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Corriere della Sera - Il Foglio - Il Sole 24 Ore Rassegna Stampa
20.05.2010 Mubarak da Berlusconi. Solo accuse a Israele, nessun commento sui massacri dei cristiani copti
Cronache e analisi di Maurizio Caprara, redazione del Foglio, redazione del Sole 24 Ore

Testata:Corriere della Sera - Il Foglio - Il Sole 24 Ore
Autore: Maurizio Caprara - La redazione del Foglio - La redazione del Sole 24 Ore
Titolo: «Mubarak e il successore : 'Chi sarà? Lo sa solo Dio' - Se fossi un copto - Mubarak: I rinvii di Israele favoriscono il terrorismo»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 20/05/2010, a pag. 17, l'articolo di Maurizio Caprara dal titolo " Mubarak e il successore : 'Chi sarà? Lo sa solo Dio' ". Dal FOGLIO, a pag. 3, l'editoriale dal titolo "Se fossi un copto ". Dal SOLE 24 ORE, a pag. 14, la breve dal titolo " Mubarak: I rinvii di Israele favoriscono il terrorismo ".

Per avere informazioni più accurate sull'attuale situazione dell'Egitto, scrivere 'mubarak' nella casella 'cerca nel sito' in Home Page. IC ha pubblicato di recente diverse analisi approfondite al riguardo.
Ecco gli articoli:

CORRIERE della SERA - Maurizio Caprara : " Mubarak e il successore : 'Chi sarà? Lo sa solo Dio' "


El Baradei, candidato alle prossime elezioni presidenziali in Egitto

ROMA — L'egiziano Hosni Mubarak non mostra alcuna intenzione di lasciare la guida del Paese che presiede dal 1981 e non scopre le carte sulla persona alla quale vorrebbe fosse affidato, in anni a venire, il suo ruolo. «Soltanto Dio sa chi è ilmio successore. Nessun altro lo sa», ha risposto ieri il rais al Corriere che gli aveva domandato chi vedrebbe al suo posto in futuro. Lei chi preferirebbe? «Preferisco quello che preferisce Dio», ha glissato.

Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che ospitava a Villa Madama il terzo vertice annuale italo-egiziano, aveva appena chiesto di «non insistere, non insistere» sull’argomento. «E' una domanda simpatica, comunque", ha aggiunto sorridendo l'ex pilota di caccia addestrato in Unione Sovietica che 29 anni fa prese le redini dell'Egitto perché il presidente Anwar al Sadat era stato ucciso in un attentato.

La risposta con sorriso non era scontata da parte di Mubarak. Anche questo è un segno dei tempi. Certo, davanti a tv egiziane e straniere la competenza sulla scelta del successore il presidente l’ha attribuita a Dio. Non al popolo o al Parlamento, che in altri Paesi sarebbero stati evocati come titolari terreni di una decisione del genere. Il raìs, tuttavia, in marzo non accolse con spirito la domanda di un giornalista che in Germania gli domandò se Mohammed El Baradei, ex direttore generale dell'Aiea, l'agenzia atomica dell'Onu, era un eroe egiziano. «Non abbiamo bisogno di un eroe nazionale, qui o là», rispose.

Nel sottolineare di trovarlo «un giovanotto» dopo «un periodo di assenza dalla politica dovuto a un intervento», Berlusconi ieri ha definito Mubarak «in ottima forma». In Egitto le elezioni presidenziali sono previste per il 2011. Per l’attuale capo dello Stato, 82 anni, una ricandidatura potrebbe significare un sesto mandato. Ma non è facile intuire i futuri sviluppi. El Baradei, 68 anni, appare uno degli aspiranti alla successione. Un altro viene ritenuto Omar Suleiman, 75 anni, il capo del Mukhabarat, il servizio segreto, che combattè Israele nelle guerre del 1967 e 1973, ma è da tempo uomo-chiave per i negoziati tra Stato ebraico e palestinesi. Nella scalata che si prepara senza clamore, non è esclusa una soluzione dinastica: Gamal Mubarak, 46 anni, figlio di Hosni. Altro nome possibile è Amr Moussa, 75 anni, segretario generale della Lega araba.

Su incognite già in agenda, Berlusconi ha ritenuto di non sbilanciarsi. Richiesto di dire se giudica l’accordo turco-iraniano per arricchire uranio in Turchia un trucco di Teheran per evitare sanzioni o un passo in avanti, si è definito «propenso a pensare sia una novità in positivo», aggiungendo di stare nella comunità internazionale «attenta a che non si tratti di un trucco».

Il FOGLIO - " Se fossi un copto "

Non sarebbe male se al prossimo vertice italo-egiziano Berlusconi sollevasse presso Mubarak quel problemino dei cristiani copti massacrati sulle sponde del Nilo. Pochi giorni fa c’è stata l’ennesima spedizione punitiva presso Marsa Matrouh. Ieri il Wall Street Journal ha risollevato il tema dei cristiani vittime della più silenziosa forma di persecuzione. I copti rappresentano il quindici per cento della popolazione egiziana, ma nell’assemblea parlamentare la loro percentuale si riduce a meno dell’uno. A loro sono preclusi gli incarichi nell’amministrazione pubblica. Il ricavato delle loro imposte è utilizzato per la costruzione di moschee o è versato dallo stato all’università islamica di al Azhar che non ammette i copti e che ha appena pubblicato un libro in cui il cristianesimo viene definito “religione pagana” (la massima offesa agli occhi di Allah). Che siamo testimoni di una delle peggiori forme di odio religioso contemporaneo lo dice anche il fatto che sulla carta di identità egiziana compare la voce “religione”. Un musulmano non può diventare copto, pena il carcere duro o la morte. La libertà religiosa nell’islam dovrebbe quindi entrare negli incontri bilaterali che l’Italia tiene con i paesi arabi, Libia in testa. Berlusconi potrebbe regalare a Mubarak una copia di “Se fossi un copto”, il magnifico e generoso canto di lutto dell’intellettuale egiziano Tarek Heggy. Inizia così: “Se fossi un copto infrangerei i cieli d’Egitto e del mondo con le mie grida denunciando il clima di oppressione in cui i copti egiziani vivono oggi”.

Il SOLE 24 ORE - " Mubarak: I rinvii di Israele favoriscono il terrorismo "


Hosni Mubarak con Silvio Berlusconi

Silvio Berlusconi ha incontrato ieri, a Villa Madamaa Roma, il presidente Hosni Mubarak (nella foto la conferenza stampa). «Abbiamo parlato anche della crisi in Medio Oriente e del dossier sul nucleare in Iran che preoccupa tutti» ha detto il premier italiano. «La soluzione tra israeliani e palestinesi non può che essere quella dei due stati: non si scappa» ha affermato Berlusconi. Il leader egiziano ha ricordato che «i paesi arabi e gli Usa sostengono colloqui indiretti focalizzati sui temi chiave come lo status definitivo dei palestinesi, la sicurezza e la situazione di Gerusalemme» mentre Israele continua a «rinviare» le questioni chiave favorendo «la crescita del terrorismo in tutto il mondo». Berlusconi ha ribadito che l'Italia vuole «guidare» il piano di aiuti per la ripresa della Cisgiordania e di tutti i palestinesi.

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