Piccolo test di storia e geografia, per tenere allenata la mente. Quali sono i tre stati strategici che l'amministrazione americana ha perso ( o meglio: di cui si è chiaramente capito che li aveva persi) la settimana scorsa, senza commenti da parte della stampa italiana?
La prima risposta è facile: Turchia. La Turchia non è solo contro Israele; sulla faccenda dello scambio del combustibile atomico dell'Iran si è messa esplicitamente di traverso alla politica americana. Era il baluardo della Nato a Est, il più potente esercito occidentale dopo quello americano - è diventata il commesso viaggiatore di tutti i regimi islamisti o dittatoriali dell'area. E' uno sconvolgimento strategico che una volta avrebbe provocato subito un colpo di stato. Invece niente. Grazie Obama.
Seconda risposta, legata a questa, ma meno evidente almeno dall'Italia: Brasile. Nella stessa storia dell'atomica iraniana, senza neppure le ragioni geopolitiche della Turchia anche il Brasile ha cercato di fare lo sgambetto agli Usa. Uno dei più grandi e potenzialmente più ricchi stati del mondo, con immense risorse naturali, era da sempre l'alleato americano più stabile in Sudamerica, nell'ultimo decennio l'esempio di una sinistra al potere diversa dai Chavez e dagli altri caudillos fasciofolkloristici. E invece adesso è chiaro che gioca la sua partita e considera gli Usa perdenti e inutili. Anche questa è una rivoluzione strategica, che mostra come l'egemonia americana nel mondo stia andando rapidamente a pezzi. Grazie Obama.
La terza risposta probabilmente non l'avete sentita proprio, la stampa italiana non ha dato quasi la notizia. Lo stato perduto è la quarantanovesima stella della bandiera americana, quella delle Hawaii. Il luogo di nascita (forse, alcuni ne dubitano...) di Obama, dove lui vinse due anni fa le presidenziali col 72% dei voti, sempre solo blu (democratico) negli ultimi vent'anni, ha voltato le spalle al suo presidente. In un'elezione suppletiva la settimana scorsa per un seggio alla Camera dei Rappresentanti, infatti ha vinto il repubblicano Charles Diou. (http://www.corriere.it/esteri/10_maggio_23/hawaiii-elezioni_87e28c68-666d-11df-b272-00144f02aabe.shtml) Ci sono delle complicazioni locali per spiegare il ribaltone (due candidature democratiche alternative), ma certamente questa è la quinta elezione locale che Obama perde quest'anno. Nel sistema americano un presidente non si può cacciare per ragioni politiche, solo destituire in caso di gravi reati. Ma fra sei mesi ci sono le elezioni di Mid-term e speriamo che il pasticcione che governa gli Usa ne esca ridimensionato e sotto tutela. Forse la perdita del terzo stato è una premessa per provare a recuperare i primi due.
Ugo Volli
PS: A proposito della brillante amministrazione Obama, vi sono però anche delle consolazioni, non solo delle perdite. Avete mai sentito parlare del suo capo di gabinetto Rahm Emanuel? Sì, è l'esperto di Obama per il Medio Oriente, un "ebreo buono", "per la pace", che è stato l'ispiratore della lobby ebraica americana filo-Obama J-Street. Be', è un signore che sa come si vive. Dovendo organizzare il bar mitzvà del figlio (a rischio di contestazione), si è autoassegnato una missione in Israele, del tutto inutile visto che c'è già Mitchell che fa l'inviato americano da quelle parti, ha preso la famiglia ed è volato direttamente a Eilat – luogo come tutti sanno centrale per le trattative fra Israele e palestinesi. Qui, come ogni politico impegnato in una severa missione ha probabilmente fatto un lungo bagno fra i coralli e certamente poi si è fatto un bel pasto di famiglia a base di pesce calamari e altre prelibatezze marine. Perché vi racconto questa storia? Perché sembra che l'importante statista americano abbia lasciato il conto da pagare al ministero del Turismo israeliano. ( http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/137662) Giusto, no? Se ci va lui, a mangiare a Eilat, è meglio di una pubblicità, una sorta di testimonial. Come vedete certi costumi non sono solo italiani, ma anche americani. Il governo israeliano, pressato dalle interrogazioni della destra, ha smentito, e noi naturalmente non possiamo che credere alle smentite ufficiali. Grand'uomo questo Rahm Emanuel.