Chi dice donna dice danno, per fortuna l'islam provvede a controllarle con i guardiani
Donne in Arabia Saudita, passeggiano per negozi grazie al permesso del loro guardiano
Cari amici,
lo sapete cos'è un guardiano? Ecco, sì, bravi: il guardiano della casa, della scuola, del garage – che cos'è? Lo definisce bene ogni dizionario, per esempio il Gabrielli on line: "Chi è addetto alla guardia, alla sorveglianza di luoghi o di beni altrui: g. di un magazzino, di una villa, di un faro; g. di cavalli, di porci" O di donne. Soprattutto di donne, proprie o altrui. Il guardiano, sorvegliando, impedisce che si facciano dei danni. E chi dice donne dice danno, come saggiamente sapevano gli italiani di un tempo, molto più civili di noi, come dimostra il fatto che ammettessero il delitto d'onore. E dunque soprattutto le donne devono avere guardiani. L'Islam non si sottrae. Secondo la legislazione islamica, applicata con il giusto rigore in Arabia Saudita ogni donna deve avere il suo guardiano, "il padre, il marito, il fratello, perfino il figlio di una madre divorziata" (http://www.jpost.com/Opinion/Op-EdContributors/Article.aspx?id=175640). La donna non può fare niente senza il consenso del guardiano: "gli ospedali pubblici o privati chiedono la firma del guardiano prima che una donna possa accedere a qualunque procedura medica", "il guardiano deve anche approvare qualunque viaggio interno o all'estero di una donna."
E' chiaro che in questa maniera dei piccoli inconvenienti possono accadere, per esempio la moglie di un detenuto in isolamento non può neanche andare dal dentista, se il marito non acconsente una donna di doppia cittadinanza non può tornare a casa, una tale è stata condannata alla modesta pena di 300 frustrate per essersi rivolta a un rappresentante del governo senza il consenso del suo guardiano. Di recente, ha scritto "Al Hayat" una donna cui molto gentilmente il governo saudita aveva dato il permesso di usufruire di una borsa di dottorato all'estero è stata richiamata a casa e ha perso la borsa per aver rimandato il nipote adolescente dai genitori, dato che aveva problemi di alcolismo – ma era il suo custode. Eccetera.
Certo, sono cose antipatiche, ma qualche regola nella vita ci vuole, no? Se no ci sono i danni. E le regole stabiliscono sempre delle piccole diseguaglianze. Per esempio, vi sembra giusto che i guardiani, pardon proprietari di un box non prendano le multe per divieto di sosta, mentre noi che parcheggiamo in seconda fila sì? La verità è che noi europei manchiamo di una vera cultura delle regole. Per questo ce la prendiamo col burka, perché simboleggia le giuste regole che stabiliscono il posto delle donne nella società islamica. Sotto guardiano. Per evitare danni. Quando terremo finalmente tutti le donne nei box e parcheggeremo la macchina col burka, allora sì che saremo pronti a diventare davvero Eurabia e potremo farci frustare a piacimento.
Ugo Volli