Israele: divieto di ingresso a Gaza per le navi turche, irlandesi, greche e svedesi Commento di Michael Sfaradi
Testata: Informazione Corretta Data: 19 maggio 2010 Pagina: 1 Autore: Michael Sfaradi Titolo: «Israele contatta gli ambasciatori di Turchia, Grecia, Irlanda, Svezia: non permetteremo alle vostre navi l'ingresso a Gaza»
" Israele: divieto di ingresso a Gaza per le navi turche, irlandesi, greche e svedesi " di Michael Sfaradi
Michael Sfaradi, Gaza
Sembra proprio che, finalmente, qualcuno all'interno del governo israeliano abbia aperto gli occhi e si sia reso conto che la politica di pazienza ad oltranza fin qui adottata nei confronti di coloro che spargono veleni nei confronti dello Stato ebraico non abbia dato i suoi frutti. Di conseguenza siamo ora, finalmente, testimoni di un netto cambiamento di rotta su questo tema da parte delle autorità israeliane. Non è passata neanche una settimana dal rifiuto di ingresso posto a Noam Chomsky, l’intellettuale ebreo americano che ha creato la sua notorietà internazionale cimentandola con le sue continue critiche nei confronti di Israele, che il ministero degli esteri israeliano ha contattato le ambasciate di Turchia, Grecia, Irlanda e Svezia avvertendole che a nessun natante battente bandiera di queste nazioni sarebbe stato permesso di entrare nel porto di Gaza. La notizia, ignorata dai grandi media ma che ha un discreto tam tam sul Web, era che alcune organizzazioni pacifiste e organizzazioni non governative erano sul punto di organizzare un ennesimo raid per forzare il blocco navale che la marina israeliana fa in entrata ed in uscita dal porto di Gaza. Alla fine di mettere bene in chiaro quale è la situazione, le autorità israeliane hanno creduto bene di avvertire i governi interessati in modo da farli intervenire sui loro cittadini e sconsigliandoli ad intraprendere delle azioni che, vista l'aria che tira nella zona, sono estremamente rischiose e che potrebbero far scattare reazioni armate. Da qui l'avvertimento fatto pervenire per via diplomatica alle cancellerie interessate. È stato anche messo in chiaro che se ci sono delle merci o aiuti umanitari da far pervenire alla popolazione palestinese che vive nella striscia di Gaza, le stesse possono essere sbarcate al porto di Ashdod e, dopo gli accurati controlli da parte delle autorità militari israeliane che non si fidano affatto dei vari mittenti, recapitate via terra sulle decine di autotreni carichi di ogni bene primario che ogni giorno valicano i varchi di confine fra Israele e Gaza. Dopo decenni di incredibile pazienza dimostrata dai vari governi israeliani nei confronti di coloro che impunemente hanno agito in maniera scandalosa riportando le notizie in maniera volutamente errata o completamente inventata ai limiti della diffamazione, forse è stata inaugurata una nuova stagione di "tolleranza zero". L'unica cosa che ci dispiace è che soltanto ora si è deciso di alzare la guardia, ma come dice un vecchio adagio: "meglio tardi che mai".