Brasile e Turchia contro le sanzioni all'Iran Come volevasi dimostrare. Quale sarà la prossima mossa di Obama?
Testata: Il Foglio Data: 20 maggio 2010 Pagina: 1 Autore: La redazione del Foglio Titolo: «Finale sull’Iran nucleare»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 20/05/2010, in prima pagina, l'articolo dal titolo "Finale sull’Iran nucleare".
Lula Erdogan
Roma. La partita mondiale sul nucleare iraniano si giocherà al più presto a giugno, quando al Consiglio di sicurezza potrebbero cominciare – sono possibili rinvii – i negoziati sul quarto round di sanzioni. Ma già da ora è possibile parlare degli schieramenti. Da una parte c’è l’America, che due giorni fa ha dichiarato di aver trovato un accordo anche con Russia e Cina: ora ha bisogno di una maggioranza di nove voti al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Dall’altra ci sono Brasile e Turchia, che tre giorni fa hanno stretto un accordo con l’Iran per uno scambio sorvegliato di materiale nucleare – voi ci consegnate il vostro uranio arricchito, noi lo lavoriamo e lo restituiamo in quantità controllate – che ha svuotato di significato le lunghe e laboriose trattative intavolate fino a oggi da Stati Uniti ed Europa. Entrambe le squadre sono deboli. L’accordo nucleare raggiunto questa settimana con Brasile e Turchia è molto simile a quello quasi raggiunto lo scorso inverno al tavolo dei 5+1 e poi finito in fumo per colpa dell’Iran che si tirò indietro all’ultimo momento. Entro un mese gli iraniani trasferiranno 1.200 chilogrammi di uranio in Turchia per l’arricchimento e nel giro di un anno riceveranno materiale radioattivo per scopi medici. Ma ci sono grandi differenze rispetto allo scorso inverno: a ottobre quei 1.200 chilogrami erano circa l’80 per cento dell’uranio iraniano, ora non sono che la metà. L’idea originale era di creare un ritardo controllato nella marcia iraniana verso l’uranio arricchito. Ora invece il patto con Brasilia e Ankara lascia troppo uranio all’Iran, non mette ostacoli all’arricchimento ulteriore – quello che serve per le armi atomiche – consente all’Iran di riavere indietro il proprio uranio quando vuole e non vincola il governo di Teheran a nessun negoziato. Il Brasile ha già detto che nuove sanzioni contro l’Iran sarebbero “inique” e ha annunciato che non le sosterrà come membro non permanente del Consiglio di sicurezza. La Turchia non ha ancora una posizione ufficiale, ma l’accordo raggiunto lunedì è già abbastanza esplicito sull’appoggio di Ankara a Teheran. La squadra guidata dall’America è debole perché i suoi membri appena acquisiti e più importanti sono ancora incerti. Ieri il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, aveva di nuovo un tono cauto: finora c’è soltanto “un’intesa di base, ma è necessaria l’approvazione dei membri non permanenti del Consiglio di sicurezza”. Una fonte russa anonima dice al New York Times: “La nostra posizione è dare loro un’altra chance, dovremmo tenere conto di questa dimostrazione di buona volontà dell’Iran”. La Cina s’è dichiarata d’accordo con la bozza americana, ma il suo ministro degli Esteri ha anche lodato l’accordo turco-brasiliano, “E’ benvenuto”, e ha descritto le due iniziative rivali come un “doppio binario”, lasciando più di un’incertezza su con chi stia effettivamente Pechino, che dipende dall’Iran per la fornitura di energia. Persino la Francia, che ha approvato con risolutezza la bozza, s’è detta d’accordo anche con il tentativo partito da Brasilia. La squadra americana è debole anche perché le sanzioni, nella fretta di chiudere la bozza, sono più morbide di come Washington sperava. L’obiettivo era inserire in una lista nera di inavvicinabili le due principali compagnie di navigazione per mare e per aria dell’Iran e la banca centrale di Teheran, e invece la bozza parla di generici ammonimenti a chi tratta affari con loro. La versione originale parlava anche del divieto di investimento nel settore energetico, ma in quella finale non c’è più; di un embargo totale sulle armi, ma ci saranno soltanto restrizioni particolari; e di sanzioni contro tutti i pasdaran, che ora colpiranno soltanto alcuni ufficiali.
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