Coop e Conad bandiscono la frutta made in Israele 25/05/2010
" Coop e Conad bandiscono la frutta made in Israele "
Angelo Pezzana
Questa è la notizia, Coop e Conad, i due colossi della distribuzione "de sinistra" sono scesi in guerra contro Israele. Niente più prodotti alimentari dalla terra del latte e del miele, come dice la Bibbia, nei loro supermercati. Qualcuno andrà con la memoria alle leggi razziali, quando i nostri concittadini erano invitati a non comprare più nei “negozi degli ebrei”, meglio ancora se i negozianti esponevano la scritta “questo negozio è ariano”, in fondo la differenza è minima, non è Israele lo Stato degli ebrei? Già, la Coop, proprio quelli che si credevano dei Robin Hood anche quando volevano possedere una banca, mentre non erano altro che degli Sceriffi di Nottingham, travestiti da benefattori del popolo. È la Coop che torna sulle scene, insieme alla sua affiliata Conad, quella che con somma arroganza ci dice dagli schermi televisivi che «la Coop sei tu», questa volta non più in lotta con il grande capitale finanziario – per farne però parte - ma per boicottare l’economia di Israele, escludendo dai propri scaffali tutti i prodotti alimentari che arrivano da quel paese. Lo fanno per rispondere all’ap - pello internazionale al boicottaggio anti-apartheid, lo chiamano così gli odiatori della democrazia israeliana, visto che quello accademico è clamorosamente fallito nel nostro paese, ci provano ora con pompelmi, datteri, pomodori, frutta fresca, esotica e secca, e ogni altro prodotto che in questi anni si è conquistato il favore dei consumatori grazie alla qualità del marchio “made in Israel”. Non ci stupiamo che la catena che ha aderito sia la Coop, ci saremmo meravigliati del contrario. Non basta voler possedere una banca per diventare banchieri, così come non basta chiamarsi democratici per esserlo, l’eredità del vecchio Pci, la cui “c” nel nome pesa ancora come un macigno, non è mai scomparsa alla base dell’ideologia di una sinistra che, per quanti sforzi faccia, non si è ancora liberata dal virus della demagogia e della menzogna elevata a credo. Solo chi è in malafede, l’ignoran - za non c’entra nulla, può credere che in Israele ci sia un sistema paragonabile all’Apar - theid sudafricana. Solo chi è ancora prigioniero dei miti terzomondisti può arrivare a prendere la decisione di bandire dei prodotti richiamndosi al fatto di non essere a conoscenza del luogo preciso della loro provenienza, potrebbero essere stati coltivati non proprio aldiqua della linea verde, quindi rappresentare la “vo - lontà coloniale” di Israele nei confronti dei palestinesi, non sia mai! Ce li vediamo i boss della Coop, riuniti ai piani alti, che non avendo più banche da comprare, si macerano davanti a una cartina geografica del Medio Oriente, per capire dove vengono coltivati quei prodotti che piacciono tanto persino ai loro clienti, evidentemente non tutti trinariciuti. L’appello è stato lanciato dagli odiatori, qualcuno con la kefia, altri con abito talare, boicottate Israele! e i picciotti nostrani si stanno dando da fare con una militanza degna di miglior causa. Chi pensava che a sollevare il polverone dell’odio fossero i soliti quattro gatti, capitanati dal professor Vattimo, che tra una seduta al Parlamento Europeo e la lettura dei “Protocolli dei Savi di Sion” trova pure il tempo di organizzare incontri per dimostrare quanto cattivo è lo Stato ebraico, ebbene si sbagliava, adesso anche i boss in abito gessato e doppio petto, come si conviene a dei banchieri - anche se mancati - rinforzano le truppe, finora decisamente asfittiche, degli odiatori. Non bastavano i catto-terzomondo- pacifisti, no, adesso si è schierata anche la Coop, mettendo in atto una bella pulizia etnica sugli scaffali dei propri supermercati. La Coop sei tu, ci dice per intascare i nostri soldi. Proviamo a rispondere di no, e andiamo a fare la spesa da un’altra parte.