Riportiamo dall'OPINIONE di oggi, 19/05/2010, l'articolo di Dimitri Buffa dal titolo "Hamas demolisce le case dei palestinesi, ma sui giornali non fa notizia".
Hamas Dimitri Buffa
Non solo condanne a morte, come quelle eseguite ieri, ma anche case dei dissidenti buttate giù per rappresaglia o palazzi espropriati a forza a poveri abitanti dei villaggi intorno a Rafah per poi darli alla nomenklatura di Hamas. Quando le notizie da Gaza riguardano i terroristi, quelli che l’Ansa chiama pudicamente “miliziani”, difficilmente in Italia esce una riga sui giornali.
Eppure anche ieri quei galantuomini di campagna del movimento terroristico che ormai da quasi cinque anni si è impadronito di Gaza, vessando la popolazione civile palestinese peggio di come abbia fatto la mafia in Sicilia negli ultimi 50 anni, hanno eseguito ben tre esecuzioni capitali di altrettanti cosiddetti “collaborazionisti” con Israele. Ma questo ormai è pane quotidiano a Gaza e per siffatti motivi oggi come oggi se la popolazione avesse ancora la libertà di votare di certo non rifarebbe l’errore che nel 2005 dopo la morte di Arafat e il ritiro degli israeliani ha portato all’attuale situazione.
Quello che invece pochi sanno è che sono già a decine le case distrutte dai soldati di hamas e che centinaia di residenti palestinesi sono ormai senza più un tetto sulla testa. Secondo l’ong secondoprotocollo.org, che ha da poco redatto un rapporto in tal senso a firma di Miriam Bolaffi, tutto ciò sarebbe “il risultato della nuova politica di rigore imposta dal gruppo terrorista di Hamas nella Striscia di Gaza”. Le case nei comunicati vengono definite “abusive” o “senza permessi”, ma non si tratta di quel tipo di demolizioni che in tanti auspicano anche in Italia, bensì molto più semplicemente rappresaglie contro chi dissente.
Ovviamente siccome non si tratta delle case dei parenti dei kamikaze islamici o dei terroristi, che vengono fatte dall’esercito israeliano, raramente, per non dire mai, si trova traccia di questo diffusissimo fenomeno nei media italiani ed europei.
La fonte della ong è il sito israeliano YNETnews, del gruppo di Yedioth Aronoth, che ha raccolto nei giorni scorsi le testimonianze di alcuni residenti nella Striscia di Gaza, i quali hanno raccontato che “un certo numero di ruspe accompagnate da militanti armati di Hamas hanno provveduto alla demolizione di decine di case nella città meridionale di Rafah perché a loro dire sarebbero state costruite su suolo pubblico e senza i necessari permessi”.
C’è la storia, ad esempio, di Miasar Gan, una donna di 54 anni, che si è trovata dalla sera alla mattina senza più un tetto sulla testa. La donna ha detto che “per anni Hamas ha parlato di riforme e di cambiamento invece adesso distrugge le nostre case”.
Il suo vicino di casa, tale Nazira Abu Jara, 56 anni, ha riferito che “le poliziotte di Hamas hanno anche duramente picchiato la donna con dei bastoni perché a loro dire non rispettava i dettami islamici nell’abbigliamento.”
Secondo altri testimoni le case distrutte sarebbero tra le 30 e le 40 e da ieri sono riprese le demolizioni. Ai residenti non è stato dato nemmeno il tempo di mettere al sicuro i propri averi, e così si possono vedere centinaia di palestinesi aggirarsi tra le macerie delle loro case distrutte in cerca di ogni cosa recuperabile.
Altre fonti riferiscono come dietro questa decisione ci sia un esproprio mascherato dei terreni migliori, occupati da famiglie non militanti in Hamas in un territorio, quello di Rafah, dove risiede la maggior parte della nomenclatura di Hamas. Insomma “la cricca” locale. E in tanti si chiedono come reagiranno adesso anche le ong filo palestinesi, anti israeliane “senza sé e senza ma”, sempre pronte a denunciare le demolizioni del “perfido” esercito con la stella di Davide sulle uniformi. Faranno finta di non vedere come hanno fatto finora?
Di certo da loro ieri non è arrivata neanche una parola sulle esecuzioni da parte dei guerriglieri dei presunti collaborazionisti israeliani di cui sopra, che poi Hamas ha affermato essere stati condannati anche per omicidio.
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