Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 19/05/2010, a pag. 39, l'articolo di Alessandra Farkas dal titolo "Le carte contese di Chaim Grade " .


Chaim Grade, Alessandra Farkas
NEW YORK — Secondo gli esperti è il più grande scrittore in lingua yiddish di tutti i tempi: ben più autentico e innovativo di Isaac Bashevis Singer, vincitore del Premio Nobel per la letteratura nel 1978. Eppure il destino di Chaim Grade sembrava destinato a restare quello del genio oscuro, letteralmente ignoto al di fuori della cerchia ristretta di studiosi di letteratura in lingua yiddish.
A cambiare la sua sorte è stata la morte, il due maggio scorso, di Inna Hecker, l’85enne vedova di Grade che per oltre due decenni, dopo la sua morte nel 1982, si era ostinatamente opposta alla traduzione, pubblicazione e persino allo studio in privato delle sue opere. «Improvvisamente ben quattro istituzioni stanno facendo a gara per acquistare il suo straordinario archivio di inediti » rivela il "New York Times" secondo cui l’appartamento stipato di libri dei Grade nel Bronx nasconderebbe «un vero e proprio tesoro».
Poiché Inna è morta senza testamento né eredi, il patrimonio è adesso nelle mani di un amministratore pubblico del Bronx che sta cercando di determinarne il valore. Letterario e monetario. A dargli una mano, ironicamente, sono proprio le quattro istituzioni ebraiche che Inna aveva bandito dall’appartamento e che adesso sono in gara per acquistare la collezione: il YIVO Institute for Jewish Research di Manhattan, la New York Public Library, il National Yiddish Book Center di Amherst e la Harvard University, attraverso Ruth Wisse, la massima esperta vivente di letteratura yiddish che nel 2000 lo incluse tra i grandi del suo Canone Ebraico.
«Questi sono i nostri Manoscritti del Mar Morto: un momento epocale per la letteratura yiddish» afferma Aaron Lansky, studioso e collezionista di Grade, nato nel 1910 a Vilna, oggi Vilnius, allora nota come la Gerusalemme della Lituania per la sua vita culturale vibrante. Quando i nazisti occuparono la città, lo scrittore riuscì a fuggire verso est, soltanto per scoprire che sua madre e la sua prima moglie erano state trucidate.
Più tardi incontra Inna Hecker, con la quale nel 1948 emigra a New York, dove sbarca il lunario insegnando e collaborando a diverse riviste in lingua yiddish. Anche se molte delle sue opere sono state tradotte in inglese — dal romanzo in due volumi The Yeshiva al memoir My Mother’s Sabbath Days a Rabbis and Wives, lamoglie ha impedito la traduzione della maggior parte dei suoi lavori prebellici, perché, sosteneva, «non avrebbero mai potuto rendergli giustizia».
Cynthia Ozick la pensa diversamente: «Inna ha agito per pura gelosia e avido spirito di possesso» spiega la grande scrittrice ebrea che oltre ad aver tradotto Grade, ha scritto dei saggi sulla resistenza della vedova di Joseph Conrad a pubblicare gli inediti del marito. «Quello — insiste —. Era il suo modo per dire: io e io sola posseggo questo uomo, la sua intelligenza e il suo animo».
A confermare la tesi è Allan Nadler, docente di Studi ebraici alla Drew University, che negli Anni 70 fu studente di Grade, con il quale strinse una forte amicizia. «La moglie era talmente gelosa — racconta Nadler al "Times" — che Grade era costretto a chiamarmi di nascosto e soltanto quando lei era fuori a far la spesa».
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