Riportiamo dall'OPINIONE di oggi, 18/05/2010, l'articolo di Michael Sfaradi dal titolo " Israele respinge Chomsky ".
Michael Sfaradi
A Noam Chomsky, intellettuale ebreo americano noto per le sue critiche nei confronti di Israele, è stato negato il permesso, dalla dogana al confine con la Giordania, di entrare nello stato ebraico.
Chomsky avrebbe dovuto tenere una conferenza in una riunione di odiatori di Israele che analizzano la situazione mediorientale da un solo punto di vista: quello palestinese.
Secondo alcune fonti la sua conferenza era stata programmata a Tel Aviv, ma quando i funzionari della dogana hanno capito che la destinazione era verso i territori palestinesi, hanno creduto bene di rispedire il soggetto al mittente.
"Negare l'ingresso a qualcuno perché deve tenere una lezione a Ramallah e non a Tel Aviv è qualcosa che può accadere solo in un Paese stalinista", è stato il commento di Chomsky, e anche se il ministero dell'Interno ha giustificato il tutto come un malinteso, anche perché Chomsky, come cittadino statunitense, non ha bisogno di visti per entrare in Israele. L’accaduto, però, spiega che la misura della pazienza israeliana nei confronti dei suoi denigratori è colma.
E’ decisamente salito il livello di attenzione da parte delle autorità israeliane nei confronti di coloro (e Chomsky non è il solo, la lista è lunga) che da troppo tempo cementano le loro fortune letterarie, musicali, teatrali, politiche e chi più ne ha più ne metta, con l'odio e la critica, spietata e a senso unico che sfora spessissimo in diffamazione nei confronti dei governi dell’unica democrazia mediorientale.
Detto questo è logico ora aspettarsi che coloro che fino ad oggi hanno operato propaganda denigratoria nei confronti dello Stato ebraico troveranno maggiori difficoltà, almeno per quello che riguarda il loro lavoro, all'interno di Israele.
Non c’è “stalinismo” in queste reazioni, anche perché le libertà permesse da sempre in Israele sono impensabili in qualsiasi altro angolo del Medioriente. L’origine va piuttosto ricercata nei continui boicottaggi, maldicenze, calunnie e falsi che ormai da troppi anni vengono ripetuti da Chomsky e compagni e che, con il tempo, almeno per i meno informati, sono diventati una verità acquisita.
Se come dicono alcune fonti la conferenza era stata programmata a Tel Aviv, perché cambiarne la destinazione in corso d'opera, non era il caso di essere sinceri fin dall'inizio o Chomsky e la delegazione che lo accompagnava avevano qualche cosa da nascondere?
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