell'Egitto? Paese antichissimo, complesso,  affascinante che negli ultimi decenni ha dovuto subire la pace col nemico sionista, ma che ha anche dato al mondo il nonno di Tariq Ramadan, il grande Hasan al-Banna fondatore dei fratelli musulmani di cui Hamas è una branca... Vabbè, non vi parlerò delle Piramidi e neanche delle spiagge di Sharm e neanche del naso di Cleopatra, eviterò perfino di citare anche El Baradei, il cocco di oggi degli eredi di al-Banna  che pure ha un nasino grazioso anche lui, sotto quegli occhiali severi severi; voglio solo raccontarvi tre piccole storie che sono segnali dei tempi.

La prima è brevissima: sapete che l'Egitto ha fatto delle manovre militari di recente? No, l'esercito egiziano non è particolarmente famoso nel mondo, a parte la particolarità dei suoi carri armati, che sembra abbiano uno strano motore con una sola marcia, la marcia indietro... Comunque hanno fatto le manovre, come tutti gli eserciti perbene e permale. L'aspetto interessante è che le manovre implicavano un nemico preciso. Sapete chi? Certo, indovinato: Israele... non che Tzahal si spaventi per così poco, ma è interessante, no: se devono far la guerra non pensano alla Libia o al Sudan o a una rinnovata invasione dei popoli del mare (turchi?). Pensano a Israele, il nemico che gli piace tanto odiare. (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/137677)

Della stessa serie la seconda storia. Un tribunale ha stabilito che esiste un tipo di matrimonio per i cittadini egiziani che comporta la perdita della cittadinanza. Il processo è ancora in corso e la corte suprema deciderà fra un mese. Sapete che matrimonio è? Sì, chiaro, quello con un coniuge israeliano (anche se di sesso femminile, che nella legge coranica fa differenza, perché l'identità dei figli segue quella del padre). (http://elderofziyon.blogspot.com/2010/05/egyptians-married-to-zionists-might.html) Valeva proprio la pena di fare la pace trent'anni fa, no, per diventare così amichevoli con l'ex nemico...

La terza storia riguarda ancora la legge. Traduco da un articolo di Moheb Zaki sul "Wall Street Journal" del 19 maggio. Zaki ha diretto per anni l'Ibn Khaldun Center, un'organizzazione che si è presa l'ingrato compito di occuparsi dei diritti dell'uomo in Egitto e Medio Oriente. Scrive dunque nel suo articolo (http://online.wsj.com/article/SB10001424052748703745904575248301172607696.html) che l'alta scuola coranica di Al Azhar al Cairo, "la più importante istituzione islamica sunnita al mondo" ha pubblicato un libro di testo per gli studenti delle scuole superiori, intitolato "Al Iqna' ", dove si stabilisce che "chi uccide un musulmano è punibile con la morte, ma se un musulmano uccide un non musulmano non è soggetto alla stessa punizione perché un superiore non può essere punito per uccidere un inferiore (p.164). Inoltre il denaro del sangue (la compensazione per le lesioni) vale per una donna la metà rispetto a un uomo e per un copto o un ebreo un terzo rispetto a un musulmano. Inoltre non è legale che vi sia una dipendenza (per esempio di grado sul lavoro) di un musulmano rispetto a un non musulmano." Questa sì che è grande civiltà giuridica, non stabilita nell'antichità o nel medioevo, quando la diseguaglianza era normale, ma proprio adesso, fresca fresca. Speriamo che arrivi presto in Europa, così anche noi impariamo a stare al nostro posto.

Ugo Volli


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