Gentile padre Vigna,
ho letto su I.C. della sua conferenza tenuta a Torino il 21 e il 22 c.m..
Come cristiana sono disgustata ma non sorpresa.
Vado di frequente in Israele , ma l’agosto scorso, ho voluto fare un pellegrinaggio a tema storico, sui luoghi sacri sia ai cristiani che agli israeliani.
Ho optato per una guida israeliana, proprio per evitare di sentire vomitare il solito odio antisraeliano, con guide palestinesi. Mi riferisco a Betlemme, visitata in passato.
Ora lei è un francescano, perché non imita il santo che si è recato in pellegrinaggio sul Monte Carmel, sicuramente a pregare e non a fare politica.
Perché non guarda la trave che è negli occhi di Hamas e Co. (spero che non diano tangenti per parlare male di Israele) e non alla pagliuzza degli israeliani.
Ho visto bene il muro che garantisce sicurezza a tutti voi.
La Caridi
può prendere il metro e misurarne la lunghezza correttamente.
La pia donna farebbe meglio a criticare come vengono educati quei poveri bambini a cui viene negata l’infanzia, invece di avere un libro in mano, hanno un’arma che costa anche di più. Sono realtà che ho visto con i miei occhi, perciò mi perdoni se ho osato tanto, non riesco ad accettare questo antisemitismo perché tutte le volte che incontro un ebreo mi viene in mente Gesù, e mi esce la santa carogna quando penso che non si è mosso nessuno a protestare o meglio condannare i massacri dei cristiani palestinesi e dei copti.
Perciò non può dare un calcio al cerchio e uno alla botte , per il saio che indossa dovrebbe essere al di sopra delle parti.
Sia lodato Yeshua ben Joseph , l’ebreo doc.
Gabriella La Marca
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Spett.le Redazione,
invio copia di una mia mail a Padre Vigna.
Distinti saluti
Daniele Coppin
Scrivo per stigmatizzare la sua reazione al convegno in oggetto ad una domanda legittima (perché ogni domanda lo è) quanto opportuna, se rispondesse a vero l'evidente sbilanciamento del convegno in chiave antiisraeliana.Il suo sbottare circa una presunta quanto inesistente difesa degli "Ebrei" (perchè non ha usato il termine "Israeliani") da parte della stampa, con quel riferimento al Corriere della Sera, sono degne di un, fortunamente passato, clima preconcilare che ricorda l'odioso pregiudizio antiebraico che contrasta con la tolleranza, la comprensione dell'altro la verità che dovrebbero essere sempre distintivi di chi rappresenta la cristianità.
Non è la prima volta, negli ultimi mesi, che qualche religioso faccia riferimento ai rapporti tra gli Ebrei e la Stampa (vedi la "sparata" del vescovo di Grosseto, poi ritirata). Evidentemente il nervosismo per certe notizie sul clero, sempre più frequenti negli ultimi mesi, hanno fatto perdere la bussola ad alcuni, che, piuttosto che seguire l'esempio di Benedetto XVI, teso alla ricerca della verità ed all'autocritica, preferiscono ricorrere alle più facili accuse di stampo antisemita, rivelatrici di un sentimento mai sopito che l'incapacità di affrontare i problemi fa riemergere peridoicamente.
C'è di che preoccupparsi per questa odiosa tendenza.
Daniele Coppin